La temibile frontiera che sta dentro di noi
L’autore fissa lo sguardo sull’incomprensione di sé
Chesit ratti della relazione tra un
uomo e una donna, trale gene
razioni o tra popoli di diversa origine, religione e cultura, in tutti i suoi libri Abr ah amB.Y eh oshua ha esplorato e scandagliatole seduzioni e le insidie delle differenze e delle identità. Nel suo impegno pubblico più volte ha dichiarato di temere l’arroccamento i denti tari o, il mi todi una pretesa natura – personale o etnica o nazionale - che si vuole inesorabilmente simile a se stessa e a nessun altra, il muro che divide. Nel suo nuovo libro, Il tunnel,l’ ottantaduenne scrittore israeliano spinge il suo sguardo più in là: questa voltala frontiera temibile e l’ incomprensione si annidano all’ interno di uno stesso individuo. Nella prima pagina del romanzo il settantatreenneingegnere Z vi L uria, accompagnato dalla moglie, si sta facendo visitare da un neurologo: effettivamente l’ indagine clinica, co mesi temeva, ha rilevato l’ inizio di una« atrofia dello bo frontale ». L’ ingegnere si allarma: dietro quelle tecniche espressioni mediche serpeggiala terribile minaccia della demenza senile. Mail neurologo lo rassicura con parole che non si aspetta: dovrà combattere la malattia «con una giusta disposizione di spirito ». Il paziente è stupefatto: ha semprepensato che« mente e spirito fossero la stessa cosa», ma il medico non è di questa opinione. Da quel momento in Z vi L uria mente e spirito allestiranno la loro battaglia, un conflitto disarmato ma non per questo meno drammatico sul quale è costruita la trama di questo bellissimo e, nella sua semplicità e profondità, davvero commovente libro.
Lo scrittore tocca il tema della vecchiaia e soprattutto delle mutazioni cerebrali, che con l’ invecchiamento della popolazione so nodi grande rilievo nella realtà occidentale, senza essere né catastrofico né consolatorio. Come sempre l’ estro narrativo di Y eh oshuan on è soltanto psicologico, el asuaforz asta nell’ infrangere le suggestioni dell’ apparenza e nel tenere insieme, con un vincolo mai ostentato, mai didascalico, tanto meno
ideologico, i percorsi privati e quelli collettivi, le loro ragioni e le loro follie, non sempre facilmente distinguibili. Qui accade fin dal titolo: il tunnel è quello in
cui teme di avviarsi l’ingegnere, cioè la
men teche dimentica, si oscura, si perde; ma è anche il tunnel di cemento e armature metallicheche si propone di costruire per non spianare una collinetta nel deserto del Negeev.Spint od alla moglie, in- fatti, si lascia ingaggiare, lui che è da tempo un onorevole pensionato, come assistente volontari odi un ben più giovane ingegnere della stessa società di costruzioni stradali per cui ha lavorato in passato. La collaborazione al progetto del tunnel non sarà volta però soltanto a tenere in allenamento il cervello: la posta diventa più alta, si tratta di proteggere degli esseri umani. Nell’intrigo del libro entrano infatti inscena accanto al giovane ingegnere, un vecchioe aspro comandante dell’ esercito e un disperato terzetto
di palestinesi, che una vicenda famigliare
ha portato a essere senza più nazionalità e a nascondersi dentro gli antichi ruderi che sorgono sulla cima della collinetta.
La trama di questo nuovo libro di Y eh oshua non potrebbe essere più realistica:ogni elemento della composizione narrativa, che si tratti di luoghi, di usanze sociali, di strutture pubbliche, è minuziosamente calato nella vita israeliana. Ma nello stesso tempo c’è un’intelaiatura simbolica che accompagna la vicenda, i suoi fatti e i suoi personaggi, come una costante e rivelatrice musica di fondo. L’ ingegnere non potrà debellare l’ atrofia dello bo frontale, la confusione che avanza, l’ oblio. Malo spirito fa la sua parte e nell’avventura del tunnel la sua forza avrà la meglio e riuscirà a sconfiggere la tirannia della mente, con i suoi precetti identitarie le sue spesso vane certezze.