Salumi, il gruppo Pini nel capitale Ferrarini
La società valtellinese ha un ruolo leader nella macellazione Pronto un piano di rilancio da 30 milioni dello storico marchio emiliano
Il cavaliere bianco che interverrà in Ferrarini è il gruppo Pini. Il leader valtellinese delle bresaole e primo player europeo nella macellazione – realtà italianissima ma poco nota che fattura 1,6 miliardi di euro con oltre 3.500 dipendenti - ha già sottoscritto l’accordo per entrare nel capitale dello storico marchio della salumeria italiana, con un piano di investimenti di oltre 30 milioni di euro per riportare a regime l’impianto di stagionatura parmense e l’impegno a costruire un nuovo stabilimento a Reggio Emilia, salvaguardando tutti i posti di lavoro (350 in Italia, circa 600 con le sedi estere). Non ha invece ancora firmato – e restano appena quattro giorni lavorativi prima del deposito del piano concordatario in Tribunale – il colosso avicolo cesenate Amadori, che pareva pronto a rilevare il 100% della controllata Vismara a Casatenovo di Lecco con i suoi 200 addetti, per diversificare la produzione. È il quadro emerso ieri dall’incontro a Reggio Emilia tra sindacati, commissari e vertici del gruppo Ferrarini (un indebitamento di 250 milioni di euro nonostante la buona operatività) convocato per presentare il piano concordatario, che sarà ufficializzato lunedì prossimo.
Alla delusione dei lavoratori e dei sindacati lombardi, fa eco la soddisfazione dei colleghi emiliani, perché a prendere le redini degli asset più rilevanti del gruppo fondato nel 1956 a Rivaltella da Lauro Ferrarini è una multinazionale familiare (guidata dal fondatore Roberto Pini e dai tre figli) con un indebitamento bancario quasi nullo, presente in tutta Europa e che sta completando in Spagna, ad Aragona, un investimento da 95 milioni di euro per aprire il prossimo marzo il più grande impianto di macellazione in Europa, in grado di lavorare otto milioni di suini l’anno.
L’accordo tra Ferrarini e il Gruppo Pini, oltre a garantire continuità occupazionale senza alcuna delocalizzazione produttiva, fa nascere un progetto di filiera integrata unico nel settore. Questo permetterà a Ferrarini di affrontare i mercati globali riportando al produzione a oltre 900mila prosciutti crudi stagionati nello stabilimento di Lesignano dè Bagni (Parma) e 1,5 milioni di prosciutti cotti a Reggio Emilia.
«Sono molto soddisfatta dell’accordo raggiunto – afferma la presidente Lisa Ferrarini -. Si creano per le nostre aziende delle fantastiche opportunità a livello internazionale con la possibilità di sviluppare prodotti di altissima qualità testimoni del Made in Italy». Roberto Pini, amministratore unico di Pini Italia Srl aggiunge: «Questa operazione consentirà alla nostra famiglia di poter integrare tutte le fasi del processo produttivo: grazie ai rapporti commerciali con l’estero confidiamo di poter dare un nuovo importante impulso allo sviluppo del marchio Ferrarini sia sotto un punto di vista industriale sia commerciale. L’investimento per il nostro gruppo è assolutamente strategico e di lungo periodo».
I professionisti che hanno seguito l’operazione – gli studi modenesi Sido Bonfatti e Bagni Fiorcari Huller e lo Studio Chiomenti di Milano – confermano solidità e serietà del curriculum di Pini. Tra Ungheria e Polonia la società vanta impianti di macellazione che fatturano 940 milioni di euro, in Italia oltre allo stabilimento in Valtellina per la produzione e l’affettatura di bresaole Dop (che occupa attualmente oltre 120 dipendenti e fattura 80 milioni di euro). Nel 2013 il Gruppo ha inoltre salvato da procedure concorsuali due grandi macelli a Castelverde (Cremona) e Viadana (Mantova) onorando tutti gli impegni presi e riportando in bonis le attività, che oggi danno lavoro a 350 persone e generano un business complessivo di 450 milioni di euro.
«Torniamo a casa scornati: contavamo di chiudere anche la partita Vismara e rassicurare i 200 lavoratori in Cigs e invece non ci sono impegni firmati da parte di Amadori e per quanto si possa trattare solo di cavilli legali e dettagli tecnici, non è affatto detto che si arriverà all’accordo entro venerdì», sottolinea Enzo Mesagna, segretario Fai Cisl di Monza, Brianza e Lecco che sta seguendo la procedura di Vismara, società controllata al 100% da Ferrarini, su un binario concordatario a sé e la cui riuscita non compromette l’operazione Pini-Ferrarini. La riuscita del salvataggio industriale sarà dirimente anche per la Società agricola Ferrarini - cui fanno capo allevamenti, caseifici, vigneti e acetaie della famiglia – che ha depositato la richiesta di concordato in cancelleria l’11 ottobre scorso e ha appena ottenuto altri 60 giorni di tempo per mettere a punto il piano di rilancio, atteso quindi all’inizio di aprile.