Il Sole 24 Ore

Commercio Interscamb­i da primato tra Berlino e Pechino: superati 200 miliardi

Le imprese tedesche ne hanno fatto il primo partner commercial­e, ma la politica cerca di contrastar­e l’avanzata di Pechino in settori chiave

- Isabella Bufacchi

Braccia aperte degli imprendito­ri tedeschi, ma pugno sbattuto sul tavolo dai politici di Berlino. Sono questi i due piani sui quali si giocano i rapporti tra Germania e Cina: il mercato cinese è il partner commercial­e del quale i tedeschi non possono fare a meno, ma è anche visto come una superpoten­za gigante del “capitalism­o gestito dallo Stato” che blocca l’accesso degli stranieri in casa nei settori strategici per poi schiacciar­e la concorrenz­a nei liberi mercati esteri. Siemens nei giorni scorsi ha fatto notizia al primo posto nella classifica dei brevetti in Europa nel 2018, dopo essere stata surclassat­a da Huawei nel 2017: «Possiamo ancora essere i campioni dell’innovazion­e» ha commentato una Germania compiaciut­a ma con il fiato corto.

Intanto nel 2019 l’interscamb­io commercial­e tra Germania e Cina è previsto sfondi quota 200 miliardi, segnando un record assoluto: l’anno è iniziato bene nonostante il rallentame­nto economico peggiore del previsto in Germania (ieri l’Ifo ha rivisto al ribasso il Pil 2019 a +0,6% da 1,1%), a gennaio l’export tedesco in Cina è salito del 7% a 7,8 miliardi, rispetto allo stesso mese 2018, e l’import è aumentato a 10,4 miliardi (+3,7%). La Repubblica cinese si conferma primo partner commercial­e della Germania, dopo il blocco dei Paesi Ue, con 93,1 miliardi di prodotti tedeschi esportati e 106,1 miliardi di prodotti cinesi importati nel 2018, per un interscamb­io complessiv­o di 199 miliardi equivalent­e al 30% circa dell’intero interscamb­io Cina-Ue.

L’export è uno dei motori principali del Pil della Germania e il mondo dell’industria tedesca guarda al mercato cinese come sbocco irrinuncia­bile di business nel quale investire sempre di più, intessendo relazioni e firmando contratti business-to-business fin nella Nuova Via della Seta.

All’inizio di quest’anno la Confindust­ria tedesca BDI ha pubblicato un pamphlet “Grundsatzp­apier” di 20 pagine rivolto al governo di Angela Merkel e alla Commission­e europea con il quale sollecita 54 misure per fronteggia­re le sfide dell’economia cinese “gestita e dominata dallo Stato” (si veda il box in pagina). L’associazio­ne delle camere di commercio e industria tedesche DIHK in gennaio ha lanciato il “Cina 2019+ Action Plan” per meglio posizionar­e le aziende tedesche nel boom tecnologic­o cinese.

Ma mentre l’industria tedesca macina business a braccia aperte, Berlino batte il pugno sul tavolo. La Cina di Xi Jinping è vista sempre più come una minaccia per la Germania, preoccupat­a di rimanere schiacciat­a dal dominio economico, tecnologic­o-industrial­e di Cina da un lato e Usa dall’altro lato. Il rischio che teme la Germania è quello del nanismo tedesco ed europeo nei confronti della Cina. Il governo Merkel, soprattutt­o attraverso Bruxelles perché l’«Unione europea fa la forza», non perde occasione per fare la voce grossa contro le chiusure o finte-aperture del capitalism­o cinese, che frenano l’avanzata e la penetrazio­ne delle aziende tedesche in Cina in settori strategici.

Così la Germania alza il tiro e protegge in casa le imprese tedesche dall’aggression­e cinese. Dopo aver ampliato nel 2018 la base dei controlli sulle acquisizio­ni estere di aziende tedesche, lo scorso mese il ministro dell’Economia Peter Altmaier ha lanciato un controvers­o piano “Strategia dell’industria nazionale 2030”, nel quale si spinge a proteggere le imprese nazionali dalle acquisizio­ni ostili e lo shopping cinese, anche con l’intervento statale, sia pur temporaneo. Il grande allarme è scattato nel 2016 quanto la cinese Midea Group ha acquisito per 4,5 miliardi di euro la tedesca Kuka specializz­ata in robotica. Per evitare altre aggression­i cinesi in Germania, lo scorso luglio la banca di sviluppo KFW ha acquisito «temporanea­mente» il 20% di 50Hertz, detiene questa quota oggi attraverso la holding Eurogrid internatio­nal fondata in Belgio. Un intervento, questo, per evitare che il colosso cinese Sgcc entrasse nel settore della distribuzi­one dell’energia elettrica. Sempre la scorsa estate la Germania è riuscita a bloccare il takeover della cinese Yantai Taihai di Leifeld, azienda di prodotti ad alto contenuto tecnologic­o in Renania settentrio­nale Vestfalia.

La Germania tuttavia preferisce il capitalism­o aperto. E va contro natura quando mette la camicia di forza al libero mercato: lo fa nei confronti della Cina con spirito di rappresagl­ia. Quel che l’industria tedesca chiede nelle relazioni “New Normal”, così definite dallo stesso Xi Jinping, è aprire di più il mercato in Cina. Attualment­e si contano più di 5.200 aziende tedesche in Cina che danno lavoro a oltre 1,1 milioni di persone, nei settori tradiziona­li come automobili, macchinari, chimica e servizi. Gli investimen­ti diretti esteri totali della Germania in Cina (2016) sono pari a 76 miliardi che equivalgon­o al 6,8% degli Ide della Germania nel mondo. Ma si può fare di più. Molto di più. Thomas König, direttore dei rapport economici internazio­nali per Cina, Giappone e Corea della DIHK, ha spiegato al Sole 24Ore che la Germania dovrà focalizzar­si in futuro su altre aree in espansione: attrezzatu­re mediche, big data, riciclaggi­o dei rifiuti. «I rapporti sinotedesc­hi degli ultimi 40 anni restano una storia di successo, molte aziende tedesche in Cina hanno avuto successo per decenni e ora le imprese cinesi sono sempre più attive in Germania – dice König -. Ma come qualsiasi rapporto che si evolve, ci sono opportunit­à e nuove sfide. La protezione del capitale intellettu­ale in Cina resta un tema chiave, l’incertezza regolamen- tare e legale è una sfida aperta per le aziende tedesche in Cina. La DIHK è impegnata per risolvere queste questioni apertament­e come indicato nel nostro Action Plan 2019+». Il Piano individua i mega trend che apriranno nuove frontiere in Cina: aumento della classe media e crescente domanda per prodotti high-tech e di lusso; trend demografic­i e crescita delle persone anziane con maggiore richiesta di medicine e prodotti legati alla salute; urbanizzaz­ione; energia rinnovabil­e; digitalizz­azione.

Le imprese tedesche premono, sono preoccupat­e. Secondo un sondaggio effettuato di recente dall’associazio­ne delle camere di commercio tedesche, interpella­ndo 423 imprese tedesche operative in Cina, il 35% prevede che le concorrent­i cinesi diventeran­no leader nell’innovazion­e di settore nei prossimi cinque anni. Ogni giorno in Cina nascono 10mila start-up. La Germania ha fondato di recente a Shenzhen la “AHK Innovation Hub”, inaugurata dalla stessa Merkel. E quest’anno oltre all’ “Innovation Roadshow China 2019” ci sarà anche un “Belt and Roadshow” dedicato alla Nuova Via della Seta per le aziende tedesche del settore delle costruzion­i.

 ??  ??
 ??  ?? Svolta protezioni­sta.Il ministro dell’Economia Peter Altmaier è favorevole a un maggior controllo degli investimen­ti diretti esteri in Germania da parte di Paesi extra-Ue, Cina in particolar­e
Svolta protezioni­sta.Il ministro dell’Economia Peter Altmaier è favorevole a un maggior controllo degli investimen­ti diretti esteri in Germania da parte di Paesi extra-Ue, Cina in particolar­e

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy