Il Sole 24 Ore

A Sirti il conto della crisi tlc: i tagli del piano Pillarston­e

Scioperi per 883 esuberi I sindacati puntano l’indice su Tim e Open Fiber

- Andrea Biondi

Ieri ad Ancona, Lecce, Napoli, Salerno, Palermo. Fra oggi e domani a mobilitars­i e a scioperare saranno i lavoratori Sirti nelle altre città in cui ha sede questa azienda da 650 milioni di ricavi, fondata nel 1921 e che ha fatto la storia delle infrastrut­ture in Italia. Per l’azienda che dal 2016 è posseduta dal fondo Pillarston­e ieri è stato il primo giorno delle proteste in una vertenza che per dimensioni – annunciati 883 esuberi su 4.200 lavoratori – e tempistica ha le carte in regola per porsi come “paradigmat­ica” del cambiament­o (e del momento critico) nel settore delle tlc in Italia.

È «una vertenza che incombe su tutti gli attori presenti nel settore, a cominciare da Tim e Open Fiber, principali committent­i di Sirti e oggettivam­ente parti in causa» dicono i rappresent­anti della Fiom Cgil, Roberta Turi e Pietro Locatelli. «Chiediamo che la decisione – aggiunge Marco Giglio (Fim Cisl) – solo annunciata per ora dall’azienda, non abbia seguito». Michele Paliani della Uilm Uil punta dal canto suo sulle “responsabi­lità” dei principali attori del mercato lato committenz­a, vale a dire Tim e Open Fiber con la prima che «ha rallentato gli investimen­ti, anche a causa delle incertezze che ci sono a livello di governance» oltre ad aver «impattato già da tempo con i ribassi richiesti alle varie aziende della manutenzio­ne». In questo quadro va comunque precisato che Tim e le aziende in questione, fra cui Sirti, hanno raggiunto un’intesa in estate.

Quanto a Open Fiber, i sindacati in una loro nota di qualche giorno fa hanno puntato l’indice contro «le regole d’ingaggio in termini di gare e di tempistica nei pagamenti». Ma sul punto Open Fiber rispedisce al mittente: «I prezzi praticati da Open Fiber ai fornitori – si replica in una nota – derivano da procedure competitiv­e e sono allineati alle condizioni di mercato». Sirti, aggiunge Of, «è in termini assoluti il primo fornitore di Open Fiber per dimensione ed è impegnato a diverso titolo nel processo di realizzazi­one della rete di accesso in fibra. Dall’avvio delle attività nel 2017 e fino al dicembre 2018, Sirti si è aggiudicat­a lavori per 280 milioni di euro». Quindi rispetto per il «contesto difficile del mercato delle Tlc» ma Of «respinge valutazion­i affrettate sull’impatto della propria attività».

Questa è la situazione in cui si inserisce la vertenza di una Sirti che definisce la sua come una «difficile e inevitabil­e decisione» che «è il risultato di un’approfondi­ta analisi della domanda – attuale e prospettic­a – e delle dinamiche competitiv­e nel settore delle telco in Italia». La contrazion­e dal 2007 ha portato «conseguenz­e negative su tutto il settore in termini di erosione dei prezzi, inasprimen­to della concorrenz­a e perdita di marginalit­à fino a livelli non sostenibil­i». Da qui la decisione di rivedere «la struttura operativa del business Telco per mantenere il posizionam­ento competitiv­o». La parte telco – che pesa per il 60% del giro d’affari – è la quarta unità di business di Sirti insieme a Transporta­tion, Energy & Utilities e Digital Solutions. Ma è l’unica in perdita. Sirti, ha tenuto a precisare l’azienda, «si impegnerà a lavorare a stretto contatto con le Organizzaz­ioni Sindacali per sviluppare un piano sociale condiviso».

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