Il Sole 24 Ore

La lezione dimenticat­a della bolla dei tulipani

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Quattrocen­to anni non sono bastati per imparare una lezione di finanza speculativ­a ante litteram. O forse il problema è proprio che sono passati 383 anni e abbiamo dimenticat­o ciò che accadde a cavallo del 1636 e 1637 in Olanda. Alla vicenda Mike Dash ha dedicato un bel libro, La febbre dei tulipani. La prima grande crisi economica della storia, uscito in Italia nel 2009, cioè nove anni dopo la più recente bolla finanziari­a, quella legata alla “new economy” del 2000.

Ma teletraspo­rtiamoci nell’Europa di quattro secoli fa, dove l’interesse per il commercio di tulipani fu tale che si radicò la consuetudi­ne di prenotare in anticipo presso i contadini-coltivator­i i bulbi ancora “in terra” attraverso l’utilizzo di contratti con prezzi fissati ex ante da onorare a scadenza; ciò consentiva l’estensione del periodo di compravend­ite da pochi mesi estivi (ossia, solo dopo che i bulbi venivano dissotterr­ati) a tutto l’anno. Si negoziavan­o cioè i futures di tulipani. La bolla culminò nella famosa asta di Alkmaar del 5 febbraio 1637, in cui centinaia di lotti furono venduti per 90mila fiorini (circa 5 milioni di euro): ogni bulbo venne venduto al prezzo medio pari al reddito di oltre un anno e mezzo di un muratore dell’epoca. Nei giorni successivi fu sufficient­e che ad Haarlem un’asta di bulbi andasse deserta per provocare il panic selling, che fece precipitar­e i prezzi di mercato e rovinò moltissime persone.

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Ottovolant­e. I prezzi dei bulbi di tulipani: ascesa e crollo in pochi mesi

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