A lezione di continuità: in Veneto il primo progetto finanziato con fondi Ue
Un anno di full immersion per conoscere i segreti del passaggio generazionale per i professionisti. Il progetto si chiama «Professioni domani», porta la firma di Confprofessioni Veneto e ed è stato finanziato dalla Regione con le risorse del Fondo sociale europeo (Fse) 2014-2020.
Tra il settembre 2017 e l’inizio di ottobre 2018 una trentina di professionisti veneti, giovani e senior, sono tornati sui banchi per imparare a garantire continuità e a valorizzare il capitale intellettuale degli studi. Con possibilità di effettuare un tirocinio retribuito e di attingere a una rete di conoscenze del settore. Un’ opportunità di aggiornamento e formazione.
«Il nodo del passaggio generazionale è più che mai attuale sottolinea il presidente di Confprofessioni Veneto Roberto Sartore - perché il numero di 60enni ha ormai superato quello dei giovani. Questo progetto è il primo in Europa che abbina il tema della continuità d’impresa al mondo dei professionisti». Gli fa eco Paolo Zaramella, consulente senior di Studio Centro Veneto di Vicenza, partner operativo a supporto della capofila Proservizi Srl: «Per gli studi professionali l’esigenza di garantire una continuità è centrale perché l’attività possa sopravvivere al suo fondatore. Anche se il passaggio del testimone all’interno della famiglia appare oggi ridimensionato rispetto al passato è bene tenere a mente alcune regole per non fare passi falsi». La vera sfida è garantire la continuità in uno scenario in continua evoluzione, con un mix tra digitalizzazione e evoluzioni normative. Solo chi riesce a stare al passo resta sul mercato, creando nuove specializzazioni per esplorare nuovi sbocchi. «Alcune attività finora svolte e connesse ad adempimenti - sottolinea Zaramella hanno assunto un valore di commodity. Per accompagnare questo cambiamento i commercialisti possono puntare sulla consulenza per l’internazionalizzazione, i consulenti del lavoro sul welfare aziendale e sulla riorganizzazione delle risorse umane, gli avvocati sulla contrattualistica o l’arbitrato. Tutte possibili strade da percorrere, meglio se accompagnate da un’esperienza all’estero per poi trasferire le nuove competenze all’interno dello studio».
Tra le considerazioni emerse nel corso dei workshop - fanno sapere gli organizzatori - c’è un nuovo concetto di studio professionale che si sta evolvendo sempre più verso una prospettiva di polo di rete, con un modello simile a quello delle imprese. Questo implica un approccio sempre più orientato verso il lavoro in team al di là del fondatore e della sua vita.
Di qui l’esigenza di far condividere ai collaboratori e ai potenziali “continuatori”, familiari o altri, la visione e il senso della missione che ha connotato lo studio. Il concetto di fiducia cede il passo all’affidabilità fondata sulla reputazione che si evolve e si consolida nel tempo. Con una maggiore condivisione delle competenze, aggregate in poli specialistici e un vero e proprio salto culturale.