Ibm a Porta Nuova con i nuovi Studios dell’hi-tech digitale
In nove anni investe 40 milioni nell’auditorium progettato da De Lucchi
«La loro reazione? Il tipico “wow” americano. No, averli dalla nostra parte da questo punto di vista non è stato difficile». La sede scelta, il Pavilion progettato da Michele De Lucchi nel cuore di Porta Nuova a Milano, ha certamente aiutato. Anche se Enrico Cereda, presidente e ad di Ibm Italia, ha dovuto comunque convincere il board statunitense della bontà assoluta del nuovo investimento: 40 milioni di euro in nove anni per posizionare nel cuore della Milano hi-tech il nuovo hub dell’innovazione del gruppo. Città preferita ad altri ipotesi, come Londra o Parigi, per realizzare gli Ibm Studios: una sorta di vetrina di possibilità, un modo per far toccare con mano le potenzialità dell’innovazione digitale. In un’area di 4mila metri quadri si svilupperanno più attività, coinvolgendo una platea di 2500 tecnici. Ad una parte più scenografica e aperta al pubblico, “bottega” dell’innovazione fatta di maxischermi ed experience room con ampio uso di realtà virtuale ed aumentata, si aggiungeranno aree specialistiche, dove i tecnici Ibm svilupperanno con le aziende progetti di intelligenza artificiale o applicazioni cloud. «Sarà un luogo per Milano ma anche per l’Italia - aggiunge Cereda - sito che abbiamo selezionato dopo aver visionato altre 25 alternative. In questa piazza transitano ogni anno 10 milioni di persone e quello che noi cercavamo era proprio questo, un ambito di contatto e confronto, non un semplice ufficio. Era necessario disporre di un luogo iconico tra la gente, al piano strada come le botteghe artigiane, per far comprendere quanto sia importante il ruolo dell’innovazione e per accelerare lo sviluppo delle competenze». L’inaugurazione dello spazio, ceduto lo scorso anno da Unicredit a Coima Res, è prevista entro fine aprile e già a maggio vi sarà il primo summit internazionale di gruppo, incontro che da Londra si sposta a Milano. «Ogni volta che si decide di investire non c’è mai nulla di scontato - spiega Cereda - e si apre un confronto con i miei pari di altri paesi nel gruppo. L’Italia continua ad essere ben vista dal board non solo per i risultati che ogni anno siamo in grado di produrre ma anche per una serie di punti di forza evidenti: manifattura di qualità, forza dell’export, ricchezza privata quasi doppia rispetto al debito pubblico». L’investimento di Ibm a Milano è parte di un progetto di ridisegno più ampio in Italia, che prevede ad esempio la ristrutturazione del quartier generale di Segrate o il varo di un nuovo polo per lo sviluppo software a Rieti, forte di 150 tecnici. «La vera emergenza del Paese è digitale - spiega - ma siamo fiduciosi perché anche in una fase di rallentamento vediamo nelle aziende investimenti in crescita a doppia cifra per Iot, cloud, intelligenza artificiale, blockchain: se l’Italia riuscisse a sfruttare al meglio queste tecnologie potrebbe fare un salto quantico. E Ibm è in campo per dare il proprio contributo». «Anche con questa operazione aggiunge il Ceo di Coima Res Manfredi Catella - Porta Nuova si conferma hub di innovazione».