A Sirti il conto della crisi tlc: i tagli del piano Pillarstone
Scioperi per 883 esuberi I sindacati puntano l’indice su Tim e Open Fiber
Ieri ad Ancona, Lecce, Napoli, Salerno, Palermo. Fra oggi e domani a mobilitarsi e a scioperare saranno i lavoratori Sirti nelle altre città in cui ha sede questa azienda da 650 milioni di ricavi, fondata nel 1921 e che ha fatto la storia delle infrastrutture in Italia. Per l’azienda che dal 2016 è posseduta dal fondo Pillarstone ieri è stato il primo giorno delle proteste in una vertenza che per dimensioni – annunciati 883 esuberi su 4.200 lavoratori – e tempistica ha le carte in regola per porsi come “paradigmatica” del cambiamento (e del momento critico) nel settore delle tlc in Italia.
È «una vertenza che incombe su tutti gli attori presenti nel settore, a cominciare da Tim e Open Fiber, principali committenti di Sirti e oggettivamente parti in causa» dicono i rappresentanti della Fiom Cgil, Roberta Turi e Pietro Locatelli. «Chiediamo che la decisione – aggiunge Marco Giglio (Fim Cisl) – solo annunciata per ora dall’azienda, non abbia seguito». Michele Paliani della Uilm Uil punta dal canto suo sulle “responsabilità” dei principali attori del mercato lato committenza, vale a dire Tim e Open Fiber con la prima che «ha rallentato gli investimenti, anche a causa delle incertezze che ci sono a livello di governance» oltre ad aver «impattato già da tempo con i ribassi richiesti alle varie aziende della manutenzione». In questo quadro va comunque precisato che Tim e le aziende in questione, fra cui Sirti, hanno raggiunto un’intesa in estate.
Quanto a Open Fiber, i sindacati in una loro nota di qualche giorno fa hanno puntato l’indice contro «le regole d’ingaggio in termini di gare e di tempistica nei pagamenti». Ma sul punto Open Fiber rispedisce al mittente: «I prezzi praticati da Open Fiber ai fornitori – si replica in una nota – derivano da procedure competitive e sono allineati alle condizioni di mercato». Sirti, aggiunge Of, «è in termini assoluti il primo fornitore di Open Fiber per dimensione ed è impegnato a diverso titolo nel processo di realizzazione della rete di accesso in fibra. Dall’avvio delle attività nel 2017 e fino al dicembre 2018, Sirti si è aggiudicata lavori per 280 milioni di euro». Quindi rispetto per il «contesto difficile del mercato delle Tlc» ma Of «respinge valutazioni affrettate sull’impatto della propria attività».
Questa è la situazione in cui si inserisce la vertenza di una Sirti che definisce la sua come una «difficile e inevitabile decisione» che «è il risultato di un’approfondita analisi della domanda – attuale e prospettica – e delle dinamiche competitive nel settore delle telco in Italia». La contrazione dal 2007 ha portato «conseguenze negative su tutto il settore in termini di erosione dei prezzi, inasprimento della concorrenza e perdita di marginalità fino a livelli non sostenibili». Da qui la decisione di rivedere «la struttura operativa del business Telco per mantenere il posizionamento competitivo». La parte telco – che pesa per il 60% del giro d’affari – è la quarta unità di business di Sirti insieme a Transportation, Energy & Utilities e Digital Solutions. Ma è l’unica in perdita. Sirti, ha tenuto a precisare l’azienda, «si impegnerà a lavorare a stretto contatto con le Organizzazioni Sindacali per sviluppare un piano sociale condiviso».