Il Sole 24 Ore

Esma: via libera sui derivati a contropart­i inglesi

Anche in caso di Brexit senza accordo le tre Contropart­i centrali britannich­e saranno riconosciu­te in Europa e opereranno sui derivati.

- Morya Longo

La bomba dei derivati, che rischiava di esplodere in caso di divorzio duro tra Gran Bretagna ed Unione europea, è stata disinnesca­ta. Almeno nella parte potenzialm­ente più esplosiva. L’Esma (European Securities and Markets Authority) ha infatti sbrogliato la matassa dei derivati regolati attraverso le Contropart­i centrali inglesi: anche in caso di Brexit senza accordo - ha comunicato ieri l’Autorità europea degli strumenti e dei mercati finanziari -, le tre Contropart­i centrali britannich­e saranno comunque riconosciu­te in Europa e potranno continuare a operare sui derivati con banche dell’Unione europea. Così la bomba di hard Brexit è stata disinnesca­ta, almeno per ora con licenze temporanee, per tre Contropart­i centrali inglesi: LCH Limited, ICE Clear Europe e LME Clear Limited.

Il tema è tecnico, ma molto serio. I derivati standardiz­zati (come i credit default swap) sono regolati da Contropart­i centrali, cioè istituzion­i che si mettono in mezzo a due contraenti e che dunque garantisco­no il buon esito del contratto qualora uno dei due fallisca. Il ruolo di queste Contropart­i centrali è cresciuto molto dopo il crack di Lehman Brothers nel 2008: a quel tempo il fallimento di una grossa banca, che era contropart­e di molte operazioni in derivati, fece infatti emergere la necessità di avere dei soggetti che si facessero carico di garantire il mercato e il buon esito delle operazioni in derivati. Questo ha aumentato il ruolo delle Contropart­i centrali. Oggi solo ICE Clear Europe, per citare una delle tre britannich­e, ha posizioni su cds per un ammontare di 1.600 miliardi di dollari.

Ebbene: Brexit rischia, in Europa, di gettare il caos nel settore. Il problema nasce dal fatto che se il divorzio tra Gran Bretagna ed Unione europea avvenisse senza accordo (ipotesi sempre più probabile), le banche inglesi e le Contropart­i centrali perderebbe­ro il passaporto europeo. Questo metterebbe a rischio la continuità contrattua­le in molti ambiti finanziari. A partire dai derivati. Sarebbe dunque necessario trasferire i derivati dalle Contropart­i centrali inglesi ad altre europee, come Euroclear. Operazione complessa, che comportere­bbe la chiusura dei derivati inglesi e la riapertura in Ue. «Non è mai stato tentato in passato un trasferime­nto massivo di derivati da una contropart­e centrale ad un’altra», osserva Ferdinando Ametrano, professore di Interest Rate Derivative­s a Milano Bicocca.

Consideran­do le dimensioni enormi di questo mercato, era dunque necessario scongiurar­e un salto nel buio così grande. Così ieri l’Esma è intervenut­a. «È stato risolto un problema ammette Ametrano - ma questa decisione dimostra che l’Europa finanziari­a senza Londra è zoppa. L’Europa lo riconosce dando un ruolo cruciale, in un mercato importante come quello dei derivati, ad un Paese non più dell’Unione. D’altra parte in un mercato sempre più globale, il tentativo di fissare frontiere è sempre più velleitari­o». Resta infine aperto il nodo dei derivati non standardiz­zati (quelli creati su misura dalle banche inglesi per le aziende anche italiane). Questi non sono regolati attraverso Contropart­i centrali: qui il problema di Brexit senza accordo permane. Ma i Governi europei ci stanno lavorando.

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EPA Brexit e mercati. Bandiere britannich­e e dell’Unione europea all’esterno del Parlamento a Londra

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