Appalti, ripartono i pagamenti trainati da Regioni e Comuni
Nei primi due mesi 2019 +16% di spesa per il via alla cassa degli enti locali Nel Dl sblocca-cantieri un primo elenco di opere da commissariare
Do pola crisi decennale arrivano segnali di risveglio di appalti e investimentipubblici a inizio 2019: nei primi due mesi dell’anno la spesa effettiva è aumentata del 16%. Sono soprattutto Regioni e Comuni a spingere la ripresa, mentre la sanità resta ferma e i ministeri arretrano. La ragione del rimbalzo è in una mossa varata a ottobre e completata dalla manovra: lo «sblocco degli avanzi», ossia la liberazione dai vincoli contabili dei soldi che le amministrazioni avevano in cassa senza poterli spendere. Il risultato :+84,9% la spesa effettiva in contocapitale delle Regioni nei primi due mesi dell’anno rispetto a gennaiofebbraio 2018, e +21,8% nei Comuni.
A Palazzo Chigi si susseguono gli incontri tecnici sul decreto sbloccacantieri, che prova faticosamente a prendere forma. La bozza su cui si lavora corre su due binari: le modifiche al Codice appalti, su cui c’è il sostanziale accordo M5S-Lega; e l’elenco delle opere da sbloccare subito, con la nomina dei commissari straordinari. Spunta un primo elenco di opere su cui intervenire. Ma su questa seconda parte i giochi, anche politici, restano aperti.
Segnali di risveglio dal mercato degli appaltitrafine2018einizio2019.Ariaccendereimotoridellaspesaeffettivasono Regioni e Comuni, mentre la macchinadiministeriesanitàrimaneingolfata. E proprio la geografia della spesa indica che la ragione del rimbalzo è in unamossaavviataaottobreecompletatadallamanovrapersciogliereunodei tanti nodi della contabilità pubblica. In gergoèlo«sbloccodegliavanzi»,misuravolutasoprattuttodalsottosegretario all’Economia Massimo Garavaglia. In praticaèlaliberazionedaivincolicontabilideisoldicheleamministrazioniavevano in cassa senza poterli spendere.
Tradotta nelle cifre monitorate dal cervellone della Ragioneria generale sui pagamenti, la rimozione definitiva di uno dei tanti paradossi nelle regole della Pa suona così: +84,9% nella spesa effettiva in conto capitale delle Regioni nei primi due mesi dell’anno rispetto a gennaio-febbraio 2018,e +21,8% nei Comuni. Risultati che permettono al complesso della Pa di archiviare un primo bimestre 2019 con un +15,8% complessivo, anche se la sanità rimane ferma e lo Stato arretra. Se sarà confermato nei prossimi mesi a questi livelli, è un dato piuttosto clamoroso, atteso da anni e mai arrivato.
A facilitare la nettezza della ripresa c’è anche l’entità della lunga depressione che ha caratterizzato il settore. Nel 2007 gli enti locali hanno speso 18 miliardi in investimenti. Nel 2018 9,3 miliardi: la metà. Nessuno può gridare alla vittoria, è solo un risveglio. E sarebbe andata peggio senza il mini-rilancio di ottobre-dicembre, grazie a un primo sblocco degli avanzi realizzato con circolare. Il dato di dicembre, in effetti, suona come record: 1,46 miliardi di spesa solo nei Comuni.
Cifre confermate dall’Osservatorio Cresme-Ifel che segnala come la ripresa dei Comuni dell’inizio del 2019 sia spalmata sul territorio nazionale: +24% al nord, +29% al centro, +15% al sud. Pesa la dimensione urbana perché il boom (+123%) si registra nelle città con oltre 250mila abitanti.
Questi numeri significano soprattutto pagamenti arretrati alle imprese, mentre sui debiti commerciali le anticipazioni extra di Cdp liberano 1,12 miliardi fra enti locali (770 milioni in 406 enti) e Regioni (350 milioni per 7 casi). Non proprio un risultato esaltante. Però aiuta.
Ma qualche segnale incoraggiante arriva anche per il futuro, con la dinamicadeibandidigara:nonèunanovità perchélaripresaquieragiàarrivatanel 2018. Questi bandi - date la patologie italiane-sonosoloannuncisullacarta, promesse di opere future. C’erano tuttavianonpocheincognitesuquestoinizio2019,soprattuttoperlepiccolissime opere su cui era scattata la norma della leggedibilanciocheeliminaval’obbligo digara.Eranostatiespressimoltidubbi dagliosservatoriancheinterminidirischi di trasparenza per il mercato. Il risultato di gennaio-febbraio è sorprendente: non solo non c’è stato l’azzeramentodellegare,maaddiritturaunaumentodell’8,6%perleoperediimporto finoa150milaeuro(percuièresapossibile una procedura negoziata senza bando)edel22,8%perquelleda150mila a 500mila euro. Nessun effetto tagliagare, quindi, almeno stando ai dati del Cresme.Mal’aumentoècontinuatoper tutte le opere (+13%) se si considerano quelli che il Cresme chiama «mercati tradizionali» (cioè l’appalto di esecuzione di soli lavori). Il dato diventa clamoroso se si considerano anche i mercati innovativi, con una crescita a gennaio-febbraio 2019 dell’82,8%.
Questo risultato è spiegato da una tendenza messa a fuoco da un altro lavororealizzatodaCresme-Ifel,l’OsservtatorioperilPPP(partenariatopubblico-privato): opere in project financing econcessioni.«Nel2018-scrivel’Osservatorio-siconsolidalacrescitadelleiniziative piccole e medie e riprendono a crescerequelledigrandedimensione». Anchequilaspintaprincipalearrivadai comuni.Ilrisultatototaleèun+90%dell’importo delle opere messe in gara.
La ripresa nasce soprattutto dallo sblocco dei fondi nelle casse delle amministrazioni territoriali
Osservatorio CresmeIfel: sprint anche per le opere in project financing e in concessione