Il fatturato di Furla oltre i 500 milioni
Pelletteria. Nel 2018 l’azienda bolognese è cresciuta del 5,2% e per il 2019 punta su travel retail, e-commerce e Asia-Pacifico
Si intitola String of pearls il libro scritto da Giovanna Furlanetto che per la copertina ha scelto una foto in cui sua madre Margherita indossa un filo di perle e tiene in braccio un bambino di pochi mesi, Paolo, uno dei due fratelli di Giovanna, oggi presidente di Furla, l’azienda fondata dal padre Aldo nel 1927 a Bologna. Purtroppo il libro non è in commercio: è stato scritto “solo” per i dipendenti del gruppo (circa 2.700 nel mondo). In realtà dovremmo dire che per fortuna il libro non è in commercio: perché “ruba” il mestiere a chi, oltre a citare i numeri, deve provare a spiegare le ragioni di un successo. La biografia personale e aziendale scritta da Giovanna Furlanetto spiega, con aneddoti personali, rievocazione e riflessioni, l’anima e i segreti di Furla.
Partiamo allora dai numeri: nel 2018 il fatturato ha superato il traguardo del mezzo miliardo, crescendo,a cambi costanti, del 5,2% a 513 milioni. Negli ultimi quattro esercizi i ricavi di Furla sono più che raddoppiati, ma Giovanna Furlanetto e l’amministratore delegato Alberto Camerlengo sono quasi restii a parlare dell’ultimo esercizio. Guardano entrambi avanti, forti di un inizio d’anno che ha visto il tutto esaurito in pochi giorni della prima sneaker Furla e la certificazione, per il secondo anno consecutivo, dell’azienda come Top Employers Italia. «Si possono aprire negozi o rinfrescare quelli esistenti e spostarli in location migliori. Si possono aggiungere categorie di prodotto o affrontare mercati inesplorati. Si possono adottare nuove forme di marketing e comunicazione: sono tutte cose che stiamo facendo – spiega Giovanna Furlanetto –. Ma alla base di tutto ci sono le borse, il nostro core business, e la reputazione che abbiamo costruito e ci siamo meritati come creatori e produttori di borse».
Ceo e presidente di Furla non amano parlare di lusso accessibile, definizione inflazionata, bensì di premium. «Facciamo borse per donne che si aspettano qualità, serietà, stile – dicono quasi all’unisono –. Il prezzo non è quello di un marchio classico del lusso, ma il rapporto con la qualità è evidente, ad esempio dall’attenzione ai particolari».
Non a caso il primo mercato di Furla è da anni il Giappone, dove la qualità è un’ossessione. «Nel 2018 ha assorbito il 22% del fatturato ed è cresciuto del 3,6% sul 2017 – sottolinea Camerlengo –. L’intera area Asia -Pacifico incide per il 26% e ha fatto un balzo del 18,2%. Percentuali lusinghiere (aggettivo che, nell’understatement di Furla, significa a due cifre, ndr) anche per il canale del travel retail, che vale il 7,3% dei ricavi ed è cresciuto del 16,2%. Bene inoltre l’ecommerce: abbiamo investito molto sulla piattaforma interna e nel 2018 è aumentato del 45,7 per cento».
La passione per l’arte contemporanea continua ad animare Giovanna Furlanetto e dopo anni di sostegno a giovani talenti italiani, dal 2016 la Fondazione Furla è concentrata su artisti internazionali. «In fondo dedicarsi all’arte è un modo per capire e far capire come sia importante avere una visione globale, che coniughi la cultura di partenza, quella italiana, a tutte le altre – spiega la presidente di Furla –. La crescita dell’azienda degli ultimi anni si può definire impetuosa: ora dobbiamo concentrarci sul rafforzamento della supply chain, sull’integrazione dei Paesi a distribuzione diretta e indiretta e su lla tecnologia. L’arte serve sempre: ad aprire la mente, a farla andare oltre gli ostacoli apparenti, a capire come altri mondi sono sempre possibili».