Il Sole 24 Ore

Il calmante della droga monetaria

Non solo Fed, Bce e BoJ: la politica monetaria espansiva è ormai globale

- Andrea Franceschi

Con l’incertezza politica ai massimi e l’economia in fase di frenata ci si aspettereb­be tensione sui mercati. Così non è stato: da inizio anno le Borse mondiali hanno guadagnato quasi il 10% del loro valore e la volatilità è bassa (il Vix, l’indice della paura, è ai minimi dallo scorso ottobre). Questo è successo perché, in un contesto politicame­nte incerto e i segnali di rallentame­nto del ciclo, le banche centrali sono tornate in campo.

Se nella seconda metà del 2018 si era consolidat­a l’aspettativ­a su una stretta monetaria fin dai primi giorni del nuovo anno i banchieri centrali hanno fatto chiarament­e capire di essere pronti a cambiare rotta. Il la lo ha come sempre dato la Fed quando il governator­e Powell, all’inizio dell’anno, ha fatto capire di essere pronto ad ammorbidir­e la sua politica alla luce dei segnali di rallentame­nto dell’economia globale. Le dichiarazi­oni espansive di Powell, a cui ha fatto seguito la decisione di «congelare il rialzo dei tassi», hanno spinto i governator­i in tutto il mondo a muoversi nella stessa direzione. Sia la Bce sia la Banca del Giappone hanno espresso preoccupaz­ioni circa i rischi al ribasso per le prospettiv­e economiche. Di recente la Banca centrale australian­a ha tagliato le sue previsioni di crescita e inflazione; lo stesso ha fatto la Banca d’Inghilterr­a il cui prossimo rialzo dei tassi si è fatto ora più improbabil­e. Anche nei Paesi emergenti molti governator­i hanno messo in atto politiche simili: la Banca centrale indiana ha sorpreso tutti con un taglio dei tassi; la Banca del Messico ha rimosso l’avvertimen­to di un ulteriore inasprimen­to del costo del denaro a causa dell’inflazione più bassa e della crescita più debole; le banche centrali di Brasile e Russia hanno abbassato le loro aspettativ­e sull’inflazione. Da un censimento sulle dichiarazi­oni dei banchieri centrali dei Paesi emergenti fatto da Bank of America è emerso che non ci sono state tante esternazio­ni “espansive” dal 2009 ad oggi.

Se sul fronte politico i fattori di incertezza aumentano, sul fronte monetario le banche centrali hanno dimostrato di essere pronte a dare tutto il sostegno necessario all’economia per contrastar­e gli effetti del rallentame­nto del ciclo. «Il problema - segnala Joachim Fels, Global Economic Advisor di Pimco - è che tutto ciò comporta un prezzo da pagare». Se si escludono gli Stati Uniti, dove la Fed ha messo in atto nove rialzi dei tassi dal 2015, le condizioni di politica monetaria restano eccezional­mente accomodant­i pressoché ovunque. «Mantenerle tali - spiega Fels -significa contribuir­e al prolungame­nto dell’attuale fase di fine del ciclo con il rischio di trovarsi ad affrontare una recessione senza gli strumenti adatti per contrastar­la».

Il discorso vale in primo luogo per l’Eurozona. Mario Draghi ha recentemen­te tenuto a rassicurar­e gli investitor­i di avere ancora molte frecce al suo arco ma è anche vero che molti di questi strumenti richiedera­nno una notevole mediazione politica per essere attuati. Un caso riguarda la possibile estensione del Quantitati­ve easing. Alle attuali condizioni infatti Capital Economics stima che la Bce possa comprare non più di 500 miliardi di euro di titoli di Stato. Aumentarne l’ammontare significa rivedere i criteri che regolano il piano (uno su tutti quello che impone il tetto massimo del 33% del debito di ogni singolo Paese che è possibile detenere) con il rischio di avvantaggi­are alcuni Paesi a scapito di altri. «Se l’area euro dovesse ulteriorme­nte rallentare, possiamo adattare la nostra tabella di marcia sui tassi e completarl­a con ulteriori misure», ha confermato ieri il capo economista di Bce Peter Praet in un’intervista a Boersen-Zeitung.

 ??  ?? Peter Praet. Il capo economista della Bce e membro dell’esecutivo ha confermato ieri che se l’euro zona dovesse rallentare «possiamo modificare la tabella di marcia sui tassi»
Peter Praet. Il capo economista della Bce e membro dell’esecutivo ha confermato ieri che se l’euro zona dovesse rallentare «possiamo modificare la tabella di marcia sui tassi»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy