Astaldi, il Tribunale chiede dettagli sulla offerta di Salini
Faro su flussi di cassa, tempi dell’operazione, mancata Opa e rischi antitrust La società deve predisporre la documentazione, ma mancano molti tasselli
Il 13 marzo scorso la sezione fallimentare del Tribunale di Roma ha scritto ad Astaldi. Di fatto a un mese di distanza dalla presentazione dell’offerta di Salini Impregilo per il salvataggio del gruppo di costruzioni ora in concordato preventivo, i giudici hanno deciso di chiedere ulteriori approfondimenti alla compagnia. In particolare, sono quattro gli aspetti chiave contenuti nel decreto. Il Tribunale chiede alla società di depositare il prima possibile un prospetto che «ponga a confronto i valori del passivo concordatario con i flussi (statisticamente e dinamicamente considerati) e con le poste attive che si prevede possano essere messe a disposizione dei creditori».
Non solo, la proposta del general contractor contiene tre condizioni chiave rispetto alle quali ora il Tribunale vuole ulteriori dettagli. In primis riguardo al fatto che il colosso delle costruzioni ha stabilito come termine ultimo il 31 marzo per trovare un accordo con «gli istituti di credito e gli investitori istituzionali» per regolare «la compartecipazione all’investimento» di questi soggetti, indispensabile «per supportare la proposta concordataria di Astaldi». I giudici, in sostanza, vogliono capire se quella scadenza sia in qualche modo prorogabile stante lo stato delle trattative tra i soggetti coinvolti. E non si può escludere, al momento, che quella data possa essere in qualche modo posticipata.
Altro aspetto cruciale, è il mancato lancio di un’Opa. Salini Impregilo ha evidentemente condizionato la proposta all’ottenimento da parte di Consob dell’esenzione dall’offerta pubblica di acquisto su Astaldi. Un tema centrale sul quale i giudici chiedono una memoria illustrativa per poter avere
Andamento del titolo a Milano aggiornamenti in merito. Così come, ed è l’ultimo punto, il Tribunale reclama anche maggiore visibilità sul fatto che l’operazione sia compatibile con il mercato comune senza previsione di impegni o obblighi. In altre parole, i giudici vogliono essere informati in relazione alle possibili autorizzazioni in materia di antitrust.
Tutto questo per poter «avere a disposizione un quadro sufficientemente chiaro ed esaustivo in merito all’attuabilità economica e giuridica del piano».
Ora la palla passa nel campo di Astaldi che dovrà predisporre la documentazione richiesta. In una fase in cui, tuttavia, mancano ancora diversi tasselli per poter comporre il mosaico. Tanto più considerato il fatto che la trattativa con le banche creditrici, rispetto al sacrificio che sono chiamate a compiere in termini di trasformazione del debito in equity, e con Cdp è ancora in atto.