Camorra, per la prima volta arrestato sindaco in Veneto
In arresto 50 persone Per la Dda di Venezia puntavano ai fondi Pmi
Un blitz di Guardia di finanza e Polizia ha portato ieri all’arresto di 50 persone in Veneto, legate alla camorra. Per la prima volta arrestato un sindaco in Veneto: quello di Eraclea, Mirco Mestre, accusato di voto di scambio.
Volevano accedere al fondo di garanzia per le piccole e medie imprese con società “cartiere” decotte, trafficavano in marchi fuori corso legale dell’ex Germania dell’Est da cedere «ad un istituto di credito operante nella Città del Vaticano» e frodavano regolarmente l’Erario attraverso un ramificato «sistema di fatture inesistenti e false assunzioni».
È il nuovo volto della camorra del “nord-est”, che si è «infiltrata» in Veneto e Friuli Venezia Giulia, tentando di inquinarne il tessuto produttivo. In 50 sono finiti agli arresti con l’accusa di far parte di una propaggine camorrista in Veneto, entrata in contatto anche con la politica locale.
Secondo il sostituto procuratore Dda di Venezia Roberto Terzo - che ha coordinato le indagini della Guardia di finanza e della polizia casalesi legati clan Bianco e Bidognetti, ma anche soggetti arruolati in loco, che avevano sostituito dagli anni ’90 il clan messo in piedi dal boss Felice Maniero, avevano preso il controllo del territorio. Un gruppo mafioso «dalla spiccata connotazione imprenditoriale», si legge negli atti, che per indirizzare tutte le società “cartiere” aveva avviato una «gestione contabile “infragruppo” centralizzata». Operazioni finanziarie e di riciclaggio su larga scala, come «l’apertura di conti correnti esteri, il pagamento fittizio di stipendi, l’ottenimento indebito delle indennità di disoccupazione nelle false attestazioni di assunzione» oltre a diverse truffe perpetrate ai danni del Mediocredito del Friuli Venezia Giulia.
Tra queste operazioni spicca il tentativo di ottenere 750mila euro di finanziamenti pubblici per la società - dichiarata fallita con sentenza del 2015 - Navitec srl. Attraverso un giro di false fatturazioni e operazioni contabili fasulle, il clan era riuscito a mettere le mani sui fondi destinati alle piccole e medie imprese. Un capitale non erogato dallo Sviluppo economico dopo la segnalazione della Guardia di finanza.