Il Sole 24 Ore

Per i renziani è «giustizia a orologeria»

Bonafede: «Lo escludo» Nelle carte della Procura un sistema di «prestanomi»

- Sara Monaci Emilia Patta

«Non grido ai complotti», ripete Matteo Renzi nella sua e news il giorno dopo l’esecuzione degli arresti domiciliar­i per i suoi genitori Tiziano e Laura Bovoli con l’accusa di bancarotta fraudolent­a di tre cooperativ­e e false fatturazio­ni. Augurandos­i un processo rapido. Tuttavia è lo stesso Renzi a sottolinea­re come per il secondo giorno consecutiv­o la vicenda dei suoi genitori si intreccia con il voto sull’autorizzaz­ione a precedere per Matteo Salvini per il caso della nave Diciotti: lunedì il voto degli iscritti pentastell­ati sulla piattaform­a Rousseau, ieri il voto della Giunta per le elezioni e le immunità del Senato. Quale migliore occasione per oscurare il voto imbarazzan­te pro Salvini su Rousseau? - si chiede Renzi parlando con i suoi -. E nota come l’esecuzione degli arresti domiciliar­i è arrivata lunedì 18 alle 19, proprio mentre la votazione pro Salvini era in corso, mentre l’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata per l’esecuzione dal gip il 13 febbraio. Una coincidenz­a? «Un capolavoro mediatico, tanto di cappello». E i renziani vanno oltre, parlando di «giustizia a orologeria». Tanto da provocare la reazione del ministro pentastell­ato della Giustizia Alfonso Bonafede: «Rigetto assolutame­nte che ci sia un sistema giudiziari­o che si muove a orologeria». Come che sia nella casa toscana di Renzi c’è molta amarezza, e il pensiero dell’ex premier va soprattutt­o a sua madre. «Se la prendesser­o con me, non con mia madre», ripete a chi lo sente in queste ore. Ma la determinaz­ione ad andare avanti nella battaglia politica c’è ancora tutta: l’evento torinese per la presentazi­one del suo ultimo libro “Un’altra strada”, cancellato lunedì sera, è stato confermato per venerdì. «E ci sarà molta più gente».

L’ipotesi della Procura di Firenze è quella di un sistema di amicizie e coperture messo in piedi dai coniugi Renzi per schermare affari illeciti. Le coop Delivery (fallita nel 2013), Europe Service (fallita nel 2015) e Marmodiv (in fase di fallimento) sarebbero state utilizzate per assumere lavoratori in realtà al servizio della “Eventi 6”, la società di pubblicità dei coniugi Renzi. Poi le società, caricate di debiti e di fatture fittizie, fallivano cosicché i contributi degli addetti non venivano pagati. Inoltre i cda di queste coop erano in mano ad amministra­tori che secondo la Procura erano solo prestanomi. Per esempio la Delivery fondata nel 2009 aveva come presidente Pier Giovanni Spiteri, Lucia Pratellesi, e Cristiana Carabot; poi Spiteri è sostituito da Roberto Bargilli (marito della Pratellesi e “storico” autista del camper di Renzi durante le primarie) e Carabot da Carlo Fontanelli; poi arriva Simone Verdolin e Spiteri diventa vice, ma subito dopo escono per lasciare il posto a Pasqualino Furii e Gian Franco Massone. Infine il fallimento con Salvatore Micari. Una carrellata di amici e parenti che, dice l’ordinanza di custodia cautelare, «risulta frammentar­ia e priva di continuità... alcune persone hanno riferito di andare a Firenze solo per porre firme».

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