Soluzioni connesse al servizio della salute
Un modello sanitario basato sul valore e supportato dalle tecnologie connesse e personalizzate offre una grande opportunità per trasformare il sistema healthcare
Dopo essere diventata la più grande impresa europea nel settore dell’elettronica di consumo (dai rasoi alle lampadine), Philips negli ultimi dieci anni si è focalizzata sui device per la cura della persona, scanner e dispositivi medici per gli interventi chirurgici, monitoraggio e analisi dei pazienti, sia in ospedale che a casa. «Siamo passati da essere un’azienda che propone prodotti a una che offre servizi - sottolinea Jeroen Tas, Chief Innovation & Strategy Officer di Philips - E il prossimo passo è quello di creare ecosistemi smart».
La società crede e punta infatti sulla connected care, la tecnologia dell’assistenza sanitaria con più dispositivi connessi che sfruttano l'intelligenza artificiale e l'analisi dei dati. E l’incontro a Milano con Jeroen Tas ci ha permesso di capire come la società stia oggi implementando l’intelligenza artificiale e in che modo intende farlo in futuro. A partire dal modello di collaborazione che Philips ha impostato per attivare l’innovazione che nasce all’interno del gruppo con la ricerca che viene da fuori dalle startup.
Philips ha infatti lanciato lo scorso ottobre il primo programma di collaborazione di startup globale incentrato sull’applicazione dell'intelligenza artificiale nel settore sanitario. Le startup selezionate hanno in questo modo accesso alle competenze nell'ecosistema dell'innovazione aziendale, che comprende partner ospedalieri, accademici, industriali e finanziari.
«Sono un grande sostenitore dell’open innovation - racconta Tas - E in Philips lo perseguiamo con due modalità: da un lato siamo presenti in 120 paesi e in migliaia di ospedali, in più abbiamo accordi con 4mila centri di ricerca e centri universitari; dall’altro abbiamo creato un ecosistema dell’innovazione fatto di startup e venture (fondo di investimento corporate). Solo l’anno scorso si sono iscritte al nostro bando sull’intelligenza artificiale in ambito radiologico, patologico e oncologico 650 startup, ne abbiamo selezionate 19 alle quali abbiamo dato non solo un supporto di gestione, di protezione Ip su questioni legali e normative, ma abbiamo dato loro anche l’accesso alla nostra piattafroma dati».
Sono quattro gli hub di innovazione Philips: a Cambridge (Usa), Eindhoven ( Paesi Bassi), Bangalore (India) e Shanghai (Cina) concentrati sull’applicazione della Ai nel settore sanitario. «Siamo arrivati a un tale livello di complessità che nessun essere umano è in grado di raccogliere e comprendere tutte le informazioni che possono essere raccolte per ogni singolo paziente (dati clinici, genetici, cellulari, comportamentali, geografici...) nonchè gestirle. Per fare una valutazione a 360 gradi mettendo a fattor comune tutte le informazioni l’intelligenza artificale gioca un ruolo fondamentale. Ecco perchè il nostro nuovo modello di business trasforma i prodotti in soluzioni. Per esempio stiamo sviluppando una piattaforma Ai per interpretare le immagini, le malattie e i test genetici per comprendere quello che realmente c’è all’origine della malattia. E non solo. Sempre grazie all’Ai si possono codificare le migliori practise operatorie e trasferirle ai chirurghi, con il vantaggio che l’Ai più agisce più diventa intelligente e questa è una grande opportunità per la medicina».
Philips si è impegnata a offrire soluzioni healthcare in grado di rispondere al cosiddetto Quadruple Aim: migliorare i risultati clinici, migliorare l’esperienza del paziente, incrementare la soddisfazione dei medici e ridurre i costi di assistenza. «Perchè oggi offrire uno strumento diagnostico avanzato per immagini non basta più - continua Tas - In futuro ognuno di noi potrà avere un “gemello” digitale che permetterà ai radiologi di “guardarti” nel tempo, confrontando in tempo reale se e quali cambiamenti si sono verificati». Quindi non è vero che la figura del medicoradiologo verrà rimpiazzata dall’algoritmo... «No, i radiologi non verranno rimpiazzati dall’Ai, ma verranno rimpiazzati quelli che non useranno gli algoritmi - ironizza Tas - Due anni fa al congresso della Società americana di radiologia ho potuto constatare che già oggi i radiologi stanno diventando degli accumulatori di dati, e la loro professionalità sarà legata all’interpretazione di tutti i dati allegati alle immagini».
Dopo la medicina di precisione ora le frontiere riguardano anche la diagnosi e la prevenzione di precisione. Anche il soggetto sano ha infatti la possibilità di autogestire attraverso i device digitali, la propria salute. Come i sistemi che monitorizzano e riconoscono il rischio di infarto. Ma senza la condivisione dei dati l’intelligenza artificiale non impara, non interpreta e non può essere un’opportunità.
Il colosso olandese è diventato una società di servizi ad alta innovazione e investe nella connected care