Quattro hub tecnologici nelle zone terremotate
Le traiettorie di sviluppo delle Marche e, in particolare, quelle della larghissima area del cratere del terremoto, passano attraverso la creazione di piattaforme tecnologiche e multisettoriali, che avranno il compito di stimolare gli investimenti delle imprese, mettere un freno alla mortalità delle aziende e dare sostegno ai livelli occupazionali.
Saranno quattro nei piani della Regione Marche, con un investimento previsto superiore ai 25 milioni: uno a Jesi, in provincia di Ancona, dedicata alla meccatronica e all'industria 4.0, dove verranno sviluppati progetti integrati e user centered, con l’utilizzo di robot collaborativi, e che avrà come partner, tra gli altri, anche Elica e Loccioni. «Il cuore sarà un grande laboratorio che fornisce servizi alle imprese, grazie al contributo delle nostre università - spiega l'assessore regionale alle Attività produttive, Manuela Bora - un modello organizzativo replicabile nelle altre piattaforme». La seconda delle quali sarà dedicata alla tecnologia per gli ambienti di vita, sia fissi (ad esempio la casa), sia mobili, «come la nautica, altro distretto di punto dell'economia regionale». La terza piattaforma si occuperà di salute e benessere, con l’obiettivo di creare un polo dedicato alla medicina personalizzata con la creazione di una biobanca per le iniziative nel campo dello studio e della lotta ai tumori.
In piena area del cratere, invece, dovrebbe sorgere la piattaforma dedicata allo studio dei nuovi materiali, legata a doppia mandata alla ricostruzione delle aree terremotate e che metterà a sistema gli accordi che l'università di Camerino ha appena firmato con Cnr, per il quale sarà la prima unità interdipartimentale di ricerca in Italia, e con l'Enea, «per avviare un centro di studio e di innovazione – ha anticipato il rettore Claudio Pettinari - espressamente dedicato ai materiali biologici, con la partecipazione di altri partner del mondo della ricerca e del sistema imprenditoriale marchigiano».
Progetti che si affiancano a quelli che lo stesso presidente di Confindustria Macerata, Gianluca Pesarini, ha definito «una grande opportunità per l'economia regionale che ancora stenta e per le imprese nell'area del cratere, soprattutto quelle più strutturate». Un riferimento diretto ai tre bandi della Regione, che hanno visto la partecipazione di 539 imprese (diverse organizzate in forma aggregata, ndr) che hanno bruciato gli 84,3 milioni di risorse del Por Fers 2014-2020, muovendo 225,5 milioni di investimenti con la previsione di creare anche un migliaio di nuovi posti di lavoro.