Il Sole 24 Ore

Il nodo, adesso, è la gestione del voto Ue

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Il vero nodo da sciogliere, che potrebbe causare non pochi problemi all’Unione europea, potrebbe essere come gestire le elezioni europee in caso di una proroga dell’uscita del Regno Unito oltre il voto di maggio.

La posizione delle istituzion­i Ue è che se sarà chiesta e concessa un’eventuale dilazione che facesse slittare la Brexit oltre il voto di maggio, Londra sarebbe tenuta a organizzar­e le elezioni e a far tornare a Strasburgo il suo drappello di 73 parlamenta­ri. Ma è su quando dovrebbe scattare questo obbligo che ci sono opinioni giuridiche contrastan­ti: per alcuni la tagliola cadrebbe già il 23 maggio, quando in alcuni Paesi d’Europa si apriranno le urne (in Italia il 26). Se fosse questa la posizione a prevalere, anche una proroga breve come quella che vorrebbe la premier britannica Theresa May sarebbe un problema.

Altri ritengono che invece si potrebbe andare avanti fino alla mezzanotte del primo luglio, quando decadranno gli attuali parlamenta­ri e si entrerà nella nuova legislatur­a. In tal caso, una proroga al 30 giugno come quella di cui si parla a Londra metterebbe tutti al riparo da una serie di ulteriori grane. Se infatti il Regno Unito eleggesse i suoi rappresent­anti ma poi andasse comunque avanti con l’uscita si porrebbe il tema di quale status avrebbero questi deputati.

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