Solo il 2,5% delle abitazioni ha una polizza anticalamità
Domanda in crescita ma clausole dei contratti troppo restrittive
Le scosse di terremoto che, fortunatamente senza grandi danni, hanno colpito anche nell’ultimo mese l’Italia, hanno riacceso ancora una volta l’allarme sul rischio sismico e idrogeologico. Gli italiani sembrano più interessati ad assicurare le case contro le calamità. Anche se, tra l’intenzione e la reale stipula dei contratti, resta ancora un ampio spazio vuoto. Le cause? Consapevolezza insufficiente, ma anche, nonostante i prezzi abbordabili, prodotti limitati da esclusioni e casi particolari.
Le coperture contro le calamità quasi sempre sono estensioni di una polizza base scoppio-incendio. Secondo quanto riporta l’Ania ne “L’assicurazione italiana 2017-2018”, ci sono circa 9,1 milioni di polizze casa attive (+4,6% sul 2017): per il 55% si tratta di multirischio, per il 31% di monorischio e circa il 13% riguarda le cosiddette “globale fabbricati”. Nel numero complessivo sono comprese tutte quelle a garanzia dei mutui, per cui l’assicurazione è obbligatoria. Così il 93,2% dei contratti si limita al rischio incendio e solo il 3,2% include il terremoto, il 2,4% l’alluvione e l’1,2% entrambi. L’Ania stima che «il numero di unità abitative assicurate contro i rischi catastrofali al 31 marzo 2018 sia pari a circa 766mila», che «rapportato alle abitazioni censite dall’Istat (31,2 milioni)» vuol dire una quota pari al 2,5%, seppur in crescita del 43% in un anno e mezzo. L’Ania insiste da anni sull’opportunità di aumentare questa quota, considerando che il 78% delle case è a rischio e il 35% è situata in zone ad alta pericolosità sismica. In media il prezzo per assicurare una casa contro l’incendio è 105 euro l’anno, cui vanno aggiunti 90 euro per le calamità naturali (costi “tasse escluse”). Il dato positivo è che l’interesse aumenta. Secondo Facile.it, su un campione di 180mila ricerche online a ottobre 2018 la richiesta di preventivi di polizze casa che includessero le calamità naturali ha registrato un balzo del 39% rispetto all’anno prima. E, secondo il portale, nel 2018 il 10,8% degli italiani ha stipulato una polizza casa non obbligatoria (cioè escluse quelle dei mutui).
Ma perché questo mercato fatica a decollare? Forse perché è diffusa l’idea che questi prodotti non risultino davveroefficaci.«Vannotenuted’occhiole clausole ed è meglio scegliere non in base al prezzo, ma all’effettiva rispondenza della polizza alle necessità del cliente. Ci sono franchigie, massimali e diversi eventi esclusi», ragiona LodovicoAgnoli,responsabilenewbusiness diFacile.it.Abbiamoprovatoascorrere il foglio informativo di una copertura “Catastrofi naturali” di una nota compagnia. Si scoprono limitazioni degne dell’Azzeccagarbugli manzoniano: la garanzia sul terremoto scatta solo per gli eventi pari o superiori al 4° grado nellascalaRichter;c’èl’obbligodi«dare comunicazione scritta alla compagnia di ogni aggravamento del rischio» che può aver colpito l’abitazione (dicitura che rischia di aprire le porte a ogni tipo di rivalsa). Quanto all’alluvione, non valgono i danni provocati da mareggiata, frane, rottura di impianti, gelo o infiltrazioni, «ancorché conseguenti l’oggetto della copertura». Insomma, il torrentedeveesondareecolpireimuri, altrimenti si resta a bocca asciutta. Inoltre la compagnia ha la facoltà di recedere dal contratto con preavviso di 30giornidopoilprimosinistrodenunciato, risarcito o meno.