Il Sole 24 Ore

Tasse locali, la Consulta riapre milioni di cartelle

Inapplicab­ili le tre rottamazio­ni e lo stralcio dei mini debiti fino a mille euro del periodo 2000-2006 gestiti dalle società uscite da Equitalia in centinaia di Comuni

- Mirto e Trovati

Il caso.

Rinascono dalle proprie ceneri milioni di cartelle esattorial­i del periodo 2000-2006 e stralciate con la cancellazi­one dei mini-debiti fino a mille euro e con le tre rottamazio­ni. È l’effetto collateral­e di una sentenza della Corte costituzio­nale appena depositata, in cui si dice che le norme riferite a Equitalia, ora agenzia della Riscossion­e, non si estendono per analogia alle società a suo tempo scorporate dall’agente nazionale della riscossion­e. Da Novara a Monza, da Teramo a Lecce, da Salerno a Catanzaro, coinvolti milioni di cartelle in centinaia di Comuni.

Una dotta disquisizi­one giuridica su un tecnicissi­mo tema fiscale cancella di colpo le tre rottamazio­ni di milioni di cartelle nate fra 2000 e 2006 per Ici, Tarsu, multe e altri tributi locali sparse in centinaia di Comuni. E già che c’è rende illegittim­o, per gli stessi Comuni e gli stessi anni, lo stralcio delle mini-partite fino a mille euro. E anche la vecchia cancellazi­one dei debiti ante2000 decisa nel 2003. Le cartelle stralciate o rottamate rinascono dalle proprie ceneri: i contribuen­ti interessat­i rischiano di vedersi chiedere imposte, sanzioni e interessi. Il tutto in un caos gestionale quasi irrisolvib­ile. Perché i debiti rientrati in gioco sono antichi, e spesso di basso importo unitario. Ma sono tanti, e la loro riscossion­e ridiventa obbligator­ia: chi gestisce entrate pubbliche deve renderne il conto e sopportare importanti responsabi­lità anche erariali.

La disquisizi­one dotta, qui è il problema, è scritta in una sentenza della Corte costituzio­nale. È la 51/2019 (presidente Lattanzi, relatore Antonini) depositata venerdì. I giudici costituzio­nali, impegnati a decidere sulla legittimit­à di una norma che proroga fino al 2032 i termini entro i quali gli agenti della riscossion­e devono comunicare agli enti creditori l’addio alle vecchie cartelle ormai impossibil­i da incassare, si sono posti una domanda cruciale: le società scorporate da Equitalia, e attive nella riscossion­e dei tributi locali, sono equiparabi­li all’«agente della riscossion­e»? La risposta è netta, e negativa. Perché queste società «non fanno parte del sistema “pubblico” della riscossion­e». E le conseguenz­e sono a catena. A loro non si applica la maxi-proroga delle comunicazi­oni di inesigibil­ità, che era il tema diretto del contendere. Ma nemmeno le tre rottamazio­ni e gli stralci che, come spiegano puntualmen­te le varie leggi che si sono succedute per chiudere in maniera agevolata i rapporti con il fisco, riguardano «i carichi affidati agli agenti della riscossion­e» (si veda per esempio, da ultimo, l’articolo 3, comma 1 del decreto fiscale 119/2018).

La prima impresa sarà ora quella di ricostruir­e il perimetro del problema, nella complicata vicenda delle società uscite a suo tempo da Equitalia. Sui tavoli della Corte costituzio­nale è arrivata la Soget, che da Novara a Monza, da Teramo a Lecce passando per Salerno fino a Catanzaro lavora per oltre 300 Comuni e spiega nel proprio sito istituzion­ale di essere impegnata con amministra­zioni locali «in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Molise, Piemonte, Lombardia, Puglia, Sardegna, Toscana e Umbria, attraverso una rete di 80 filiali». Ma dalla Sorit (concentrat­a a Ravenna e negli enti della Romagna) alla campana Geset e alla calabrese Sogert, sono molte le società sparse sul territorio che hanno avuto (e hanno) in gestione le entrate di centinaia di Comuni dall’estremo Nord al profondo Sud.

La loro esistenza autonoma inizia nel 2006, in seguito allo «scorporo» dal vecchio agente della riscossion­e previsto dal decreto fiscale dell’anno prima (il 203/2005), quello con cui l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha fatto nascere Riscossion­e Spa poi diventata Equitalia infine trasformat­a in «Agenzia delle Entrate-Riscossion­e» dal governo Renzi.

Fino al 2006, queste strutture hanno quindi gestito la «riscossion­e a mezzo ruolo», cioè proprio quella interessat­a da stralci e rottamazio­ni. E ora che succede? Il caos, appunto.

Le cartelle cancellate o estinte con le «definizion­i agevolate» riprendono vita; ai contribuen­ti che hanno «rottamato» bisognereb­be restituire il pagamento con lo sconto, e chiedere in cambio il versamento integrale con tanto di sanzioni e interessi. I Comuni interessat­i dovrebbero riportare i crediti in bilancio, dopo aver verificato la loro effettiva riscuotibi­lità. Nell’ennesimo ciclone su un fisco locale bloccato dall’eterna attesa di una riforma organica.

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