«Paghiamo l’incertezza della politica»
Paolo Lamberti. «Frena sia il mercato interno che quello europeo»
Il quadro di profonda incertezza politica, sia nazionale sia internazionale, frena le decisioni di acquisto e di investimento. Lo dice Paolo Lamberti, presidente di Federchimica, che invita il governo ad agevolare la ripartenza delle costruzioni.
La situazione di profonda incertezza connessa al contesto politico, sia nazionale, sia internazionale sta frenando le decisioni di acquisto e di investimento. Per contrastare il rallentamento in atto potrebbe essere nell’interesse dell’intera collettività agevolare la ripartenza delle costruzioni. Il presidente di Federchimica, Paolo Lamberti, reagisce così di fronte ai dati Istat diffusi ieri, secondo cui la chimica ha registrato una forte battuta d’arresto nell’ultimo mese del 2018: il fatturato, rispetto allo stesso mese del 2017, è calato dell’8,5%, mentre gli ordinativi del 5,3%.
Presidente Lamberti il vostro è un settore termometro e il fatto che anche i dati della chimica non siano positivi significa che a cascata non lo sono quelli di altri settori.Vi aspettavate questo risultato?
Purtroppo sì, ce lo aspettavamo. I segnali di deterioramento sono univoci e diffusi e coinvolgono quasi tutti i settori clienti; il dato negativo di produzione riferito alla chimica, peraltro, non riguarda solo l’Italia, ma in generale l’area euro nel suo complesso.
Quali sono i comparti che stanno trainando maggiormente verso il segno meno anche la chimica? Senza dubbio l’auto sta condizionando in senso negativo anche la chimica. È il caso più eclatante, anche perché rappresenta la più evidente inversione di tendenza rispetto al periodo precedente. L’indebolimento, comunque, è ben più generale e non dipende solo dall’auto. Pesa anche la prolungata crisi dell’edilizia.
Si deve fare una distinzione tra mercato interno e mercato estero? Il deterioramento riguarda sia il mercato interno, sia quello europeo. Nei mercati extra-europei riscontriamo un rallentamento decisamente meno marcato, anche se la situazione non è del tutto omogenea. Le vendite sono in calo, ad esempio, in Turchia, che per la chimica rappresenta il settimo mercato di destinazione dopo i principali Paesi europei e gli Stati Uniti che rimangono l’unico Paese in crescita a doppia cifra.
Qual è il comportamento dei clienti nelle scorte?
In un contesto di generale indebolimento della domanda finale e di forte incertezza, i clienti riducono al minimo le scorte di materie prime chimiche amplificando la caduta delle nostre vendite.
C’è una differenza nell’andamento dei diversi settori della chimica? Il deterioramento è piuttosto generalizzato, ma tengono meglio i comparti connessi al largo consumo, ad esempio i cosmetici.
Ci sono dei fattori che più di altri hanno influito sui dati di dicembre 2018?
Dopo un 2017 molto positivo e una prima parte del 2018 ancora favorevole, un certo rallentamento era da considerarsi fisiologico. Le nostre previsioni di fine anno, tuttavia, prefiguravano già un significativo indebolimento nella seconda parte dell’anno. Uno dei fattori determinanti nell’aggravare la situazione è la profonda incertezza connessa al contesto politico, sia nazionale, sia internazionale. Può sembrare un aspetto secondario invece, come chimica, sappiamo bene quanto può essere deleterio, perché porta gli operatori a frenare fortemente le decisioni di acquisto e di investimento.
Che cosa potrebbe essere utile in questa fase per poter rilanciare l’industria?
Tutto ciò che può contribuire a ridurre l’incertezza, a partire da normative applicate in modo il più possibile omogeneo rispetto agli standard europei e sul territorio nazionale. Per contrastare il rallentamento in atto potrebbe essere nell’interesse, non solo del nostro settore ma dell’intera collettività, agevolare la ripartenza delle costruzioni. Mi riferisco in particolare alle infrastrutture, la cui obsolescenza, tra l’altro, rappresenta un rischio preoccupante da fronteggiare con adeguati investimenti pubblici.