Cda Telecom, la maggioranza Elliott fa quadrato su presidente e ad
Dieci sì e cinque no al documento che contesta i rilievi dei sindaci Per Vivendi si prospetta una Caporetto: pollice verso anche da Glass Lewis
Anche il terzo proxy advisor, Glass Lewis, boccia in toto la linea di Vivendi su Telecom, mentre il consiglio che si è riunito ieri per rispondere alle accuse di parte francese e ai rilievi dei sindaci - fa quadrato sul presidente Fulvio Conti e sull’ad Luigi Gubitosi con l’ormai consueta spaccatura tra maggioranza (i dieci consiglieri indicati da Elliott) e minoranza (i cinque consiglieri espressi da Vivendi). Per il gruppo che fa capo a Vincent Bolloré (che tra l’altro si è ritirato nella cassaforte di famiglia, non quotata, a capo di tutta la filiera) si prospetta dunque una Caporetto all’assemblea del 29 marzo, alla quale è stata sottoposta anche la richiesta di revoca di cinque consiglieri in quota Elliott. Senza oltretutto avere spiragli per un cambio di presidenza che l’ex ad Amos Genish, uscendo ieri dalla riunione del board, ha commentato come prospettiva augurabile.
La stessa Glass Lewis, una delle maggiori “società di consulenza” dei fondi, pur avendo letteralmente massacrato le tesi di Vivendi - ha però osservato che le segnalazioni del collegio sindacale sulle riunioni “settarie” del board puntano il dito sulla capacità di Conti di evitare “asimmetrie informative” all’interno del board, suggerendo che gli altri amministratori dovrebbero «prescrivere una risoluzione» a fronte delle risultanze delle indagini dei sindaci, in assenza di una formale azione o raccomandazione di un’Autorità indipendente.
La risposta c’è stata, ma non nella direzione evocata dal proxy advisor. Il consiglio Telecom ha infatti approvato - con la consueta maggioranza - un documento, che vuole essere conclusivo, che sarà allegato alla documentazione dell’assemblea. Nel documento si confutano tutti i punti sollevati da Vivendi, ma anche le «valutazioni critiche» del collegio sindacale che si sono tradotte in segnalazioni di «irregolarità» trasmesse alla Consob.
In particolare, sulle riunioni “settarie” prima della sfiducia a Genish, che hanno prodotto le supposte asimmetrie informative tra consiglieri di maggioranza e consiglieri di minoranza, il documento sottolinea che «il fatto che il presidente abbia avuto consultazioni con alcuni consiglieri, anche con la partecipazione dei consulenti legali esterni della società, è fisiologico e appropriato rispetto ai doveri che tale carica impone e segnatamente rispetto alla funzione di indirizzo che questi deve esercitare nei confronti del consiglio nonchè allo specifico compito di organizzare i lavori». «Il che, per l’appunto, include fra le altre cose quello di intrattenere contatti con singoli consiglieri prosegue l’arringa - fermo il principio che a tutti siano fornite adeguate informazioni ai fini della discussione sulle materie all’ordine del giorno». Nessuno - afferma il documento del cda - «ha avuto accesso a dati, documenti o informazioni diversi o comunque tali da alterare la parità informativa ai fini della discussione sulla revoca» delle deleghe a Genish, mentre le decisioni sono state prese solo in sede consiliare, senza violare quindi il principio della collegialità. Peraltro la revoca delle deleghe a Genish è stata motivata con «la progressiva perdita di fiducia nelle sue capacità di fronteggiare efficacemente le condizioni di mercato, come risultava dalla circostanza che il piano industriale dallo stesso perseguito non stava dando i risultati attesi». Valutazioni che ovviamente non sono condivise dall’ex ad sfiduciato, ma a incalzare la maggioranza nel consiglio di ieri sarebbe stato piuttosto il ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine. A un certo punto sarebbe stato chiesto anche a Conti se non ritenesse di doversi dimettere spontaneamente a fronte dei rilievi del collegio sindacale. La risposta, appunto, è stata il compattamento dei consiglieri di maggioranza intorno a presidente e ad.
L’assemblea di fine mese non porrà comunque fine al Vietnam nel board Telecom. Vivendi, con tutta probabilità, ne uscirà sconfitta. Impietoso a riguardo il giudizio di Glass Lewis, che conclude la sua analisi dove ha smontato anche le illazioni sul collar di Elliott - osservando che «ci sono ben pochi azionisti Telecom in grado di parlare di solida corporate governance con minor credibilità di Vivendi». Vivendi conserva comunque in portafoglio una quota del 23,94% che le assegna una sicura minoranza di blocco.