Tav, oggi il vertice di Governo Resta il nodo bandi
Botta e risposta con Di Maio sul salario minimo. Gentiloni presidente, De Micheli vice
Sarà questa mattina l’atteso vertice di governo sulla Tav. All’incontro a Palazzo Chigi, prenderanno parte con il premier Giuseppe Conte i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini e il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Resta il nodo dei bandi da approvare per non perdere i fondi Ue. I consiglieri Telt potrebbero deliberare e poi dimettersi.
A differenza del suo predecessore Matteo Renzi il neo segretario del Pd - eletto alle primarie di domenica scorsa con il 67% dei voti - non si insedierà subito a Largo del Nazareno ma attenderà la proclamazione dei risultati del congresso all’assemblea nazionale già convocata per il 17 marzo. Ma mentre lo spoglio è ancora in corso Nicola Zingaretti già si muove come il capo dell’opposizione. E parte dai temi caldi dell’agenda politica: Tav e autonomie. Ieri è volato a Torino per un primo incontro con il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, che corre per la riconferma alle regionali che si terranno assieme alle europee il 26 maggio. E nei prossimi giorni incontrerà gli altri suoi “colleghi” governatori per mettere a punto una proposta unitaria del Pd - che tenga insieme i governatori del Nord e quelli del Sud - sulla questione dell’autonomia differenziata chiesta da Veneto, Lombardia ed Emilia Romana in attivazione dell’articolo 116 della Costituzione. Ma a Torino si è parlato soprattutto di Tav, e Zingaretti ha subito voluto dare un segnale forte in favore dello sblocco dei cantieri: «I bandi non si interrompono. Sarebbe criminale ipotizzare di perdere centinaia di milioni di investimenti e migliaia di posti di lavoro». E ancora: «Creare lavoro vuol dire investire sulle infrastrutture. Noi avevamo iniziato, forse in modo insufficiente, ma questo governo mette indietro le lancette e scarica il costo su famiglie e giovani».
Tav e autonomie, dunque. Anche se le urgenze sono tutte politiche, dalla riorganizzazione interna del partito alle modalità con cui presentarsi alle europee. Nei prossimi giorni Zingaretti incontrerà gli interlocutori di una possibile lista unica europeista come caldeggiato da Carlo Calenda, ossia Benedetto Della Vedova di Più Europa, Federico Pizzarotti di Italia in Comune e Monica Frassoni per i Verdi. Quanto al partito, Zingaretti proporrà all’assemblea di eleggere presidente l’ex premier Paolo Gentiloni. Non è ancora chiaro se la segreteria sarà allargata a esponenti della minoranza, ma l’idea di Zingaretti è di essere il più «inclusivo» possibile. E sua vice sarà una donna: l’ex lettiana Paola De Micheli, coordinatrice politica della sua mozione. Una segnale di novità verrà inoltre dato con l’affiancamento ad ogni dipartimento di un forum tematico aperto alla società civile.
I dati finali delle primarie, resi noti in serata, danno il numero dei votanti a un milione e 600mila. Un po’ meno di quanto sembrasse ieri ma comunque un buon dato («straordinario» per il neo segretario). Zingaretti si attesta al 66,5%, Maurizio Martina attorno al 23 e Roberto Giachetti tra il 12 e il 13. L’evento primarie sembra aver già avuto effetto sui sondaggi, con il Pd a soli due punti dal M5s (si veda l’articolo di Roberto D’Alimonte a pagina 20). Un certo nervosismo in casa pentastellata si evince anche dalla “provocazione” del vicepremier Luigi Di Maio: «Zingaretti? Il mio bocca al lupo. Il M5S fra pochi giorni porta in Parlamento una misura che introduce ed estende il salario minimo a tutte le categorie di lavoratori. Una battaglia di tutti e sul tema mi auguro di vedere un’ampia convergenza parlamentare, a partire proprio da Zingaretti». Provocazione, per ora, rispedita al mittente: «I processi politici non si fanno con le furbizie», risponde il governatore del Lazio. I suoi ricordano, con il capogruppo in Senato Andrea Marcucci, che esiste già un Ddl sul salario minimo presentato dal Pd: «Votino loro la nostra legge già depositata».