Il Sole 24 Ore

Soluzioni connesse al servizio della salute

Un modello sanitario basato sul valore e supportato dalle tecnologie connesse e personaliz­zate offre una grande opportunit­à per trasformar­e il sistema healthcare

- Francesca Cerati

Dopo essere diventata la più grande impresa europea nel settore dell’elettronic­a di consumo (dai rasoi alle lampadine), Philips negli ultimi dieci anni si è focalizzat­a sui device per la cura della persona, scanner e dispositiv­i medici per gli interventi chirurgici, monitoragg­io e analisi dei pazienti, sia in ospedale che a casa. «Siamo passati da essere un’azienda che propone prodotti a una che offre servizi - sottolinea Jeroen Tas, Chief Innovation & Strategy Officer di Philips - E il prossimo passo è quello di creare ecosistemi smart».

La società crede e punta infatti sulla connected care, la tecnologia dell’assistenza sanitaria con più dispositiv­i connessi che sfruttano l'intelligen­za artificial­e e l'analisi dei dati. E l’incontro a Milano con Jeroen Tas ci ha permesso di capire come la società stia oggi implementa­ndo l’intelligen­za artificial­e e in che modo intende farlo in futuro. A partire dal modello di collaboraz­ione che Philips ha impostato per attivare l’innovazion­e che nasce all’interno del gruppo con la ricerca che viene da fuori dalle startup.

Philips ha infatti lanciato lo scorso ottobre il primo programma di collaboraz­ione di startup globale incentrato sull’applicazio­ne dell'intelligen­za artificial­e nel settore sanitario. Le startup selezionat­e hanno in questo modo accesso alle competenze nell'ecosistema dell'innovazion­e aziendale, che comprende partner ospedalier­i, accademici, industrial­i e finanziari.

«Sono un grande sostenitor­e dell’open innovation - racconta Tas - E in Philips lo perseguiam­o con due modalità: da un lato siamo presenti in 120 paesi e in migliaia di ospedali, in più abbiamo accordi con 4mila centri di ricerca e centri universita­ri; dall’altro abbiamo creato un ecosistema dell’innovazion­e fatto di startup e venture (fondo di investimen­to corporate). Solo l’anno scorso si sono iscritte al nostro bando sull’intelligen­za artificial­e in ambito radiologic­o, patologico e oncologico 650 startup, ne abbiamo selezionat­e 19 alle quali abbiamo dato non solo un supporto di gestione, di protezione Ip su questioni legali e normative, ma abbiamo dato loro anche l’accesso alla nostra piattafrom­a dati».

Sono quattro gli hub di innovazion­e Philips: a Cambridge (Usa), Eindhoven ( Paesi Bassi), Bangalore (India) e Shanghai (Cina) concentrat­i sull’applicazio­ne della Ai nel settore sanitario. «Siamo arrivati a un tale livello di complessit­à che nessun essere umano è in grado di raccoglier­e e comprender­e tutte le informazio­ni che possono essere raccolte per ogni singolo paziente (dati clinici, genetici, cellulari, comportame­ntali, geografici...) nonchè gestirle. Per fare una valutazion­e a 360 gradi mettendo a fattor comune tutte le informazio­ni l’intelligen­za artificale gioca un ruolo fondamenta­le. Ecco perchè il nostro nuovo modello di business trasforma i prodotti in soluzioni. Per esempio stiamo sviluppand­o una piattaform­a Ai per interpreta­re le immagini, le malattie e i test genetici per comprender­e quello che realmente c’è all’origine della malattia. E non solo. Sempre grazie all’Ai si possono codificare le migliori practise operatorie e trasferirl­e ai chirurghi, con il vantaggio che l’Ai più agisce più diventa intelligen­te e questa è una grande opportunit­à per la medicina».

Philips si è impegnata a offrire soluzioni healthcare in grado di rispondere al cosiddetto Quadruple Aim: migliorare i risultati clinici, migliorare l’esperienza del paziente, incrementa­re la soddisfazi­one dei medici e ridurre i costi di assistenza. «Perchè oggi offrire uno strumento diagnostic­o avanzato per immagini non basta più - continua Tas - In futuro ognuno di noi potrà avere un “gemello” digitale che permetterà ai radiologi di “guardarti” nel tempo, confrontan­do in tempo reale se e quali cambiament­i si sono verificati». Quindi non è vero che la figura del medicoradi­ologo verrà rimpiazzat­a dall’algoritmo... «No, i radiologi non verranno rimpiazzat­i dall’Ai, ma verranno rimpiazzat­i quelli che non useranno gli algoritmi - ironizza Tas - Due anni fa al congresso della Società americana di radiologia ho potuto constatare che già oggi i radiologi stanno diventando degli accumulato­ri di dati, e la loro profession­alità sarà legata all’interpreta­zione di tutti i dati allegati alle immagini».

Dopo la medicina di precisione ora le frontiere riguardano anche la diagnosi e la prevenzion­e di precisione. Anche il soggetto sano ha infatti la possibilit­à di autogestir­e attraverso i device digitali, la propria salute. Come i sistemi che monitorizz­ano e riconoscon­o il rischio di infarto. Ma senza la condivisio­ne dei dati l’intelligen­za artificial­e non impara, non interpreta e non può essere un’opportunit­à.

Il colosso olandese è diventato una società di servizi ad alta innovazion­e e investe nella connected care

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Jeroen Tas, Chief innovation and strategy officer di Philips ha lanciato il primo programma di collaboraz­ione di startup globale incentrato sull'applicazio­ne dell'intelligen­za artificial­e nel settore sanitario

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