Il diario da «highlander» di Shaun Bythell
Forse tutte le persone che lavorano in un negozio dovrebbero tenere un diario e poi trasformarlo in libro. Altro che bacheche online o saggi sociologici: volumi simili potrebbero essere preziosi per comprendere la nostra bizzarra contemporaneità, divisa (spezzata?) tra online e offline.
Shaun Bythell, libraio scozzese, dal suo diario ha davvero tratto un libro, pubblicato in Italia da Einaudi. Il rapporto tra mondo reale e digitale è più che mai difficile quando parliamo di libri e librerie ed è una curiosa coincidenza che Bythell viva a Wigtown: chi ci abita forse l’associazione mentale non la fa più. Noi possiamo: letteralmente il luogo si chiama “città della parrucca”, nome che evoca antichi riti estetici. Antico è senz’altro il rito di leggere e stampare libri; altrettanto antico è quello di venderli. Quasi un’arte, che include la capacità di intuire i gusti e i desideri delle persone, di assecondarne le piccole manie e di perdonarne le debolezze.
Gli aneddoti di Shaun Bythell dovrebbero convincere di quanto sia meraviglioso il mestiere di libraio, che significa anche essere un po’ psicologi, esegeti, cartomanti, sensali: gli incontri che si fanno in libreria, reali o mediati dalla pagina scritta, possano cambiare la vita (in meglio).