Intelligenza artificiale: Italia maglia nera nella ricerca
Lo scorso anno le aziende medio-grandi hanno investito 85 milioni
Italia maglia nera sul fronte dell’intelligenza artificiale (Ai). Nel 2018 sono stati investiti nella ricerca di nuovi algoritmi 85 milioni di euro e solo un’azienda medio-grande su otto ha a regime un progetto di Ai ottenendo, nel 68% dei casi, risultati molto soddisfacenti. È quanto emerge dalla seconda edizione dell’Osservatorio Ai del Politecnico di Milano che viene presentato oggi nel capoluogo durante il convegno «Artificial intelligence: on your marks!». «In Italia è un mercato ancora molto piccolo in termini di valori assoluti e anche in altri paesi europei i numeri sono ancora marginali - spiega Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio insieme a Nicola Gatti e Giovanni Miragliotta -. È un mercato giovane, ricco di opportunità che le aziende stanno iniziando a cogliere».
Da parte sua il mondo delle imprese italiane dimostra di avere una visione un po’ confusa sulla materia. Quasi due aziende su tre credono che l’Ai sia in grado di replicare completamente i meccanismi della mente umana, il 35% al machine learning, altri pensano agli assistenti virtuali mentre solo il 14% conosce la risposta esatta: replicare specifiche capacità tipiche dell’uomo. Per quanto riguarda il domani l’8% delle aziende del campione dichiara di avere un progetto in fase di implementazioni, quasi un terzo dei progetti pilota e il 21% ha stanziato un budget per realizzare un progetto mentre la maggioranza ha un interesse futuro. Nella maggioranza dei casi l’obiettivo è il miglioramento dell’efficienza dei processi e la conseguente riduzione dei costi, per un altro 37% l’aumento dei ricavi e per la quota restante lo sviluppo di sistemi per il supporto alle decisioni. «In termini di numerosità di progetti in corso il settore dei servizi si è dimostrato il più sensibile alle opportunità offerte come gli assistenti virtuali, le chatbot, l’Intelligent data processing e ai motori di raccomandazione - continua Piva -. Il manifatturiero, anche grazie alla spinta del piano Industria 4.0, è attivo con riferimento ad alcune particolari progettualità in cui viene usata l’Ai come, per esempio, la manutenzione predittiva, l’individuazione delle frodi e la previsione della domanda». Per il momento si possono ancora considerare delle incognite le soluzioni per i prezzi dinamici, gli oggetti intelligenti, la guida autonoma, per prevedere il tasso di abbandono dei clienti. «L’Ai è una reale opportunità per le aziende ma intraprendere un percorso di adozione è un processo complesso con difficoltà nel valutare i requisiti e il rapporto costi-benefici» conclude Piva.
In prospettiva l’Ai viene considerata una bolla ma una reale opportunità e un pilastro per il recupero di produttività e, secondo le previsioni del Polimi, entro 15 anni potrebbero essere automatizzati 3,6 milioni di posti di lavoro in uno scenario in cui si prevede un disavanzo di 4,7 milioni di posti.