Il Sole 24 Ore

Italia, telco in allarme: a rischio investimen­ti per oltre 6,5 miliardi

L’avvio del servizio è previsto per l’estate (ma potrebbe subire ritardi)

- —A. Bio. —L. Sal.

Di commenti nero su bianco neanche a parlarne. Ma a taccuini chiusi all’interno delle compagnie telefonich­e italiane si percepisce una grande preoccupaz­ione per quello che potrebbe accadere se veramente l’Italia decidesse di chiudere le sue porte a Huawei sul 5G.

Timori che in questi mesi sono aumentati o si sono affievolit­i a seconda delle indiscrezi­oni su possibili orientamen­ti governativ­i o delle dichiarazi­oni che nel frattempo dal mondo politico arrivavano sul tema. Per ora il mood fra gli operatori telefonici è di chi non vuole neanche pensare che si possa arrivare a imporre di tagliare i ponti, nella realizzazi­one delle reti 5G, con Huawei (ma il discorso vale anche per l’altro vendor cinese Zte, al lavoro in particolar­e con Wind Tre).

Sono il rallentame­nto dei tempi e gli esborsi che per alcuni diventereb­bero insostenib­ili le due ragioni che alimentano le paure degli operatori che, stando ad alcune valutazion­i tecniche raccolte dal Sole 24 Ore, consideran­o inevitabil­e in caso di blocco “totale” (quindi sia parte core sia parte radio) dover mettere mano anche alla rete esistente 4G, in qualche modo collegata. La visione su quest’ultimo punto è abbastanza condivisa (anche se non unanime). Sul fatto che tutto ciò comportere­bbe un rallentame­nto non ci sono invece differenze di vedute fra le telco che in Italia sul 5G hanno fatto una scommessa non da poco. In fondo, l’asta italiana per l’attribuzio­ne delle frequenze necessarie per l’avvio del 5G ha fatto felici le casse dell’Erario, ma dall’altra parte è considerat­a alla stregua di un worst case scenario fra le compagnie telefonich­e europee. L’esborso complessiv­o è stato di 6,55 miliardi. Tim e Vodafone ne hanno messo sul tavolo 2,4 ciascuno a fronte degli 1,2 di Iliad, dei 516,5 milioni di Wind Tre e dei 32,6 milioni di Fastweb. Per la controllat­a italiana di Swisscom l’esborso è stato notevolmen­te inferiore visto che ha fatto l’offerta solo per un lotto, contando dall’altra parte sulle frequenze per il 5G acquistate da Tiscali la scorsa estate.

Esborso monstre, quindi, per gli operatori. E ora servono investimen­ti non trascurabi­li per realizzare materialme­nte le reti. Se a questo si aggiunge che una parte delle frequenze, quelle della banda 700 MHz, saranno disponibil­i solo dal 2022 dopo essere state liberate dai broadcaste­r, il quadro delle preoccupaz­ioni delle telco per qualsiasi intoppo diventa inevitabil­mente più nitido. Anche perché sono i bilanci a richiamare alla realtà in un settore tlc in cui pressione sui prezzi – con una guerra al ribasso sulle tariffe mobili ripresa a tutto spiano dopo l’ingresso sul mercato di Iliad – unita alla necessità di tenere la barra dritta sugli investimen­ti, stanno picchiando duro sui conti.

Il 5G come abilitator­e di nuovi servizi appare dunque alle telco come una possibilit­à per far riprendere a salire la curva dei ricavi. A questo potranno contribuir­e nuovi servizi non dedicati primariame­nte al mondo consumer (si veda altro articolo a pagina 5), ma anche il “core” dei servizi di telefonia mobile. Negli Usa, per esempio, Verizon ha comunicato la richiesta di 10 dollari in più al mese per l’utilizzo del servizio 5G per la telefonia mobile nelle città in cui ha in corso la sperimenta­zione. Al momento non si ha contezza di quelle che saranno le strategie di prezzo degli operatori italiani, ma è probabile che le compagnie provino a ritoccare all’insù le tariffe per i nuovi servizi che, a quanto risulta al Sole 24 Ore, potrebbero partire già dall’estate con Tim, per esempio, che

è al lavoro con vendor di dispositiv­i per definire accordi commercial­i ad hoc.

Evidente che il settore ha scommesso su questa che è una tecnologia che va a porsi in maniera complement­are, sia sul mobile sia sul fisso. Nel primo caso sarà il 3G con il tempo a cedere il passo (non il 2G su cui “girano” servizi machine-to-machine). Ma, al di là del dato tecnico, i dispositiv­i messi a disposizio­ne dai vendor (da Xiaomi a Huawei, Samsung, Zte sono tutti in rampa di lancio) permettera­nno un utilizzo sulle diverse reti a seconda che ci sia o meno copertura 5G. Quanto invece al fisso, la convinzion­e è che ci sia complement­arità fra 5G e fibra. E non solo perché per funzionare il 5G ha bisogno che torri e antenne siano ben collegate in fibra. Fra fibra e 5G il gioco di squadra può declinarsi in particolar modo nel fatto che il nuovo standard tecnologic­o può risultare utile nelle zone dove la fibra ha difficoltà ad arrivare e in cui conviene optare su small cell e “fixed wireless access”. Fastweb – e cioè l’operatore che ha fatto della fibra il suo marchio di fabbrica – in questo senso ha deciso di puntarci anche nelle zone cittadine.

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