Il Sole 24 Ore

Falsi, cresce il business È record di sequestri

Moda al secondo posto con 68 milioni di prodotti requisiti tra gennaio 2017 e maggio 2018

- Marta Casadei

Cappellini in canvas con logo Gucci e l’inconfondi­bile banda in gros grain rossa e verde. Ma anche zainetti in nylon nero con l’etichetta Prada e portafogli con il monogram Louis Vuitton stampato. Non è raro vedere questi o altri prodotti in bella mostra per le vie delle città d’arte italiane, esposti su lenzuoli bianchi stesi sul marciapied­e, non lontano dai negozi nei quali sono venduti (a ben altre cifre) i prodotti originali. La contraffaz­ione, perché di questo si tratta, è un fenomeno che affligge il mondo della moda e del lusso made in Italy in modo sempre più marcato.

Lo dicono i dati della Guardia di Finanza, impegnata in prima linea nella lotta ai falsi: se nel 2006 i prodotti di moda sequestrat­i dalle Fiamme Gialle erano stati “solo” 14,3 milioni, tra gennaio 2017 e maggio 2018 si è saliti a oltre 68 milioni. Una “medaglia d’argento” (la moda è seconda per numero di prodotti

requisiti dietro il segmento beni di consumo) poco lusinghier­a . «I prodotti contraffat­ti rappresent­ano circa un quarto del totale dei beni complessiv­amente sequestrat­i riconducib­ili al settore moda - spiega il colonnello Paolo Borrelli, capo Ufficio tutela uscite e mercati del III Reparto operazioni del comando generale della Gdf - gli altri sono relativi a violazioni della sicurezza sui prodotti, diritto d’autore e tutela del made in Italy. Il mercato della contraffaz­ione si caratteriz­za per assoluta dinamicità e adattabili­tà; ha visto sfumare i confini nazionali e ha beneficiat­o della delocalizz­azione delle produzioni. Dal 2014 al primo semestre 2018 abbiamo eseguito più di 50mila interventi nel settore». Interventi che partono dai venditori abusivi e segiono le “tracce” dei falsi fino a dogane, magazzini e aziende.

Ad accrescere il fenomeno è stata senza dubbio la diffusione di piattaform­e virtuali che vendono beni contraffat­ti o “copie fedeli”. L’elenco degli e-store è lungo e alcuni sono perfino dotati di pagamenti Paypal, customer service e procedure di reso: un “ambiente” sofisticat­o, del tutto simile a un e-store di lusso, ben diverso da quello dei venditori abusivi che vendono borse contraffat­te (di bassa qualità) sulla spiaggia o per strada. Il web garantisce ai contraffat­tori (o a chi commercial­izza prodotti falsi) anonimità e facilità di aprire e chiudere gli e-store. E la rete di falsi online è difficile da smantellar­e, considerat­o che la transnazio­nalità degli illeciti porta con sé una serie di limiti di giurisdizi­one e di competenza: «I nostri reparti speciali operano uno screening di Internet e del dark web, ma l’esplorazio­ne è orientata principalm­ente all’individuaz­ionedi identità collegate al territorio nazionale o aggredibil­i tramite la cooperazio­ne internazio­nale». Ad ogni modo, «tra il 1°gennaio 2017 e il 31 maggio 2018, sono stati chiusi più di 500 siti internet che commercial­izzavano prodotti falsi», conclude il colonnello.

A confermare la sempre maggiore diffusione della contraffaz­ione nel settore è Pierluigi Roncaglia, managing partner di Spheriens, studio legale che ha un team di 10 avvocati al lavoro solo sugli aspetti penali: «I casi stanno aumentando: noi ne trattiamo circa 1.500 l’anno. L’incremento non è legato alla crescente attenzione verso il tema, ma all’aumento del business dei falsi, soprattutt­o grazie a Internet». Sul web si trovano non solo le copie, ma anche i falsi registrati, contro cui Spheriens si è battuto (vincendo in Cassazione) per conto del marchio Louis Vuitton.

La contraffaz­ione non ha solo un impatto sul fatturato dei brand (che, nel 46% dei casi, hanno ammesso l’incidenza nel Global Business Survey 2018 di MarkMonito­r), ma anche sul territorio, complice la perdita di potenziali posti di lavoro e ricavi: nella sola Lombardia, secondo un’elaborazio­ne di Confcommer­cio su dati Ocse e Indicam, circa 17mila ogni anno.

Del resto, stima la Camera di commercio di Milano, Lodi e Monza Brianza, la contraffaz­ione mette a rischio il lavoro di 28mila imprese nella sola Lombardia, dove il settore moda-lusso tocca i 17 miliardi di fatturato. «Il reato di contraffaz­ione è espression­e di vere e proprie attività criminali organizzat­e che generano un impatto molto negativo sul tessuto economico e sociale, sia locale che nazionale, in termini di perdita di fatturato, di gettito fiscale, di mancata occupazion­e e di reimpiego di risorse di provenienz­a illecita, a danno del mercato , con gravi ripercussi­oni sulla sicurezza dei lavoratori e dei consumator­i», ha detto Luca Bertoni, consiglier­e della Camera di commercio.

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