CINA E DIFESA, AFFARI ESTERI NELLA GARA ELETTORALE
La questione del Memorandum sulla Cina oltre a porre dei problemi in sé sulla rete 5G e sugli investimenti in settori italiani strategici come energia e telecomunicazioni – di cui si parla espressamente in quel testo – ha rimesso in discussione il tema della politica estera dei due partiti al Governo. Per scoprire non solo che la linea di entrambi resta inafferrabile perché fluttuante e mobile, ma anche per verificare che pure la politica estera è diventata ormai il quotidiano terreno di competizione tra i due vicepremier. Risultato è che perfino nelle relazioni internazionali non si capisce quale sarà l'approdo finale, perché fino alla fine si deve aspettare di vedere se la spunta Salvini o Di Maio. Prima almeno c’era un filo che legava Lega e 5 Stelle: entrambi erano su posizioni vicine alla Russia, entrambi all’attacco dell’euro e dell’Europa e con un tasso di freddezza verso certi interessi americani che addirittura diventava aperta ostilità in casa dei grillini (l’iniziale “No Tap”, poi lo schieramento su Maduro e il no agli F35). Adesso invece è partita la gara tra i due ed è anche questo che procura l’allarme dei nostri tradizionali alleati che vedono un tasso di improvvisazione inedito su certi dossier. Lo vediamo con la Tav che rimane appesa all’esito del voto europeo mentre il Memorandum cinese è diventato un’occasione ghiotta per Salvini per fare campagna al punto da rimettere in discussione un testo appena chiuso con il timbro di Conte e Mattarella dicendo che «non è sacro». È così che il ministro dell’Interno prende due risultati con una mossa sola: recupera credibilità con gli Stati Uniti e mette in cattiva luce il suo alleato. Ieri infatti parlando degli accordi con la Cina ha dato più di un “colpo basso” a Di Maio: «Non c’è solo il business. Ci sono anche le ricadute geopolitiche. Per esempio quando si parla di Venezuela, F 35, Tav e Cina. A ogni azione corrisponde una reazione e io dico che l’Italia è ben collocata in un’alleanza che giustamente chiede prudenza e attenzione».
Parole testuali con cui ha rinfacciato ai grillini tutte le posizioni anti-Usa dando massima “copertura” a Giorgetti che ieri è stato ricevuto dall’ambasciatore americano. Su questa scia è nato il casus belli di giornata: la contesa con Di Maio sugli F 35. Anche qui Salvini ha usato le parole con una precisione “cattiva” verso il suo collega. «Quando io prendo un impegno vado fino in fondo: l’industria aeronautica italiana è un’eccellenza e ogni ipotesi di rallentamento o ravvedimento del programma sugli F35 sarebbe un danno per l’economia italiana anche perché ne approfitterebbero i francesi e i tedeschi». Insomma, i 5 Stelle – da sempre contro l’acquisto dei caccia – si sono ritrovati un nuovo conflitto che ha costretto Conte all’ennesima nota da Palazzo Chigi dove è stato deciso un ennesimo rinvio. Che sta trasformando pure le relazioni internazionali in una tela strappata.