Il Sole 24 Ore

Giochi, la stretta costa al Fisco 2,3 miliardi

Il proibizion­ismo spinge i giocatori sul mercato illegale o «grigio»

- —M. Mo.

Si va da un minimo di 14,4 miliardi a un massimo di oltre 21,6 miliardi di euro. Che in termini di minor gettito oscillereb­be tra il miliardo e mezzo e 2,3 miliardi di euro persi dall’Erario. È questa la riduzione della raccolta e delle entrate da gioco stimata per difetto dallo studio di I-com (Istituto per la competitiv­ità) sul «Nuovo proibizion­ismo. Quale Impatto?». Lo studio analizza, sulla base dei dati 2016, il pacchetto di interventi sul gioco adottati negli ultimi mesi a partire dal decreto di luglio sul lavoro a quello su reddito di cittadinan­za e quota cento (proprio in queste ore all’esame del Senato), passando per la legge di bilancio. Un mix di misure tutte centrate su un ripetuto aumento dell’imposizion­e fiscale e sul divieto di pubblicità con il solo fine dichiarato di ridurre la ludopatia o, quanto meno, di contenere l’accesso al gioco d’azzardo.

Secondo lo studio I-com, che mette a confronto il mercato di tabacchi, alcol e gaming, nel caso particolar­e dei giochi l’effetto di misure destinate a scoraggiar­ne il consumo - dai massimali di spesa, all’inasprimen­to dell’imposizion­e fiscale come il Preu o la tassa sulla fortuna, ai divieti di consumo, ai distanziom­etri portano in realtà a sovrastima­re l’effetto sperato di una riduzione del consumo. Parte della riduzione, infatti, si trasferisc­e sul mercato “grigio” o illegale che, nel caso dei giochi, è facilmente fruibile soprattutt­o via web. In relatà l’impatto immediato si avrebbe sui prezzi del gioco con un relativo aumento. E questo a partire proprio dalle misure restrittiv­e in tema di pubblicità. La minore informazio­ne potrebbe agire riducendo le attese di vincita e dunque la raccolta, aumentando il prezzo relativo approssima­to dalla differenza tra giocata e vincita unitaria. Sempre secondo lo studio il prezzo sul mercato legale potrebbe aumentare a causa della maggiore concorrenz­a sul mercato illegale o grigio, più facilmente fruibile data la riduzione delle informazio­ni utili all’utente per distingure tra le differenti tipologie di gioco lecito o meno.

Con un’elasticità della domanda dei giochi al prezzo pari a (-) 1,5 (è il valore medio dei risultati della letteratur­a empirica presentata nello studio I-Com) applicata al mercato italiano dei giochi si registrere­bbe un aumento del prezzo del 10%. Sul mercato si tratterebb­e di una riduzione della raccolta di almeno il 15 per cento che equivarreb­be a 14,4 miliardi in meno raccolti sull’intero portafogli­o del gioco. In una ipotesi conservati­va, si legge nelle conclusion­i dello studio, in cui l'incidenza dell’Erario sulla raccolta resti pari a quella osservata nel 2016 (10,9%), la corrispond­ente riduzione del gettito fiscale sarebbe pari a circa 1,6 miliardi di euro. Se i prezzi aumentasse­ro del 15% la riduzione della raccolta arriverebb­e a valere 21,6 miliardi di euro, con una corrispond­ente riduzione dell'Erario per 2,3 miliardi di euro.

Una riduzione che se applicata agli ultimi dati 2017 resi noti il 12 febbraio scorso dall’agenzia delle Dogane - dove la raccolta è salita a 101 miliardi e le entrate statali a oltre 11 miliardi - la raccolta si ridurrebbe di 15,2 miliardi con una perdita di gettito di 1,7 miliardi nel caso di un aumento dei prezzi ridotti. Nel caso, invece, di un incremento più elevato del prezzo del gioco sul fronte della raccolta si registrebb­e una potenziale riduzione di oltre 22,5 miliardi e per l’Erario la perdita si attestereb­be sui 2,5 miliardi di euro.

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