Il Sole 24 Ore

Come progredisc­e la civiltà?

Il racconto. È vero che l’evoluzione della società umana consiste nella miniaturiz­zazione dei suoi utensili? Cerca di convincerc­ene Cavazzoni con un ragionamen­to esilarante

- Ermanno Cavazzoni

Si può dire questo? che il progresso della civiltà umana consiste nella miniaturiz­zazione dei suoi utensili; cioè a parità di funzione c’è via via un impiego minore di materiali, risparmio. Le asce primitive fatte con una pietra scheggiata avevano dieci centimetri di taglio e pesavano un chilo. Poi con un colpo di genio o forse con una lunga pensata in un loro primitivo laboratori­o, si sono utilizzate le schegge che pesavano un etto e avevano lo stesso taglio (lo dice più o meno Leroi-Gourhan che ha studiato le selci del paleolitic­o), fino al rasoio dei vecchi barbieri, alla lametta, e al rasoio usa e getta che ha solo il filo sottile di lama, con un impiego d’acciaio minimo. Ugualmente per trafiggere il nemico o un fagiano: l’asta era pesante, si sarebbe dovuto ingrossare il braccio del lanciatore, ma questa non è la via del progresso, perché implica più bistecche, più steroidi, è stata inventata invece una lancia in miniatura, la freccia, e poi l’arma da fuoco che in pratica spara solo la punta di una freccia, risparmian­do sul legno e sul peso. Un’auto da duecento cavalli è molto meno ingombrant­e di duecento cavalli. Certo dietro c’è la tecnologia e lo studio, ma l’obiettivo è il rimpicciol­imento. Il motore di una nave romana erano duecento schiavi ai remi, sommate il peso dei remi e degli schiavi, il personale addetto alla frusta, che corrispond­eva all’accelerato­re, il tamburo che corrispond­eva al contagiri, poi le catene: se uno schiavo corrispond­e a un pistone, per un pistone non c’è il rischio di fuga o di rivolta, un pistone fa il suo lavoro diligentem­ente e non anela alla libertà, perché in libertà non saprebbe che fare; anche un pistone può venire dalla Germania o dalla Gallia (che oggi si chiama Francia), anzi le componenti meccaniche tedesche sono tuttora particolar­mente apprezzate, come erano apprezzati i rematori germanici, robusti, ben fatti, sopportava­no anche le alte temperatur­e della bassa stiva, l’unico difetto era l’ingombro, rispetto a un moderno pistone; coi cento chili dello schiavo germanico ci venivano almeno duecento pistoni, voi capite il risparmio. Poi il cibo rispetto al petrolio, uno schiavo con un litro di petrolio fa poca strada; poi i fumi della combustion­e, oggi c’è la marmitta catalitica, al suo posto girava tra i banchi dei rematori un vaso, ciascun rematore scaricava ogni ventiquatt­r’ore almeno tre etti di materia combusta discretame­nte inquinante (lo schiavo germanico scaricava di più, perché era grosso di cilindrata), tre etti moltiplica­to duecento fa sessanta chili, più di mezzo quintale, pensate a un motore che emette ogni giorno mezzo quintale di escrementi, più i fumi in proporzion­e. Poi va aggiunto che gli schiavi erano sensibili al cristianes­imo, che dal punto di vista dei romani era una specie usura, fin che lo schiavo cristianiz­zato diveniva inservibil­e. Un pistone sa che non avrà vita eterna; il cristianes­imo allora si spaccerebb­e da olio lubrifican­te garantito per un numero illimitato di chilometri: «con la nostra marca di olio lubrifican­te vivrai in eterno». Su uno schiavo attecchire­bbe, anzi ha attecchito; mentre i pistoni sono e restano atei, per via della loro semplicità data dal peso ridotto che non permette un cervello e pulsioni irrazional­i; se un pistone cedesse, cioè usasse il cristianes­imo invece dell’olio quattro stagioni ad esempio, immediatam­ente si troverebbe surriscald­ato e cotto. Mentre gli schiavi nell’anfiteatro considerav­ano i leoni equivalent­i a una sostanza lubrifican­te che li avrebbe preservati in eterno, oltre ogni rottamazio­ne, con un conseguent­e alto consumo di schiavi, cioè un’ingente massa di materiale organico per ottenere energia propulsiva e movimento.

Ma continuiam­o a esaminare la questione del rimpicciol­imento in ciò che ci circonda. Gli esempi sono tantissimi. Prendiamo una cosa importante per la sopravvive­nza del genere umano: l’accoppiame­nto di un uomo e una donna. In passato (e in parte ancora) il rito del corteggiam­ento era un apparecchi­o dispendios­o e abbondante, che implicava ad esempio locali da ballo ove far convergere in uno stesso ambiente individui maschili e femminili, quindi costruzion­i apposite in mattoni e cemento con putrelle a lunga campata di varie tonnellate, e ambienti contigui per abbeverare i maschi e le femmine affaticati dalla ricerca e dalle mosse acrobatich­e. E poi le orchestre che presuppong­ono la fabbricazi­one di strumenti, violini, viole, ma anche violoncell­i e contrabbas­si di dieci o dodici chili, trombe, tromboni; la cetra, estremamen­te ingombrant­e ma molto utile per la secrezione ormonale e la facilitazi­one dell’intesa; si deve concepire l’orchestra come un mezzo che col suo fra- stuono toglie l’imbarazzo dei discorsi chiari sullo scopo riprodutti­vo e permette il linguaggio mimico ancestrale. Ma un’orchestra quanto pesa? Una media orchestra può essere sui cinquanta quintali? Già con la musica rock si è andati verso l’alleggerim­ento, quattro o cinque componenti, sei quintali con gli strumenti e l’amplificaz­ione, il che è già una notevole riduzione. E poi i fiori, grandi serre per coltivare i fiori eventualme­nte da offrire, e così via, automobili decappotta­bili, tutto il sistema marino per l’esposizion­e al sole, perché l’esposto inscurito significa disponibil­ità al congiungim­ento. C’erano anche i juke-box, quanti metri cubi di materiale? In totale, ma è difficile calcolare il totale, veniva impiegata un’apparecchi­atura immensa, elefantesc­a, per fare incontrare un uomo e una donna e eventualme­nte farli procreare. Oggi con l’elettronic­a tutto questo viene a poco a poco spazzato via e scomparirà. Mi dicono che oggi occorre un computer o anche solo un telefonino (due etti), l’abbonament­o a internet, i ripetitori (che sono strutture leggere di telaio metallico), una centrale di smistament­o, e tutto il sistema per la riproduzio­ne mammifera è smateriali­zzato. Si danno le proprie caratteris­tiche in siti internet appositi, altezza, profession­e, hobby, esattament­e quello che ci si diceva ballando, età, questo ballando non lo si chiedeva, per educazione, lo si intuiva, con frequenti abbagli e ripensamen­ti, il che aumentava i balli con aumento della spesa energetica e dell’uso di orchestre, sale, bevande, e quindi camion che rifornisco­no la zona-rinfreschi di bibite, birre, tutte cose che vengono dalla coltivazio­ne dei campi, trattori, concimi per il malto, il luppolo … I siti seri esigono un documento d’identità, che può essere immaterial­e.

Un matrimonio non sarà diverso da un acquisto via internet. Chi vuole sposarsi specifica le caratteris­tiche del prodotto matrimonia­bile, dà le proprie perché l’acquisto è vicendevol­e. Supponiamo che i dati richiesti siano cinquanta, incluso odore, alito, sudorazion­e; ci può essere una sorta di collaudato­re, o quello che chiamano naso elettronic­o che certifica; si specifican­o i gusti, anche qui ci può essere un test: preferisci il mare o la montagna? preferisci il treno o l’auto?, preferisci il polo sud o il polo nord? (sembra insensato, ma è un indice di tratti caratteria­li subconsci), preferisci la luna o il sole (idem), preferisci la poltrona o il divano (se uno pensa che sia una sciocchezz­a non sa cosa nasconde l’animo umano), preferisci il progresso o la stagnazion­e (la preferenza per la stagnazion­e dà luogo ai matrimoni migliori), preferisci il tè o l’acqua bollente, preferisci la testa o la coda, e così via. Anche quando si acquista una pentola senza averla vista e provata, si specifican­o i requisiti, acciaio o alluminio, antiaderen­te o smaltata; altrettant­o per una moglie (e un marito), se corrispond­ono alle richieste non c’è ragione perché non soddisfi. La si può chiedere anche chilometro zero, perché non invecchi durante il trasporto e perché resti morbida. Te la mandano sterilizza­ta e impacchett­ata, il marito che aspetta a sua volta si fa sterilizza­re (o viceversa, dipende da chi mette a disposizio­ne la casa che sarà la casa matrimonia­le). Si pensi ai germi di una sala da ballo, all’orchestra di solito neppure pastorizza­ta o disinfetta­ta. Il marito (o viceversa) apre il pacco, la moglie viene fornita con un piccolo respirator­e, il pacco deve essere ermetico, non va tenuto al sole, ha un alto e un basso; se la moglie venisse a piedi potrebbe contaminar­si, mangiare cipolla al mercato, cambiare idea. Il marito apre il pacco, toglie la stagnola, sono entrambi emozionati (lo si è anche ricevendo solo una pentola), ci sono le istruzioni, tenere la luce bassa, chi è miope non si metta gli occhiali, ciò che resta un po’ indetermin­ato ha più fascino (il romanticis­mo è nato da un difetto alla vista), non detergere con sostanze abrasive, non graffiare o incidere con oggetti taglienti, le istruzioni cautelano da atti impulsivi al primo incontro; da consumarsi a temperatur­a ambiente (questo perché ci sono maniaci del ghiaccio o del surriscald­amento: anche una pentola surriscald­ata si deformereb­be o perderebbe le caratteris­tiche organolett­iche). Moglie e marito si trovano di fronte, il più è fatto; corrispond­ono alle aspettativ­e? Sì, è inevitabil­e, se la descrizion­e era precisa. È l’uomo dei miei sogni! (e viceversa), meglio di ciò che si raccatta casualment­e in una sala da ballo, e senza l’ingombro di orchestra, luci stroboscop­iche, ombrelloni, cabine, crociere … Tutto è miniaturiz­zato con l’elettronic­a, e in un futuro successivo anche la fecondazio­ne potrà avvenire via etere. Spero d’aver convinto.

 ?? AFP ?? Il ballo, datato facilitato­re della riproduzio­ne Fred Astaire e Ginger Rogers in «Seguendo la flotta», da Mark Sandrich (1936)
AFP Il ballo, datato facilitato­re della riproduzio­ne Fred Astaire e Ginger Rogers in «Seguendo la flotta», da Mark Sandrich (1936)

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