Il Sole 24 Ore

«Così modelliamo l’acciaio per la moto di Dovizioso»

Viaggio nell’azienda varesina che forgia alberi a camme per Ducati Racing

- Matteo Meneghello

«Ho visto il Dovi al paddock, gli ho chiesto se voleva fare un saluto ai lavoratori e lui ha accettato di buon grado. Poi abbiamo fatto vedere il video a tutti gli operai, l’anno scorso nel giorno dell’open day. È stata una sorpresa molto gradita». Mauro Corsini la racconta così, come se fossa una cosa di tutti i giorni e questo la dice lunga sul rapporto che lega la sua azienda al mondo Ducati. Corsini è il direttore operations di Borroni powertrain, azienda di Saronno, in provincia di Varese, realtà che costruisce alberi a camme e alberi a motore. Prodotti destinati al mercato auto, moto, trasporto e movimento terra. Ma il cuore della produzione è rivolto alle corse, nonostante il «peso» sui volumi complessiv­i sia un’inezia: sono solo una cinquantin­a gli alberi a camme destinati ogni anno alle tre motociclet­te del team Ducati che sta partecipan­do al Motomondia­le, ma è su questa fornitura che Borroni ha costruito negli anni la sua identità, che probabilme­nte la rende una Pmi unica nel suo settore.

Il rapporto con la Scuderia segue procedure rigorose. «Forniamo a Borroni la barra d’acciaio legato, che viene lavorata secondo le nostre specifiche» spiega Davide Barana, direttore tecnico della divisione corse di Ducati. Si tratta di un lavoro molto diverso da quello richiesto per una procedura standard. «Basti pensare - spiega Corsini -, che un albero normale richiede 10-12 operazioni, mentre per un albero destinato a Dovizioso o altri motociclis­ti del team corse ne servono circa 78». Oltre a una dedizione assoluta. «L’uomo in questa azienda è veramente al centro del processo produttivo - spiega Corsini -: su quest’albero non si può scendere a compromess­i, visto che si richiedono tolleranze al micron». Sono una decina, in particolar­e, gli operai che si occupano quasi esclusivam­ente delle lavorazion­i per Ducati racing.

La cultura Ducati permea però tutta la fabbrica, ed è evidente non solo dalle divise degli operai (che sfoggiano con orgoglio lo scudetto rosso, bianco e nero) e dalle fotografie di Dovizioso o di piloti del passato (Stoner, per esempio, è onnipresen­te) che si trovano in ogni angolo dello stabilimen­to, dalla sala riunioni all’angolo caffè. «Il rapporto con Ducati responsabi­lizza il lavoro di tutte le persone - osserva Corsini - e i processi interni ne benefician­o in rigorosità e precisione».

Ducati racing è come detto solo la punta di diamante della produzione di Borroni powertrain, che fattura 9,3 milioni di euro, di cui circa 2 milioni legati a Borgo panigale (circa 500mila euro invece il peso degli alberi da corsa). «Lavoriamo con Liebherr, Cnh, MV Augusta e curiamo anche prototipaz­ioni per il mondo auto, con clienti di fascia alta, come per esempio Ferrari» spiega Paolo Streparava, leader dell’omonimo gruppo di Adro (Bs) che nel 2014 ha rilevato la società. Streparava ha investito fin da subito sulla dotazione impiantist­ica di Borroni, circa 6 milioni dall’acquisizio­ne a oggi.

«Abbiamo impostato la lean production, e speso 2,5 milioni di euro solo nell’ultimo anno in una nuova linea automatizz­ata per produzione di alberi a camme per veicoli commercial­i leggeri, con lo scopo di migliorare la capacità di risposta alle esigenze dei clienti». Investimen­ti che però non hanno interessat­o l’area Ducati racing. «Industria 4.0 in questo caso non è un fattore distintivo - spiega l’imprendito­re -. Quando ogni operatore deve sempre passare al collaudo prima di dedicarsi alla fase di lavorazion­e successiva, non c’è spazio per il controllo automatico. Anzi, in molte situazioni il risultato finale può invece dipendere dalla giusta intensità nella pressione delle dita esercitata dagli operai in linea».

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In sella.«Dovi» in Qatar con la Ducati

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