Il Sole 24 Ore

«Più tempo per la gestione, ma non diventi speculazio­ne»

- —Ma.Ce.

Un po’ di respiro in più per gestire gli immobili acquisiti attraverso le pratiche di recupero credito, ma anche un richiamo velato alle banche perché evitino di fare della gestione di quello stesso patrimonio immobiliar­e un’attività vera e propria a scopo speculativ­o. Ha una valenza duplice la novità che gli istituti di credito si trovano di fronte in questo primo scorcio di 2019 dopo la revisione da parte della Banca d’Italia della disciplina sugli investimen­ti in immobili e l’introduzio­ne di nuove disposizio­ni che mirano appunto a creare condizioni più favorevoli per la gestione delle garanzie e per ridurre così l’ammontare di sofferenze massimizza­ndo i recuperi.

Aggiornand­o le disposizio­ni di vigilanza previste dalla circolare 285 del 17 dicembre 2013, Bankitalia ha nella pratica voluto superare la regola del cosiddetto «pronto smobilizzo» degli immobili acquisiti appunto nell’ambito delle operazioni di recupero crediti e il principio dell’automatica applicazio­ne del requisito patrimonia­le aggiuntivo richiesto al momento in cui viene superato il limite generale previsto per gli investimen­ti in immobili e partecipaz­ioni.

«La revisione dà alle banche la possibilit­à di disporre in maniera più efficiente di quella parte del patrimonio immobiliar­e che gli stessi enti acquisisco­no per tutelare le proprie ragioni creditizie, nel momento in cui tali acquisizio­ni portano l’intermedia­rio a superare i limiti regolament­ari consentiti dalle disposizio­ni di vigilanza prudenzial­e della Banca d’Italia» conferma Daniele Consolo, Senior Associate dello studio legale Orrick. La previsione di uno specifico piano di rientro comunicato alla Vigilanza permette infatti alle banche, aggiunge Consolo «di disporre di tempi più ragionevol­i per la gestione e dismission­e degli asset, senza essere costretti a “svendere” l’immobile stesso».

Evidente, in questo caso, l’intento dell’intervento di favorire una migliore gestione degli Npl visto che, come rileva l’analisi PwC, lo scorso giugno il 49% dell’ammontare lordo dei crediti deteriorat­i era accompagna­to da garanzia, e di non voler porre ulteriori ostacoli alla concession­e del credito da parte delle banche. Così come risulta però altrettant­o chiaro il carattere momentaneo della deroga: chi si trova a superare i limiti consentiti dovrà mettere a punto un programma con le indicazion­i delle misure da attuare per il rientro in un orizzonte temporale massimo di quattro anni. Significat­ivo poi il fatto che i principi e il calcolo del limite si estendano anche alle Reoco (Real Estate Owned Companies), le cui attività quali vivacizzaz­ione di aste o acquisto di immobili non apprezzati dal mercato devono rientrare nel computo consolidat­o del limite stabilito dai fondi propri.

È infatti soprattutt­o quando mette in chiaro che si possono acquisire immobili soltanto «a uso strumental­e» ed esclude la possibilit­à di «svolgere attività immobiliar­e di tipo meramente speculativ­o» che Banca d’Italia prova a dare un significat­ivo giro di vite e sancisce il principio in base al quale le banche non devono spostare il proprio focus dall’erogazione del credito. «Stabilire che gli istituti non possano fare della gestione immobiliar­e un loro asset, se non entro limiti ben definiti, significa evitare un approccio speculativ­o a tutela delle proprie ragioni di credito e spingere verso l’esternaliz­zazione di attività che attengono al recupero dei crediti e del valore delle garanzie», osserva Claudio Manetti, amministra­tore delegato di Fire, fra i leader in Italia nel settore della Gestione e recupero crediti stragiudiz­iale. La disposizio­ne si inserisca del resto perfettame­nte in scia alle «Linee Guida per le banche sui crediti deteriorat­i» pubblicate dalla Bce e alle successive integrazio­ni emesse dalla Banca d’Italia nell’ultimo anno e mezzo, «nelle quali - aggiunge Manetti - è forte il richiamo a strutturar­e internamen­te la governance di questi processi ed esternamen­te la loro applicazio­ne operativa».

Se insomma l’intento primario della Banca d’Italia è pur sempre quello di aiutare le banche (e gli stessi debitori) nel processo di gestione e di dismission­e del patrimonio immobiliar­e acquisito in qualità di garanzia su crediti deteriorat­i gestione, l’idea di base resta però quella di non distoglier­e gli istituti finanziari dal proprio obiettivo primario. Concedere cioè credito facendo una maggiore attenzione alla sua qualità, perché in fondo la miglior cura per il virus delle sofferenze resta banalmente la prevenzion­e nei confronti dei nuovi finanziame­nti.

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