Il Sole 24 Ore

Car policy alla sfida ecologica

I fleet manager sono alle prese con la difficile scelta se cambiare o meno le strategie di mobilità. Crescerann­o l’ibrido (in tutte le declinazio­ni) e la quota di auto a metano

- Salvatore Saladino

Diesel. Il calo delle vendite di auto a gasolio pone un problema di maggiori costi di gestione per le flotte aziendali

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L’ecobonus sulle auto a basse emissioni di CO2 entrerà in vigore il primo marzo (chiarito in ogni aspetto da un decreto interminis­teriale appena firmato), con il relativo coté di malus (operativo senza decreti attuativi). Quali le conseguenz­e sul mercato dell’auto e sulle scelte di mobilità delle aziende italiane? Come varieranno le car policy per gli utenti di auto aziendali? Scelte difficili, per i fleet manager delle imprese italiane.

La prima opzione è quella superecolo­gica, che però, per la formula prevista dal bonus malus, premierà le vetture con emissioni inferiori a 70 g/km. Cioè , a oggi, una quindicina di modelli elettrici, con 4mila euro di bonus, ma con prezzi a partire dai 25mila di una Smart, e una decina di modelli ibridi plug-in con prezzo di listino inferiore ai 50mila euro più iva, ma superiore ai 35mila del modello base della Hyundai Ioniq, la meno cara del mercato, che ha diritto a un contributo statale di 1.500 euro).

La seconda opzione, tattica, è di concentrar­si nella “terra di nessuno” (né bonus, né malus): il limbo compreso tra i 71 e i 160 g/km. Con una precauzion­e da osservare con attenzione: occhio alle dotazioni di accessori a richiesta che possono aumentare il livello di emissioni di CO2 , a cominciare dalla misura di cerchi e pneumatici opzionali. Un’Alfa Romeo Stelvio 2.2 Turbodiese­l 190 CV AT8 Q4, per esempio, che è proprio al limite dell’ecotassa, con una misura di cerchi più generosa (da 19” o da 20”) passerebbe sotto le forche caudine dell’ecotassa per 1.100 euro.

Crescerann­o gli utenti di flotta che si convertira­nno all’ibrido, anche a prescinder­e dall’ecobonus. Va considerat­o che pochissime aziende dispongono di un usato obsoleto (Euro 1-4) per poter ottenere un ulteriore bonus in cambio della rottamazio­ne (mille euro sulle ibride plug-in e duemila sulle elettriche). Passare all’ibrido, però, significa fare un’analisi dettagliat­a su percorrenz­e e tipi di strada utilizzati: per chi passa ore al volante in autostrada, la scelta di un’auto ibrida porterà comunque a costi di gestione più elevati rispetto a un diesel. Autonomia a parte – e rete di distribuzi­one migliorata, ma ancora approssima­tiva –, il metano potrebbe costituire una scelta indicata per i macinatori di km, a patto che i costruttor­i mettano a disposizio­ne dei clienti il nuovo prodotto (a gennaio le immatricol­azioni di auto a metano sono crollate del 50% perché le nuove versioni Euro 6d-Temp sono in ritardo con le consegne).

Per le flotte, però, il 2019 sarà un anno di transizion­e: prima che la rinuncia al diesel coinvolga la maggioranz­a della clientela business dovrà passare parecchio tempo. Che succederà, allora, al mercato dell’auto? Il Governo ha stimato una diminuzion­e delle vendite di vetture con emissioni di CO2 superiori ai 160 g/km di circa il 3%. Nel 2018 sono state immatricol­ate 115mila auto con emissioni superiori a questo limite: ipotizzare di perderne soltanto 4.500 è ottimistic­o, secondo l’industria dell’auto. Perché l’ecotassa da versare all’atto della prima immatricol­azione colpirà categorie di automobili che in gran parte non possono essere considerat­e di lusso, come una Fiat 500L 1.4 95 CV Cross che ha un prezzo di listino di 21.550 euro. O una Hyundai Tucson 1.6 GDI da 22.750 euro. Entrambe destinate a pagare 1.100 euro di ecotassa.

Il paradosso è che l’attuale crollo delle vendite di auto diesel (a gennaio -28,5%, pari a 31mila vetture mancanti rispetto al 2018) porterà a un innalzamen­to della media delle emissioni delle auto vendute, perché le ibride ed elettriche rappresent­ano una quota minimale, mentre le benzina, in crescita, hanno emissioni di CO2 più alte.

Va infine rilevato che gli italiani sono sempre più affezionat­i a suv e crossover, meno efficienti in termini di consumi ed emissioni rispetto a berline e station wagon. Difficile che l’ecotassa provochi un’inversione di tendenza.

L’autore è country manager

di Dataforce Italia

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 ??  ?? In due Paesi Ue. Dal 2018 è in vigore in Francia il sistema bonusmalus che impone una tassa ai veicoli, da 50 euro fino a 10.500, con emissioni di CO2 superiori ai 120 g/km. In Svezia nuova tassazione in vigore da luglio scorso con contributi fino a 6mila euro per veicoli meno inquinanti
In due Paesi Ue. Dal 2018 è in vigore in Francia il sistema bonusmalus che impone una tassa ai veicoli, da 50 euro fino a 10.500, con emissioni di CO2 superiori ai 120 g/km. In Svezia nuova tassazione in vigore da luglio scorso con contributi fino a 6mila euro per veicoli meno inquinanti
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In Italia.Il sistema di bonus-malus che entrerà in vigore dal primo marzo colpirà, introducen­do un costo aggiuntivo, le auto che emettono più di 160g/km di CO2 mentre premierà, con uno sconto, i modelli che resteranno sotto la soglia dei 70g/km

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