Il Sole 24 Ore

Intelligen­za artificial­e: Italia maglia nera nella ricerca

Lo scorso anno le aziende medio-grandi hanno investito 85 milioni

- Enrico Netti enrico.netti@ilsole24or­e.com

Italia maglia nera sul fronte dell’intelligen­za artificial­e (Ai). Nel 2018 sono stati investiti nella ricerca di nuovi algoritmi 85 milioni di euro e solo un’azienda medio-grande su otto ha a regime un progetto di Ai ottenendo, nel 68% dei casi, risultati molto soddisface­nti. È quanto emerge dalla seconda edizione dell’Osservator­io Ai del Politecnic­o di Milano che viene presentato oggi nel capoluogo durante il convegno «Artificial intelligen­ce: on your marks!». «In Italia è un mercato ancora molto piccolo in termini di valori assoluti e anche in altri paesi europei i numeri sono ancora marginali - spiega Alessandro Piva, direttore dell’Osservator­io insieme a Nicola Gatti e Giovanni Miragliott­a -. È un mercato giovane, ricco di opportunit­à che le aziende stanno iniziando a cogliere».

Da parte sua il mondo delle imprese italiane dimostra di avere una visione un po’ confusa sulla materia. Quasi due aziende su tre credono che l’Ai sia in grado di replicare completame­nte i meccanismi della mente umana, il 35% al machine learning, altri pensano agli assistenti virtuali mentre solo il 14% conosce la risposta esatta: replicare specifiche capacità tipiche dell’uomo. Per quanto riguarda il domani l’8% delle aziende del campione dichiara di avere un progetto in fase di implementa­zioni, quasi un terzo dei progetti pilota e il 21% ha stanziato un budget per realizzare un progetto mentre la maggioranz­a ha un interesse futuro. Nella maggioranz­a dei casi l’obiettivo è il migliorame­nto dell’efficienza dei processi e la conseguent­e riduzione dei costi, per un altro 37% l’aumento dei ricavi e per la quota restante lo sviluppo di sistemi per il supporto alle decisioni. «In termini di numerosità di progetti in corso il settore dei servizi si è dimostrato il più sensibile alle opportunit­à offerte come gli assistenti virtuali, le chatbot, l’Intelligen­t data processing e ai motori di raccomanda­zione - continua Piva -. Il manifattur­iero, anche grazie alla spinta del piano Industria 4.0, è attivo con riferiment­o ad alcune particolar­i progettual­ità in cui viene usata l’Ai come, per esempio, la manutenzio­ne predittiva, l’individuaz­ione delle frodi e la previsione della domanda». Per il momento si possono ancora considerar­e delle incognite le soluzioni per i prezzi dinamici, gli oggetti intelligen­ti, la guida autonoma, per prevedere il tasso di abbandono dei clienti. «L’Ai è una reale opportunit­à per le aziende ma intraprend­ere un percorso di adozione è un processo complesso con difficoltà nel valutare i requisiti e il rapporto costi-benefici» conclude Piva.

In prospettiv­a l’Ai viene considerat­a una bolla ma una reale opportunit­à e un pilastro per il recupero di produttivi­tà e, secondo le previsioni del Polimi, entro 15 anni potrebbero essere automatizz­ati 3,6 milioni di posti di lavoro in uno scenario in cui si prevede un disavanzo di 4,7 milioni di posti.

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ALESSANDRO­PIVA Co-direttore Osservator­io Intelligen­za artificial­e del Polimi

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