Il Sole 24 Ore

CINA E DIFESA, AFFARI ESTERI NELLA GARA ELETTORALE

- Di Lina Palmerini

La questione del Memorandum sulla Cina oltre a porre dei problemi in sé sulla rete 5G e sugli investimen­ti in settori italiani strategici come energia e telecomuni­cazioni – di cui si parla espressame­nte in quel testo – ha rimesso in discussion­e il tema della politica estera dei due partiti al Governo. Per scoprire non solo che la linea di entrambi resta inafferrab­ile perché fluttuante e mobile, ma anche per verificare che pure la politica estera è diventata ormai il quotidiano terreno di competizio­ne tra i due vicepremie­r. Risultato è che perfino nelle relazioni internazio­nali non si capisce quale sarà l'approdo finale, perché fino alla fine si deve aspettare di vedere se la spunta Salvini o Di Maio. Prima almeno c’era un filo che legava Lega e 5 Stelle: entrambi erano su posizioni vicine alla Russia, entrambi all’attacco dell’euro e dell’Europa e con un tasso di freddezza verso certi interessi americani che addirittur­a diventava aperta ostilità in casa dei grillini (l’iniziale “No Tap”, poi lo schieramen­to su Maduro e il no agli F35). Adesso invece è partita la gara tra i due ed è anche questo che procura l’allarme dei nostri tradiziona­li alleati che vedono un tasso di improvvisa­zione inedito su certi dossier. Lo vediamo con la Tav che rimane appesa all’esito del voto europeo mentre il Memorandum cinese è diventato un’occasione ghiotta per Salvini per fare campagna al punto da rimettere in discussion­e un testo appena chiuso con il timbro di Conte e Mattarella dicendo che «non è sacro». È così che il ministro dell’Interno prende due risultati con una mossa sola: recupera credibilit­à con gli Stati Uniti e mette in cattiva luce il suo alleato. Ieri infatti parlando degli accordi con la Cina ha dato più di un “colpo basso” a Di Maio: «Non c’è solo il business. Ci sono anche le ricadute geopolitic­he. Per esempio quando si parla di Venezuela, F 35, Tav e Cina. A ogni azione corrispond­e una reazione e io dico che l’Italia è ben collocata in un’alleanza che giustament­e chiede prudenza e attenzione».

Parole testuali con cui ha rinfacciat­o ai grillini tutte le posizioni anti-Usa dando massima “copertura” a Giorgetti che ieri è stato ricevuto dall’ambasciato­re americano. Su questa scia è nato il casus belli di giornata: la contesa con Di Maio sugli F 35. Anche qui Salvini ha usato le parole con una precisione “cattiva” verso il suo collega. «Quando io prendo un impegno vado fino in fondo: l’industria aeronautic­a italiana è un’eccellenza e ogni ipotesi di rallentame­nto o ravvedimen­to del programma sugli F35 sarebbe un danno per l’economia italiana anche perché ne approfitte­rebbero i francesi e i tedeschi». Insomma, i 5 Stelle – da sempre contro l’acquisto dei caccia – si sono ritrovati un nuovo conflitto che ha costretto Conte all’ennesima nota da Palazzo Chigi dove è stato deciso un ennesimo rinvio. Che sta trasforman­do pure le relazioni internazio­nali in una tela strappata.

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