Commercio Interscambi da primato tra Berlino e Pechino: superati 200 miliardi
Le imprese tedesche ne hanno fatto il primo partner commerciale, ma la politica cerca di contrastare l’avanzata di Pechino in settori chiave
Braccia aperte degli imprenditori tedeschi, ma pugno sbattuto sul tavolo dai politici di Berlino. Sono questi i due piani sui quali si giocano i rapporti tra Germania e Cina: il mercato cinese è il partner commerciale del quale i tedeschi non possono fare a meno, ma è anche visto come una superpotenza gigante del “capitalismo gestito dallo Stato” che blocca l’accesso degli stranieri in casa nei settori strategici per poi schiacciare la concorrenza nei liberi mercati esteri. Siemens nei giorni scorsi ha fatto notizia al primo posto nella classifica dei brevetti in Europa nel 2018, dopo essere stata surclassata da Huawei nel 2017: «Possiamo ancora essere i campioni dell’innovazione» ha commentato una Germania compiaciuta ma con il fiato corto.
Intanto nel 2019 l’interscambio commerciale tra Germania e Cina è previsto sfondi quota 200 miliardi, segnando un record assoluto: l’anno è iniziato bene nonostante il rallentamento economico peggiore del previsto in Germania (ieri l’Ifo ha rivisto al ribasso il Pil 2019 a +0,6% da 1,1%), a gennaio l’export tedesco in Cina è salito del 7% a 7,8 miliardi, rispetto allo stesso mese 2018, e l’import è aumentato a 10,4 miliardi (+3,7%). La Repubblica cinese si conferma primo partner commerciale della Germania, dopo il blocco dei Paesi Ue, con 93,1 miliardi di prodotti tedeschi esportati e 106,1 miliardi di prodotti cinesi importati nel 2018, per un interscambio complessivo di 199 miliardi equivalente al 30% circa dell’intero interscambio Cina-Ue.
L’export è uno dei motori principali del Pil della Germania e il mondo dell’industria tedesca guarda al mercato cinese come sbocco irrinunciabile di business nel quale investire sempre di più, intessendo relazioni e firmando contratti business-to-business fin nella Nuova Via della Seta.
All’inizio di quest’anno la Confindustria tedesca BDI ha pubblicato un pamphlet “Grundsatzpapier” di 20 pagine rivolto al governo di Angela Merkel e alla Commissione europea con il quale sollecita 54 misure per fronteggiare le sfide dell’economia cinese “gestita e dominata dallo Stato” (si veda il box in pagina). L’associazione delle camere di commercio e industria tedesche DIHK in gennaio ha lanciato il “Cina 2019+ Action Plan” per meglio posizionare le aziende tedesche nel boom tecnologico cinese.
Ma mentre l’industria tedesca macina business a braccia aperte, Berlino batte il pugno sul tavolo. La Cina di Xi Jinping è vista sempre più come una minaccia per la Germania, preoccupata di rimanere schiacciata dal dominio economico, tecnologico-industriale di Cina da un lato e Usa dall’altro lato. Il rischio che teme la Germania è quello del nanismo tedesco ed europeo nei confronti della Cina. Il governo Merkel, soprattutto attraverso Bruxelles perché l’«Unione europea fa la forza», non perde occasione per fare la voce grossa contro le chiusure o finte-aperture del capitalismo cinese, che frenano l’avanzata e la penetrazione delle aziende tedesche in Cina in settori strategici.
Così la Germania alza il tiro e protegge in casa le imprese tedesche dall’aggressione cinese. Dopo aver ampliato nel 2018 la base dei controlli sulle acquisizioni estere di aziende tedesche, lo scorso mese il ministro dell’Economia Peter Altmaier ha lanciato un controverso piano “Strategia dell’industria nazionale 2030”, nel quale si spinge a proteggere le imprese nazionali dalle acquisizioni ostili e lo shopping cinese, anche con l’intervento statale, sia pur temporaneo. Il grande allarme è scattato nel 2016 quanto la cinese Midea Group ha acquisito per 4,5 miliardi di euro la tedesca Kuka specializzata in robotica. Per evitare altre aggressioni cinesi in Germania, lo scorso luglio la banca di sviluppo KFW ha acquisito «temporaneamente» il 20% di 50Hertz, detiene questa quota oggi attraverso la holding Eurogrid international fondata in Belgio. Un intervento, questo, per evitare che il colosso cinese Sgcc entrasse nel settore della distribuzione dell’energia elettrica. Sempre la scorsa estate la Germania è riuscita a bloccare il takeover della cinese Yantai Taihai di Leifeld, azienda di prodotti ad alto contenuto tecnologico in Renania settentrionale Vestfalia.
La Germania tuttavia preferisce il capitalismo aperto. E va contro natura quando mette la camicia di forza al libero mercato: lo fa nei confronti della Cina con spirito di rappresaglia. Quel che l’industria tedesca chiede nelle relazioni “New Normal”, così definite dallo stesso Xi Jinping, è aprire di più il mercato in Cina. Attualmente si contano più di 5.200 aziende tedesche in Cina che danno lavoro a oltre 1,1 milioni di persone, nei settori tradizionali come automobili, macchinari, chimica e servizi. Gli investimenti diretti esteri totali della Germania in Cina (2016) sono pari a 76 miliardi che equivalgono al 6,8% degli Ide della Germania nel mondo. Ma si può fare di più. Molto di più. Thomas König, direttore dei rapport economici internazionali per Cina, Giappone e Corea della DIHK, ha spiegato al Sole 24Ore che la Germania dovrà focalizzarsi in futuro su altre aree in espansione: attrezzature mediche, big data, riciclaggio dei rifiuti. «I rapporti sinotedeschi degli ultimi 40 anni restano una storia di successo, molte aziende tedesche in Cina hanno avuto successo per decenni e ora le imprese cinesi sono sempre più attive in Germania – dice König -. Ma come qualsiasi rapporto che si evolve, ci sono opportunità e nuove sfide. La protezione del capitale intellettuale in Cina resta un tema chiave, l’incertezza regolamen- tare e legale è una sfida aperta per le aziende tedesche in Cina. La DIHK è impegnata per risolvere queste questioni apertamente come indicato nel nostro Action Plan 2019+». Il Piano individua i mega trend che apriranno nuove frontiere in Cina: aumento della classe media e crescente domanda per prodotti high-tech e di lusso; trend demografici e crescita delle persone anziane con maggiore richiesta di medicine e prodotti legati alla salute; urbanizzazione; energia rinnovabile; digitalizzazione.
Le imprese tedesche premono, sono preoccupate. Secondo un sondaggio effettuato di recente dall’associazione delle camere di commercio tedesche, interpellando 423 imprese tedesche operative in Cina, il 35% prevede che le concorrenti cinesi diventeranno leader nell’innovazione di settore nei prossimi cinque anni. Ogni giorno in Cina nascono 10mila start-up. La Germania ha fondato di recente a Shenzhen la “AHK Innovation Hub”, inaugurata dalla stessa Merkel. E quest’anno oltre all’ “Innovation Roadshow China 2019” ci sarà anche un “Belt and Roadshow” dedicato alla Nuova Via della Seta per le aziende tedesche del settore delle costruzioni.