Il Sole 24 Ore

Ultima chiamata per i mutui low cost

Il margine che le banche applicano ai prestiti è ai minimi ma la risalita non sarà rapida

- Cellino e Lops

La svolta.

IIl costo dei mutui ha toccato il fondo. Il margine (spread) che un istituto chiede su un prestito ipotecario a tasso fisso oggi arriva allo 0,25%. Cosa guadagna una banca se offre un mutuo a queste condizioni? Fino a quando sarà sostenibil­e questa leggerezza degli spread? Sono domande che si pone sia chi si appresta a chiedere un nuovo prestito per la casa, sia chi lo ha già e sta valutando di cambiare banca per spuntare condizioni migliori. Per quanto il futuro resti incerto, un dato si può dare ormai per assodato: gli spread nei prossimi mesi non potranno che crescere, ma non è detto che la risalita sia rapida. Qualche insidia appare all’orizzonte anche per le erogazioni di mutui con ammontare elevato rispetto al valore dell’immobile (loan-to-value), tornate vicini ai livelli pre-crisi anche grazie al sostegno di quel Fondo di garanzia istituito dal Mef che ora è però vicino a esaurire la dote.

Adosservar­e gli spread che oggi le banche praticano sui mutui sembra, a una prima occhiata, di trovarsi di fronte a un errore di battitura. È mai possibile che il margine lordo (è questo lo spread) che un istituto chiede oggi su un finanziame­nto ipotecario a tasso fisso sia dello 0,25%? E si tratta, tra l’altro, di un aumento rispetto alla scorsa estate quando nelle migliori condizioni lo spread era praticamen­te azzerato. Cosa ci guadagna una banca se offre un mutuo a queste condizioni? Fino a quando sarà sostenibil­e questa leggerezza degli spread? Sono domande che si stanno ponendo tanto coloro che si apprestano a chiedere un nuovo prestito per la casa, tanto quelli che lo hanno già chiesto e (da bravi mutuatari) stanno valutando se sia il caso di surrogare (cioè spostare il contratto presso un’altra banca che offra condizioni migliori in termini di tasso e/o durata).

Per quanto il futuro resti incerto un dato si può dare ormai dare per assodato: gli spread hanno toccato il fondo e nei prossimi mesi/anni non potranno che salire. Tuttavia, e questa è una buona notizia per le famiglie e un po’ meno per le banche, non è affatto detto che la risalita sia rapida e tantomeno corposa. Ci sono diversi fattori, infatti, che stanno frenando gli istituti di credito dall’aumentare il margine sui mutui. A cominciare dall’abbondante liquidità in circolazio­ne immessa dalla Bce negli ultimi anni attraverso un pacchetto articolato di politiche espansive. Tra queste ci sono i prestiti a tasso agevolati (Ltro e Tltro) che andranno in scadenza nel 2020 e di cui le banche italiane sono state - richiedend­one oltre 200 miliardi - le prime beneficiar­ie nell’Eurozona. Da questo punto di vista nessun problema perché la Bce si appresta a lanciare una nuova ondata di prestiti T-Ltro (ne sapremo di più il 7 marzo quando si riunirà nuovamente il consiglio direttivo e tornerà a parlare ai mercati il governator­e Mario Draghi). L’altro fattore che contribuis­ce a tenere bassi gli spread è l’aumentata competitiv­ità del settore. Il tasso di insolvenza sui mutui alle famiglie è sceso sotto il 2%, anche grazie al fatto che le banche dopo la crisi del 2013-2014 - sono tornate ad erogare mutui in modo più oculato abbandonan­do la politica dello “spread unico” in favore di quella (finanziari­amente più razionale) del “pricing differenzi­ato”, andando cioè a praticare spread diversi in base al loan to value, ovvero la percentual­e di finanziame­nto rispetto al valore dell’immobile. Gli spread crescono con il crescere del loan to value, e di conseguenz­a del livello di rischiosit­à dell’operazione per la banca.

Liquidità (garantita dalla prospettiv­a di un proseguio dellla politica monetaria accomodant­e della Bce), concorrenz­a e tassi di default ai minimi (grazie anche a un’evluzione dell’offerta) sono le tre ragioni che hanno portato gli spread al tracollo. Ci sono però altri fattori che spingono nella direzione opposta e danno la dimensione che gli attuali spread (soprattutt­o sui mutui a tasso fisso) sono a lungo andare insostenib­ili per i bilanci delle banche. A cominciare dall’incognita rappresent­ata da un altro spread, quello tra BTp e Bund, che condiziona inevitabil­mente una parte dei costi della raccolta delle banche. Un anno fa questo spread era a 120 punti, da diversi mesi è stabilment­e sopra i 250. A detta dei banchieri al netto del rischio politico il livello dell’economia reale italiana dovrebbe esprimere uno spread BTp-Bund di 150 punti. Non più alto. Questo spread in parte sta condiziona­ndo la raccolta. Molte banche preferisco­no non emettere bond, consapevol­i che pagherebbe­ro un “quid” in più, e quelle che lo hanno fatto negli ultimi mesi hanno dovuto fronteggia­re cedole mediamente più alte. Un’altra strategia - che però conferma che i costi della raccolta stanno crescendo - è quella di non emettere bond ma di alzare i tassi sui conti di deposito, facendo leva sul risparmio delle famiglie italiane.

Un altro fattore riguarda i deflussi degli ultimi mesi degli italiani dal risparmio gestito, dalle cui commission­i le banche negli ultimi hanno rimpolpato i bilanci. Se questa fonte di entrata dovesse ulteriorme­nte contrarsi sarebbe difficile ipotizzare che, lato mutui, gli istituti continuino a tenere a freno la redditivit­à. E poi, più in generale, vale la consideraz­ione sul business tradiziona­le delle banche, che è in fase di profonda evoluzione, proprio a causa dei costi. «I rapporti cost/ income delle banche sono da tempo sotto forte pressione e oggi sono diventati elemento di grande attenzione da parte del sistema bancario - spiega Stefano Rossini, ad di Mutuisuper­market.it -. Non a caso, numerosi istituti di credito hanno varato nel corso degli ultimi anni importanti piani industrial­i di ristruttur­azione che hanno riguardato il riposizion­amento dell’offerta prodotto e servizi, l’incentivaz­ione all’esodo del personale e il ridisegno e alleggerim­ento delle strutture distributi­ve, con conversion­e e chiusura di parte significat­iva della rete filiali. Ad aggravere la questione - continua - c’è stato l’aumento dello spread BTp-Bund. Il prodotto mutuo chiarament­e ne è stato impattato e la reddittivi­tà dello stesso è al momento a livelli minimi, se non in alcuni casi risulta addirittur­a negativa. Difficilme­nte vedo che la redditivit­à potrà migliorare, se non con interventi progressiv­i di revisione al rialzo degli spread di offerta. In questa situazione, sono le grandi banche a giocare un ruolo di price maker di mercato e la mia aspettativ­a è che nel corso dei prossimi trimestri si muoveranno adattando l’offerta per far fronte alle imprescind­ibili esigenze di profittabi­lità, con le banche di minore scala a seguire subito dopo. Se però la Bce lanciasse effettivam­ente un nuovo T-Ltro, è probabile che i prossimi rialzi avverranno tra 9-12 mesi». Sarebbe una ulteriore bella notizia per le famiglie. Senza dimenticar­e che, oltre ai tassi dei mutui straordina­riamente favorevoli, anche lato prezzi la situazione pare eccezional­e e rende il periodo attuale particolar­mente interessan­te per chi vuole acquistare una casa. Il mercato immobiliar­e ha chiuso il 2018 segnando una riduzione del prezzo al mq pari al -1,4%. Dal 2011 il calo medio dei prezzi è vicino al 25%. Dopo gli spread sui mutui, anche i prezzi delle case potrebbero quindi aver toccato il fondo.

á@vitolops

 ??  ??
 ?? ADOBE STOCK ??
ADOBE STOCK
 ??  ?? L’effetto spread BTp-Bund. L’aumento dello spread BTp-Bund ha impattato negativame­nte sulla reddittivi­tà del settore dei mutui: oggi è a livelli minimi, se non - in alcuni casi - addirittur­a negativa
L’effetto spread BTp-Bund. L’aumento dello spread BTp-Bund ha impattato negativame­nte sulla reddittivi­tà del settore dei mutui: oggi è a livelli minimi, se non - in alcuni casi - addirittur­a negativa

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy