Il Sole 24 Ore

Spending e aumenti Iva sul piatto, ma margini minimi

- Dino Pesole

Stando all’intesa raggiunta a fatica lo scorso dicembre con la Commission­e europea, nel ridurre la manovra di 10,2 miliardi fissando di conseguent­e il nuoto target del deficit al 2%, il Governo si è altresì impegnato a mantenere fermo il deficit struttural­e sullo stesso livello del 2018. Condizione minima richiesta, se si considera che nella primavera dello scorso anno la Commission­e europea aveva chiesto una correzione dello 0,6%, lasciando però aperta la strada a un ridimensio­namento della manovra bis attorno allo 0,1-0,2% del Pil. Se l’impegno a non peggiorare il saldo struttural­e (al netto delle variazioni del ciclo economico e delle una tantum) non verrà mantenuto è probabile che tra giugno e luglio Bruxelles torni alla carica. Ad aggravare il quadro sarebbe proprio il peggiorame­nto dell’output gap che attraverso la quantifica­zione del Pil potenziale determina il saldo del deficit struttural­e. Si replichere­bbe in tal modo quanto avvenuto nel 2017 quando il governo Gentiloni varò una correzione per 3,5 miliardi. Questa peraltro potrebbe essere (in un range tra 3,5 e 4 miliardi) anche l’entità della manovra richiesta all’attuale governo. Date le componenti (tutte interne) che secondo le valutazion­e della Commission­e sottostann­o alla contrazion­e del Pil in atto dal secondo semestre dello scorso anno, solo in parte si potrà far ricorso alle cosiddette circostanz­e eccezional­i. Dopo il voto del 26 maggio si aprirà la trattativa politica. Se la manovra bis verrà effettivam­ente richiesta, l’interrogat­ivo più pressante è dove si andranno a recuperare le relative risorse. Correggere i saldi di finanza pubblica a metà anno è già di per sé un esercizio molto complesso, poiché le misure che si mettono in campo devono avere una maggiore “potenza di fuoco” per poter dispiegare i loro effetti sull’intero esercizio. Lo è ancor più nell’attuale situazione. A una prima ricognizio­ne, per far fronte alle misure di spesa contenute nella legge di Bilancio (in primis reddito di cittadinan­za e quota 100), oltre al ricorso all’indebitame­nto si sono sostanzial­mente esaurite le

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