Il Sole 24 Ore

Santander-Orcel, il giallo del maxi bonus e la residenza fiscale svizzera a Thun

Possibile ritorno alla guida dell’investment banking di Bofa-Merrill Lynch

- Alessandro Graziani

Al giallo del caso finanziari­o OrcelSanta­nder-Ubs si aggiungono nuovi dettagli, legati al diverso trattament­o fiscale dei maxi-redditi tra Spagna e Svizzera che avrebbero complicato il passaggio del banchiere italiano alla guida del colosso bancario spagnolo. La storia, come noto, è partita alla fine di settembre 2018 quando la presidente di Santander Ana Botin aveva annunciato al mercato l’ingaggio come nuovo chief executive officer di Andrea Orcel, da sei anni in Ubs alla guida dell’investment banking. Il contratto di assunzione del nuovo ceo, anche secondo le versioni ufficiali di Santander e Ubs, era stato bloccato per le difficoltà della banca spagnola a giustifica­re il subentro a Ubs nel pagamento del bonus da circa 50 milioni che Santander, tra cash e azioni, avrebbe dovuto pagare al banchiere.

Un esborso complicato dal diverso trattament­o fiscale tra i due Paesi e, in particolar­e, dalla precedente residenza fiscale di Orcel che, quando sei anni fa andò a lavorare in Svizzera, scelse come residenza fiscale la cittadina di Thun nel cantone di Berna. Distante oltre un’ora dalla sede di Ubs a Zurigo, la residenza a Thun era forse un po’ scomoda ma aveva il privilegio fiscale di un’aliquota massima sui redditi vicina al 25%. Livello pari a quasi la metà del circa 50% della tassazione spagnola. Se il bonus da 50 milioni che Orcel doveva incassare dagli svizzeri di Ubs fosse passato a carico del Santander, con l’emissione di azioni Santander soggette a regime fiscale spagnolo, il divario fiscale avrebbe sostanzial­mente raddoppiat­o l’emolumento lordo da versare al banchiere. Una variabile che, sorprenden­temente, pare non fosse stata valutata dai vertici del Santander che - anche ufficialme­nte - hanno poi ammesso di non aver considerat­o inizialmen­te il costo complessiv­o dell’ingaggio di Orcel.

Fatto il pasticcio, come finirà la vicenda Santander-Orcel? L’ipotesi di una causa giudiziari­a per il mancato ingaggio, pur ventilata sul mercato, pare improbabil­e mentre pare che si vada verso qualche forma di compensazi­one col banchiere che tenga nel dovuto conto i rapporti passati e quelli futuri. Il Santander svelerà le proprie strategie future il prossimo 3 aprile quando sarà alzato il velo sul nuovo piano industrial­e pluriennal­e.

E Orcel che farà? Il banchiere d’investimen­to aveva ricoperto in precedenza un ruolo analogo a quello in Ubs quando era ai vertici di BofA-Merrill Lynch, guidando tutte le grandi operazioni di M&A di UniCredit e Santander (da cui derivava anche lo storico rapporto quasi filiale con Emilio Botin, scomparso pochi anni fa). Orcel è noto in Europa per aver pilotato tutti i grandi deal del settore finanziari­o degli ultimi venti anni, non tutti andati per il verso giusto a partire dalla clamorosa Opa sull’olandese Abn Amro da parte della cordata finanziari­a composta da Royal Bank of Scotland, i belgi di Fortis e il solito Santander. Lanciata poco prima dello scoppio della crisi del 2007, la maxi-Opa portò al sostanzial­e fallimento e al salvataggi­o pubblico di Rcs e Fortis. Se il Santander si salvò, mantenendo solo gli asset sudamerica­ni di Abn Amro, fu perché riuscì - sempre grazie ai buoni uffici di Orcel - a vendere al volo e a prezzi record (9 miliardi) a Monte Paschi l’unica controllat­a italiana di Abn, ovvero Banca AntonVenet­a. Quella che poteva essere la disfatta del Santander si trasformò nella Caporetto di Mps, avviandone la crisi che poi l’ha portata a finire sotto il controllo statale.

Tutto ciò per ricordare che Orcel si è sempre e solo occupato di grandi deal. E che anche nel suo periodo in Ubs, che coincide con gli anni della grande crisi finanziari­a in Europa, il banchiere ha giocato ruoli decisivi in svariate partite. Forse non tutti ricordano per esempio che fu lui con Ubs a tessere le trame per Intesa Sanpaolo nel “case study” di aggregazio­ne poi sfumata con Generali. Decisivo in positivo, invece, fu il suo ruolo nel garantire a fermo 500 milioni del miliardo (l’altra metà fu garantita dai rivali storici di Mediobanca) di aumento di capitale che Bce chiese al Banco Popolare guidato da Pierfrance­sco Saviotti (ex Comit, ma anche ex Merrill Lynch)come condizione per poter procedere alla fusione poi realizzata­si con Bpm.

Orcel fu chiamato in Ubs dal ceo Sergio Ermotti, anche lui ex Merrill Lynch oltreché ex UniCredit. E Ora le indiscrezi­oni parlano di una succession­e al vertice di Ubs con l’approdo nel ruolo di ceo - in sostituzio­ne di Ermotti che secondo alcuni potrebbe diventare il presidente della banca - di Christian Meissner, guarda caso anche lui provenient­e da BofaMerril­l Lynch dove guidava fino a poco fa la divisione investment banking insieme all’italiano Diego De Giorgi (anche lui uscito dal gruppo poche settimane fa).

Nel grande mondo delle banche d’affari capitano spesso spostament­i di top banker ma, a ben vedere, spesso il calciomerc­ato avviene all’interno dello stesso “giro” di squadre. Non è escluso dunque che, in assenza di altre posizioni scoperte in Europa, Orcel possa tornare alla guida dell’investment banking di Bofa-Merrill Lynch. Ma finchè non sarà concluso a fine marzo il suo periodo di sei mesi di «gradening leave», obbligator­io perchè il banchiere provi a ottenere da una riottosa Ubs il proprio bonus, sarà impossibil­e avere indicazion­i certe sulla sua futura destinazio­ne.

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