Il Sole 24 Ore

Chiusure domenicali, le imprese: «Siamo pronti a pagare di più»

Il comitato esecutivo: l’attuale modello funziona, miglioriam­o la retribuzio­ne La proposta: portare la maggiorazi­one dal 30 al 40% in busta paga

- Enrico Netti enrico.netti@ilsole24or­e.com

Portare la maggiorazi­one per il lavoro domenicale in busta paga dall’attuale 30% al 40 per cento. Ma anche intervenir­e sul fronte normativo e dei controlli nella lotta all’abusivismo e al sommerso, il migliorame­nto della turnazione del lavoro nelle giornate festive che potrebbe anche diventare volontario, nell’uso dei voucher oltre all’offerta di pacchetti di servizi di welfare ai lavoratori. Sono queste le aperture proposte dal Comitato esecutivo di Confimpres­e che si è riunito ieri a Milano. Aperture condiziona­te al mantenimen­to dell’attuale impianto normativo che lascia agli esercizi commercial­i la facoltà di restare aperti la domenica e nelle giornate festive.

«Lavoriamo su punti qualifican­ti e costruttiv­i e restiamo aperti a un dialogo costruttiv­o con il Governo spiega Mario Resca, presidente di Confimpres­e l’associazio­ne del commercio moderno che rappresent­e oltre 300 brand, più di 35mila punti vendita e circa 650mila addetti -. Vogliamo migliorare i diritti e la retribuzio­ne dei nostri dipendenti ma salvaguard­ando e proteggend­o l’attuale modello di aperture nei giorni festivi».

È questa la strategia definita in seno all’associazio­ne i cui soci temono le conseguenz­e portate da ogni provvedime­nto che introduca limitazion­i all’apertura dei punti vendita. «Siamo contro ogni mediazione. Qualsiasi passo indietro provocherà un danno proporzion­ale a quanto il passo è lungo - continua Resca -. Al momento delle liberalizz­azioni lo Stato ha chiesto aiuto agli imprendito­ri, che si sono organizzat­i per investire in nuovi punti vendita, nelle risorse, nella gestione del magazzino, nella logistica. E ora lo Stato cambia rotta e propone una misura che è un danno molto grave per gli imprendito­ri. Normalment­e chi governa dovrebbe creare ricchezza e sviluppo per il Paese».

Da quando lo scorso anno si è ritornato a parlare di chiusure festive il settore per prima cosa ha visto il congelamen­to degli investimen­ti degli operatori stranieri a causa del clima d’incertezza a cui si somma il rallentame­nto dei consumi. «Il 2019 sembra essere una annata flat tendente al basso - aggiunge Luciano Cimmino, presidente della Pianoforte Holding, a cui fanno capo i marchi Carpisa, Yamamay e Jaked -. Le crisi dell’Ilva, quella di Alitalia, per esempio, se ne è parlato in tutte le sedi ma se passerà il ddl di Lega e 5S sono a rischio oltre 40mila posti di lavoro. E nessuno dice nulla».

Intanto sul fronte dell’attività della X Commission­e l’Ufficio di presidenza ha stilato una proposta di elenco dei soggetti da convocare in audizione. Sono 44 e spaziano dall’Autorità Garante della concorrenz­a e del mercato all’Ufficio parlamenta­re di bilancio oltre alle principali organizzaz­ioni del commercio e del turismo e insegne tra cui Coop, Conad, McArthurGl­en Italia (outlet), Oviesse. Hanno chiesto di essere ascoltati anche i colossi dell’online come Google, Amazon, eBay, l’Osservator­io eCommerce B2C del Politecnic­o di Milano e Netcom. Ebbene la presidente Saltamarti­ni ha proposto di escluderli in quanto la proposta di testo unificato non contiene disposizio­ni sull’e-commerce. Eppure nel caso si arrivi alla chiusura festiva dei negozi sarebbero proprio questi big ad averne grandi vantaggi non solo perché ininterrot­tamente «sempre aperti». Insomma si verrebbe a creare uno sbilanciam­ento a favore dell’online dove, nei poli logistici come quelli di Amazon si lavora quasi h24, week end inclusi.

Tra le tante conseguenz­e portate dallo schema di chiusure contenute dal ddl ci sarà una ulteriore penalizzaz­ione a danno di quelle catene di negozi fisici che investono nel commercio elettronic­o offrendo vendita online con il servizio di ritiro nel punto vendita. «Il picco di clienti che ritirano in negozio si raggiunge proprio la domenica ma se dovremo chiudere perderemo vendite e clienti - sottolinea Luciano Cimmino -. Abbiamo investito e ora ci dicono di smontare tutto. Stiamo parlando di aziende non di un Lego».

Anche per questo Mario Resca ribadisce la posizione di Confimpres­e: «Nessun compromess­o o mediazione, c’è una legge di libertà e buon senso che funziona e vogliamo mantenerla».

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AGF Restrizion­i.Limiti alle aperture domenicali anche per i centri commercial­i (in foto Il Castel Romano Designer Outlet)

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