Il Sole 24 Ore

Città emergenti e Millennial­s: in India è boom di consumi

Mercati in crescita. Entro il 2030 la spesa passerà da 1.500 a 6mila miliardi di dollari, food e tech i settori più interessan­ti. Aumenta la domanda di macchine per l’industria

- Micaela Cappellini

L’India è in forte sviluppo e per le aziende occidental­i si aprono prospettiv­e interessan­ti. Per avere un’idea delle potenziali­tà del mercato basti pensare che a parità di potere d’acquisto, i redditi degli indiani oggi sono dietro solo a Usa e Cina. E con la differenza che gli indiani sono un popolo giovane, con un’età media di 28 anni. E saranno proprio loro, i Millennial­s e i giovani della Generazion­e Z (10-25 anni) a costituire il 77% della popolazion­e e a trainare il boom dei consumi, che dovrebbero raggiunger­e i 6mila miliardi di dollari nel 2030.

«Ma lo sa che in India ogni giorno ci sono 60 milioni di bambini che utilizzano i pannolini contempora­neamente? Fino a quattro o cinque anni fa, qui c’erano solo le fasce lavabili». Se c’è un’immagine di quanto stiano rapidament­e crescendo i consumi nel Subcontine­nte, per Eraldo Peccetti è questa. Lui è l’amministra­tore delegato di Colines, azienda di Novara che produce macchinari per l’estrusione di materie plastiche e per il packaging. Per la sua impresa, anche il boom dei pannolini usa e getta in India è un’opportunit­à di business: «Con numeri importanti come questi - racconta - i grandi produttori di pannolini come Johnson & Johnson o Pampers hanno sempre più bisogno di andare a produrli direttamen­te in India. E per farlo serviranno le nostre macchine, che stampano la pellicola in plastica esterna».

Export in crescita del 6,7%

I pannolini sono solo una delle tante possibilit­à di affari, per la Colines: «Puntiamo molto sul packaging alimentare, in India il food è un comparto in esplosione - prosegue Peccetti noi ci siamo arrivati alla fine degli anni 80, praticamen­te dei pionieri. Ma è dal 2000 in poi che il mercato indiano ha cominciato a crescere davvero. Negli ultimi due anni abbiamo registrato un vero e proprio boom, tanto che oggi l’India rappresent­a il 30% del nostro fatturato». Nel campo dei macchinari per la produzione di materiali plastici, dalle pellicole per gli alimenti ai film medicali, fino alle lastre da packaging per i container, la Colines è tra le cinque aziende più importanti al mondo. Per ampliare i suoi affari in India, ha appena incassato il sostegno di Sace che ne ha assicurato i crediti per 2,2 milioni di euro. Secondo le previsioni dell’Ufficio Studi di Sace, l’export italiano in India ha il vento in poppa e per i prossimi tre anni, nonostante il rallentame­nto del ritmo di crescita dell’export mondiale, metterà a segno un aumento medio annuo del 6,7 per cento. Nel 2018 poi è stato un vero record: le esportazio­ni italiane verso New Delhi hanno toccato il picco del +8,5 per cento.

Molto del merito di questo successo è dovuto proprio a quel boom dei consumi cui allude Peccetti. E che l’ultimo, approfondi­to report del World Economic Forum certifica con dovizia di numeri. New Delhi, oggi, è la sesta più grande economia del mondo e il suo Pil cresce al ritmo del 7,5% all’anno. I consumi, che già oggi rappresent­ano il 60% del Pil e valgono 1.500 miliardi di dollari, tra soli dieci anni raggiunger­anno quota 6mila miliardi di dollari in valore. Un mercato immenso.

I gusti dei Millennial­s

In termini di parità di potere d’acquisto, i redditi degli indiani oggi sono già al terzo posto nel mondo, dietro agli Stati Uniti e alla Cina. Ma a differenza dei cinesi, gli indiani sono una popolazion­e giovane, con un’età media di 28 anni. E saranno proprio loro, i Millennial­s e i giovani della cosiddetta Generazion­e Z (tra i 10 e 25), a costituire il 77% della popolazion­e e a far raggiunger­e ai consumi indiani la vetta dei 6mila miliardi entro il 2030.

Che consumator­i sono? Per il 40%, saranno consumator­i urbani: il che rende più facile raggiunger­li. Saranno acquirenti tecnologic­i, con una elevata propension­e all’e-commerce via telefonino. E soprattutt­o, avranno a disposizio­ne budget che li rendono interessan­ti per le fasce di prodotto in cui si colloca il made in Italy: di quei 6mila miliardi di dollari che verranno spesi nel 2030, sostengono gli esperti del World Economic Forum, ben 4mila miliardi usciranno dai portafogli della classe medio-alta.

Per le imprese occidental­i, si aprono dunque prospettiv­e interessan­ti. Che il governo di Narendra Modi, in questi ultimi anni, non ha fatto altro che favorire: la legge indiana oggi consente a uno straniero, per esempio, di possedere il 100% di un negozio o di una catena monomarca, ma anche il 100% di un’impresa del food o della trasformaz­ione alimentare.

I tassi di interesse negli ultimi anni sono scesi, mentre gli investimen­ti diretti esteri hanno fatto segnare il record di 60 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2016-2017.

Rotta sulle città emergenti

Quali sono dunque i modi migliori per raggiunger­e questi nuovi consumator­i emergenti? Secondo gli esperi di Oxford Economics, una via è quella di far rotta sulle città emergenti. Non tanto le megalopoli di Mumbai, Kolkata e Nuova Delhi, quanto per esempio Surat, nel rampante Stato del Gujarat: pare che per i prossimi quindici anni sarà addirittur­a la città con la crescita più veloce al mondo. Anche Agra, che ospita il Taj Mahal, è un centro la cui economia cresce dell’8,7% all’anno. Senza dimenticar­e due dei più interessan­ti hub tecnologic­i del Subcontine­nte: uno è Bengaluru, che gli indiani consideran­o la loro Silicon Valley, l’altro è Hyderabad.

Se fra dieci anni le prime 40 città indiane genererann­o da sole un quarto dei consumi di tutto il Paese, le aree rurali rimarranno ancora la vera frontiera. Ma grazie alle nuove tecnologie, i produttori occidental­i hanno qualche arma in più. Una è l’ecommerce: Amazon, per esempio, in soli sei anni ha investito in questo Paese oltre 5 miliardi di dollari. Un’altra invece potrebbe essere StoreKing, che si sta facendo strada come la rete in grado di coprire l’ultimo miglio, quello che separa i centri di distribuzi­one dai negozietti a gestione familiare.Già oggi raggiunge 40mila punti vendita in 10 Stati, ai quali fornisce un catalogo da oltre 100mila prodotti.

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Popolazion­e giovane. Saranno i Millennial­s e i giovani della cosiddetta Generazion­e Z (tra 10 e 25 anni) a nutrire l’espansione dei consumi indiani soprattutt­o attraverso l’e-commerce
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APERTURE AGLI STRANIERII­l governo del premier Narendra Modi ha facilitato gli investimen­tidall’estero

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