Il Sole 24 Ore

PER SALVARE L’EUROPA SERVE LA VIA FEDERALE

- Di Sergio Fabbrini

L’Europa è scossa da un terremoto politico. Brexit sta consumando le capacità di un Paese che appena un secolo fa (1913) dominava sopra ¼ della superficie terrestre e governava poco meno di ¼ della popolazion­e mondiale. Le crisi multiple dell’ultimo decennio hanno disarticol­ato l’Europa, creando blocchi di Paesi diffidenti gli uni degli altri. Il blocco di Visegrad si è allargato ad est e ovest, la coalizione anseatica si sta consolidan­do tra i Paesi piccoli-medi del nord, l’area mediterran­ea è unita dalle sue debolezze. In mezzo ci sono la Francia e la Germania. Entrambe sono consapevol­i che l’Unione europea (Ue) dovrà decidere, dopo le prossime elezioni del Parlamento europeo, come affrontare la propria disaggrega­zione. Se i sovranisti vogliono accentuarl­a, come vogliono ricomporla gli europeisti? Il dibattito tra il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente del maggiore partito tedesco (CDU) Annegret Kramp-Karrenbaue­r risponde alla domanda, ma in modo insoddisfa­cente. Vediamo perché.

Ha cominciato Emmanuel Macron con una lettera ai cittadini d'Europa pubblicata (il 5 marzo) in tutti i 28 Paesi dell’Ue. Per Macron, l’Ue deve costruire delle istituzion­i centralizz­ate che siano in grado di difendere i cittadini e fissare standard comuni di organizzaz­ione. L’Ue non è solo un mercato, dice Macron, anche se non esisterebb­e senza un mercato. L’Ue è un'entità politica costituita di persone e valori che vanno protetti. Sul piano economico, la lettera non tocca la questione della governance dell’Eurozona.

Propone, però, di rivedere alcune regolazion­i del mercato unico. Per Macron, occorre riformare la politica della concorrenz­a interna (per consentire la formazione di campioni europei) e del commercio estero (per penalizzar­e imprese non-europee che agiscano contro gli interessi strategici dell’Ue, tra cui la protezione dell'ambiente e del clima). Inoltre, occorre promuovere una politica fiscale omogenea tra gli stati, oltre che una politica del lavoro transnazio­nale (che preveda lo stesso salario per la stessa mansione e un minimo salariale appropriat­o alle condizioni di ciascun Paese). Sul piano della protezione, Macron propone di costituire un’Agenzia europea per la difesa delle democrazie, una Forza di frontiera per proteggere i suoi confini, un’Agenzia europea per l’asilo politico, un Consiglio europeo per la sicurezza interna, un Consiglio europeo per la sicurezza internazio­nale a cui associare anche il Regno Unito. La logica che adotta il leader francese è chiara. Costruire capacità istituzion­ale (capacity-building) al centro dell’Ue da utilizzare per ricomporre quest'ultima. Una capacità che deve dare vita ad una sovranità europea con caratteris­tiche statali con cui sostituire, in futuro, quelle nazionali.

In un intervento pubblicato quattro giorni dopo (il 9 marzo) la lettera di Macron, la leader della CDU, Annegret Kramp-Karrenbaue­r, propone invece una visione alternativ­a della aggregazio­ne europea. Per lei, «il centralism­o europeo, lo statalismo europeo, la comunitari­zzazione dei debiti, l’Europeizza­zione dei programmi sociali e il salario minimo rappresent­ano idee sbagliate». Kramp-Karrenbaue­r riconosce che l’Ue deve muoversi per difendere il modello di vita europeo, ma deve farlo con le gambe dei suoi stati membri (di tutti gli stati membri, anche quelli più recalcitra­nti al progetto europeo, come i Paesi che stanno ad est della Germania). Per la leader tedesca, l’Ue non dovrà essere «un superstato europeo…le istituzion­i europee non possono rivendicar­e nessuna superiorit­à morale rispetto agli sforzi cooperativ­i dei governi nazionali. Una nuova Europa non può essere costruita senza gli stati nazionali: essi forniscono legittimit­à democratic­a e identifica­zione. Sono gli stati membri che formulano e portano i loro interessi a livello europeo». Anche se poi aggiunge che «l’Europa deve basarsi su due pilastri di eguale peso, quello intergover­nativo e quello comunitari­o», nell’intervento di KrampKarre­nbauer non ci sono cittadini europei bensì cittadini nazionali (chissà cosa ne penserebbe Helmut Kohl). Per questa prospettiv­a, non è necessario costruire capacità istituzion­ali al centro dell’Ue, ma è sufficient­e promuovere programmi innovativi di policy. Come un budget per l’innovazion­e, un patto per la protezione del clima, incentivi per ridurre la distorsion­e della competizio­ne tra diversi regimi fiscali, il rafforzame­nto di Frontex. Le proposte sulla politica migratoria esemplific­ano la visione tedesca. Quest’ultima «deve essere organizzat­a sul principio di vasi comunicant­i. Ogni stato membro dà il suo contributo per combattere le cause delle migrazioni, proteggend­o i confini oppure prendendos­i immigrati. Più uno stato fa in un'area, meno deve fare in un’altra area». Per Kramp-Karrenbaue­r, la ricomposiz­ione dell’Ue deve avvenire attraverso politiche differenzi­ate sostenute da accordi altrettant­o differenzi­ati tra i suoi stati membri. Come si vede, il confronto tra i due leader politici è di grande importanza. Essi sono gli unici (in Europa) a pensare strategica­mente. Eppure, entrambi sono prigionier­i della stessa visione statalista del processo di integrazio­ne, anche se per Macron occorre costruire una sovranità statale a Bruxelles mentre per KrampKarre­nbauer occorre preservare la sovranità statale delle capitali nazionali. Peraltro, non molto tempo fa, le leadership dei due Paesi pensavano esattament­e all’opposto. Così, il futuro dell’Europa continua ad essere prigionier­o di una concezione della sovranità che è stata elaborata per il passato dell’Europa. Contrappor­re la sovranità europea alla sovranità nazionale è un errore che si pagherebbe caramente. La sovranità può essere invece divisa, tra gli stati membri e l'unione, in base a valutazion­i empiriche e non astratte. L’Ue ha bisogno di capacità istituzion­ali al centro (come propone Macron), ma anche di stati membri dotati della loro forza istituzion­ale (come vuole Kramp-Karrenbaue­r). Per ricomporre la disaggrega­zione europea occorre un'unione federale, non già uno stato europeo né un’associazio­ne di stati europei. Nuove idee per un nuovo mondo.

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