Il futuro del Polo Sace-Simest fa rotta sulle Pmi
L’obiettivo è mobilitare 28,3 miliardi di euro nel prossimo triennio
Maggiore spinta sulla crescita, rafforzamento della capacità di affiancare le piccole e medie aziende e più semplificazione e digitalizzazione di processi e prodotti per intercettare al meglio anche le esigenze dei piccoli esportatori. A tre anni dall’avvio, nell’ambito del piano presentato nel dicembre 2015 dalla capogruppo Cassa depositi e prestiti che prevedeva un presidio unico per le imprese esportatrici, il Polo per l’export e l’internazionalizzazione Sace-Simest di Cdp guarda già avanti e vuole imprimere un ulteriore impulso a sostegno delle aziende che intendono aprirsi ai mercati esteri o che hanno già compiuto il salto oltreconfine. Partendo da un bilancio nell’ultimo triennio che ha registrato «un livello record» dell’impegno, spiegano al Sole 24 Ore l’ad di Sace Alessandro Decio e il presidente Beniamino Quintieri.
I risultati definitivi saranno approvati il 19 marzo, ma il 2018 andrà in archivio con 29 miliardi di risorse mobilitate dal Polo Sace-Simest, il 15% in più del 2017 (25,3 miliardi), mentre sul triennio il rialzo è stato di oltre il 60% (nel 2016 l’asticella era pari a 17,9 miliardi). «Abbiamo chiuso l’anno con numeri straordinari dal punto di vista dell’operatività e con il pieno raggiungimento degli obiettivi assegnati dal piano di Cdp che nel 2016 ha sancito l’incorporazione di Simest in Sace e la nascita del Polo», sottolinea l’ad Decio, il cui mandato, insieme a quello del presidente, è in scadenza. Risultati che, aggiunge Quintieri, «hanno avuto riverberi significativi sul tessuto economico nazionale come ha certificato Prometeia, secondo la quale il Polo ha contribuito a generare per il sistema Paese 52 miliardi di fatturato addizionale e 220mila posti di lavoro e si è posizionato sopra tutti i peer internazionali per risorse mobilitate».
Fin qui il lavoro messo in campo, ma la rotta è già puntata oltre e, in linea con la direzione del nuovo piano 2019-2021 di Cdp che vuole supportare 60mila pmi nel prossimo triennio, il Polo Sace-Simest si prepara a fare la sua parte con un modello di sostegno dedicato e un potenziamento dell’efficacia commerciale. «Già oggi - precisa Decio - le pmi sono la stragrande maggioranza (quasi il 90%) delle oltre 20mila imprese accompagnate dal Polo nelle diverse fasi dei propri piani di crescita e, per sostenerle, nel 2018 sono state mobilitate circa 7,8 miliardi di risorse». Nel prossimo triennio, però, si punta a fare ancora meglio, non solo in termini di impegno (mobilitando 28,3 miliardi da qui al 2021 con una crescita annua dell’8,5%), ma anche, e soprattutto, con gli strumenti a disposizione. Per modularli, rileva Quintieri, «anche sulle esigenze degli esportatori più piccoli e di chi muove i primi passi sui mercati esteri».
Ecco perché, tra le iniziative previste nel triennio che hanno subito una decisa accelerazione negli ultimi mesi, spiccano quelle destinate alle pmi, dal lancio della “push strategy” per sostenere l’assegnazione di commesse made in Italy, garantendo finanziamenti a grandi buyer esteri, alle attività di business matching per far incontrare i player internazionali con le aziende italiane e le loro filiere (600 le imprese coinvolte nell’ultimo anno), fino alla messa a punto di prodotti digitali - con 7 milioni investiti in business innovation negli ultimi due anni - per offrire online servizi assicurativi, finanziari e informativi alle pmi che già esportano e a chi si si apre ora a tale opportunità. E che può, da ultimo, usufruire di un nuovo programma formativo ad hoc, imperniato sul portale e2e.sacesimest.it, dove è possibile accedere gratuitamente a una serie di strumenti utili per muoversi nel mondo dell’export.
Un doppio lavoro, dunque, sulla semplificazione dei processi e sul miglioramento delle soluzioni, anche con nuovi strumenti tarati sulle pmi, come la dilazione di pagamento o il recupero crediti esteri. «L’obiettivo chiarisce Decio - è raddoppiare il numero di Pmi servite entro il triennio su tutti i prodotti più standardizzati per tale segmento (credito fornitore, garanzie finanziarie e prestiti agevolati), arrivando a coprire tra 3000 e 3500 operazioni all’anno». E facendo sì, chiosa Quintieri, «che l’affiancamento del Polo non si risolva nel sostegno sulla singola operazione, ma si traduca sempre più in una relazione continua e costante con il cliente».