Leonardo da Vinci genio anche di tinture ed essenze
Nel Rinascimento Milano è uno dei centri dell’Occidente maggiormente attenti alla cura dell'aspetto, del corpo e ai profumi. È molto diffusa, come a Venezia, l’abitudine di profumarsi così come la consuetudine dei barbieri che vendono cosmetici e profumi. Qualcuno, al servizio della corte, si fa chiamare “magistro da profumi” e vende alle dame boccette di miscele per biondeggiare le chiome, moda comune a Venezia. Nel 1491, Ludovico il Moro istituisce il consorzio dei barbieri. Alla sua corte Leonardo da Vinci - inventore, scultore, pittore, ingegnere, architetto - organizza feste, disegna abiti e costumi, inventa tessuti e gioielli. Molto attento alla cura di sé, si dedica alla creazione di fragranze maschili e femminili e nelle pagine del Codice Atlantico scrive ricette per «catturare le essenze» con l’infusione di liquidi alcolici.
Per questo motivo a Cosmoprof Worldwide Bologna 2019 una mostra promossa da Cosmetica Italia e Accademia del Profumo celebra uno dei più grandi geni della nostra nazione e il suo contributo al mondo della bellezza, a cinquecento anni dalla sua scomparsa. Il progetto, dal titolo «Leonardo Genio e Bellezza», ideata dalla studiosa Maria Pirulli, proporrà una selezione di codici con le innovazioni di Leonardo in ambito cosmetico, oltre a studi su piante e fiori nelle sue opere e ai primi procedimenti di distillazione che hanno portato alla nascita della chimica.
Nei documenti esposti sono descritte pratiche per «ricavare odori soavi» con tecniche avanzate in uso ancora oggi – come l’enfleurage un procedimento di estrazione a freddo dell’essenza dei fiori delicati – e ricette per «fare li capelli di neri gialli», create per assecondare il desiderio delle nobili dell’epoca di schiarire le proprie chiome. Non solo, gli scritti testimoniano anche come Leonardo abbia insegnato alle dame rinascimentali tecniche per raccogliere i capelli in sofisticate acconciature, come il “coazzone”: una lunga treccia o coda, ornata da un largo nastro, detto “trenzale”, che si avvolge attorno a essa fino a nasconderla completamente, raffigurata in numerosi dipinti di Leonardo e altri artisti dell’epoca.
In quel periodo le principali corti sono collegate tra loro e le formule e i prodotti cosmetici sono oggetto di una vivace rete di scambi, al servizio di una sperimentazione che interessa alchimia, farmacia e botanica. Le figure femminili dell’epoca - Caterina Sforza, Isabella d’Este, Lucrezia Borgia - si occupano di erboristeria, medicina e cosmetica e proprio un’italiana, Caterina de’ Medici, esporta in Francia cosmetici e profumi di cui già faceva largo uso a Firenze. E un’altra donna, Lisa Gherardini - protagonista de La Gioconda - utilizza il distillato d’acqua di chiocciole, precursore dell’odierna bava di lumaca. Anche gli unguenti per “levare i peli” sono oggetto degli esperimenti di Leonardo e di Caterina Sforza, veri e propri anticipatori delle moderne creme depilatorie e cerette.
«Penso che le ricette cosmetiche di Leonardo – commenta Maria Pirulli – siano state viste dai suoi contemporanei come una sorta di magia. Mago, in effetti, era un suo appellativo, e oggi, al contempo, lo possiamo ritenere senza ombra di dubbio un “apripista” di tutto ciò che concerne la bellezza femminile e cosmesi odierna».
Dal Cosmoprof di Bologna la mostra si sposterà al Museo del profumo di Venezia di Palazzo Mocenigo dal 2 maggio al 20 settembre. Da lì arriverà a Milano, fine settembre, con la presentazione di un profumo ispirato al genio di Leonardo.