L’ipotesi di estendere il «golden power» ad appalti e forniture
Nato: consultazioni sul 5G. Verso standard minimi di sicurezza nelle gare pubbliche
L’attuale normativa sul “golden power” non consente l’esercizio dei poteri speciali, come il veto, su operazioni commerciali. Per questo a Palazzo Chigi, su input del sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti, si starebbe studiando una modifica, da inserire forse nel decreto sblocca cantieri, che ne amplierebbe il raggio d’azione, oggi limitato ai casi in cui vengano acquisite partecipazioni azionarie in aziende che operano in settori ritenuti strategici (difesa, tlc, energia, tarsporti). L’allargamento agli appalti/forniture consentirebbe teoricamente di intervenire – tra gli altri settori strategici – anche sul 5G e sulle forniture tecnologiche di Huawei e Zte. Ma siamo ancora alle ipotesi tecniche, peraltro secondo alcuni di difficile realizzazione in considerazione delle regole europee. In ogni caso, se anche fosse modificata la normativa originaria (il decreto 21 del 2012), il golden power andrebbe poi esercitato caso per caso in consiglio dei ministri con appositi Dpcm.
Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, a margine di un’audizione alla Camera, si è detto «assolutamente favorevole alla riflessione» sulla estensione delle prerogative del golden power, «una valutazione sui vari scenari mondiali che possono riguardare la Cina ma anche altri Paesi o investitori». Un altro discorso aperto, su suggerimenti degli esperti del Dipartimento per le informazioni sulla sicurezza, è l’introduzione di requisiti addizionali su gare e procurement per asset strategici della Pubblica amministrazione: la pratica del massimo ribasso verrebbe consentita solo se si rispettano determinate soglie di sicurezza.
Nel frattempo va ancora attivato il Cvcn (Centro di valutazione e certificazione nazionale) che, presso il ministero dello Sviluppo economico, dovrà certificare, qualificare ed eventualmente fare raccomandazioni sugli apparati tecnologici montati sulle reti strategiche. Non basta il decreto ministeriale firmato da Di Maio, manca ancora il decreto direttoriale che deve definire il funzionamento del Centro, per il quale potrebbero servire risorse dedicate.
Ieri intanto anche la Nato si è pronunciata sul 5G. «Alcuni alleati – ha detto il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg – hanno espresso preoccupazioni sulle infrastruttura 5G di Huawei. Prendiamo queste preoccupazioni molto sul serio, e per questo continuiamo a consultarci, e vedere se la Nato ha un ruolo da giocare nell’affrontare gli aspetti della sicurezza».
Il nuovo standard di telecomunicazioni mobili è del resto solo uno dei temi che hanno acceso le preoccupazioni diplomatiche. L’interesse cinese sui grandi porti del Nord è un altro terreno scivoloso. In questo caso, sottolinea una fonte tecnica vicina al dossier, uno degli aspetti controversi potrebbe essere l’eventuale firma di accordi tra Authority portuali e controparti cinesi rappresentate non da un’Autorità pubblica ma da un’impresa. Il rischio paventato, secondo questa interpretazione, è che alle concessioni o ai contratti non si applichino le regole del Codice degli appalti pubblici. L’articolo 16 del testo infatti contiene una deroga proprio nel caso di accordi internazionali (bisognerà verificare se l’MoU che si va a firmare ne avrà il rango). sviluppo, abbiamo treni che vanno tutti i giorni in quel Paese. E loro creeranno un mega impianto da milioni di metri di metri quadri a Kosice. Visto che stiamo acquisendo altri interporti in Italia con quella società, possiamo pensare anche di rivolgerci all’estero. In quel caso con una quota di minoranza, anche perché può essere un investimento potenzialmente rischioso.
Vi è un terzo passaggio, però. Sì, l’intesa prevede di sviluppare con Cccc dei progetti in Cina. Questo è scritto nell’accordo. Avremo poi i 90 giorni successivi alla firma per definire in maniera più dettagliata ogni cosa. Ma nell’intesa c’è un riferimento esplicito al rispetto di tutte le normative comunitarie.
A che progetti comuni pensate in Cina?
Ad esempio a piattaforme logistiche in cui Cccc ha un ruolo di costruzione o di gestione o immobiliare. Se queste piattaforme possono essere utili, ad esempio, per l’esportazione dei nostri prodotti, avere un piede là dentro può essere interessante.