Ritrattini sì, ma giganteschi
Cataloghi ragionati. Riunito tutto il corpus dei dipinti e dei disegni di Ottavio Leoni (1578-1630), abilissimo pittore di ritratti attivo nella Roma di Caravaggio e Bernini
Nei disegni
raffigurò esseri
viventi irripetibili Ma fu meno abile nelle opere su tela
Questo libro, di non piccola mole e di scrupoloso contenuto, è interamente dedicato ad un disegnatore prezioso nel tratto, attentissimo alla psiche degli infiniti volti da lui narrati. Chiunque altro si sarebbe ripetuto in decine di occasioni; non lui, Ottavio Leoni, di famiglia padovana ma attivo a Roma. Sempre simile a se stesso ma sempre diverso: un volto è un volto e mai lo si deve confondere con un altro. Il primo a capire questo suo dono assoluto fu Giovanni Baglione, suo biografo così come lo fu dei migliori artisti suoi contemporanei. Leoni seppe rendergli la cortesia includendolo in quella galleria composta dai suoi impeccabili ritrattini a disegno della Roma che inizia ai tempi del Caravaggio e dell’apparire del Bernini, come dire, una scia di luce e d’ombra inconfondibile, fra le più convincenti dell’intero secolo nell’intero mondo.
Fino a tempi relativamente recenti poco si sapeva sul nostro Leoni. I giovani della mia generazione – quella di ieri l’altro, ma da quel ieri l’altro è già trascorso più di mezzo secolo e un decennio ancora – avevano a disposizione un articolo di Giuliano Briganti e un altro apparso nel nostro vangelo, «Paragone», un testo di Roberto Longhi breve ma avvincente. Il titolo fa sognare, Volti della Roma
caravaggesca (1951: non lo lessi allora, quando avevo quindici anni e non parlavo ancora italiano). Longhi dà a Leoni quel che Leoni merita - non solo collegandolo a Caravaggio, del quale Leoni seppe tracciare in un disegno indimenticabile la vis malinconica, quasi tragica - ma anche paragonandolo al Bernini: «il bustino del Vescovo Santoni e quello di Paolo V sono come ritratti del Leoni tradotti in marmo... a quei primi giorni berniniani il Leoni era nel fiore delle sue attività». Bisogna qui aggiungere che per quanto piccoli siano i marmi del Bernini e i disegni del Leoni restano inconfondibili: più che ritratti sono anime riflesse nella materia, sia essa pietra o matita, sanguigna, biacca.
Ecco i meriti riconosciutigli da Roberto Longhi: «non soltanto come assiduo iconografo della società romana del primo Seicento, ma come insuperabile archivista di caratteri umani, meriterà ben altra ricerca». Non credo di sbagliare affermando che tale investigazione è oggi compiuta da Yuri Primarosa nel presente libro, composto di quasi ottocento pagine con più di mille fotografie. Il volume è diviso in venti capitoli che comprendono un doppio catalogo ragionato, il primo dedicato ai disegni, il secondo ai dipinti. Il libro continua con la biografia del pittore ed è ricco di notizie sulle grandi famiglie romane e sui clienti; si esaminano attentamente i vari gruppi di disegni, da quelli su carta azzurra, alla serie numerata, a quelli a tre matite (della Biblioteca Marucelliana); si studiano infine i vari modelli di pittori internazionali come Goltzius o Rubens e la ritrattistica di papi e cardinali, nella quale Leoni deve molto ai prototipi di Scipione Pulzone. La qualità del lavoro di Primarosa era già palese nel volume diretto da Francesco Solinas,
Ottavio Leoni. Les portraits de Berlin, Roma, De Luca Editore, 2013: la parte affidata al nostro autore (pagine 55-272) è di prim’ordine.
Nonostante nella Vita del Cavalier Ottavio Leoni di Baglione (1642) si ricordi come egli «non solo dipinse bene li ritratti ma fece anche vari quadri grandi assai ben condotti» - che vengono menzionati puntualmente - la sua attività in questo campo è stata pressoché ignorata fino a tempi recenti quando il bravissimo Francesco Solinas ha messo ordine svelando molti dipinti sconosciuti e oggi si è precisato che almeno otto sono firmati chiaramente. Dobbiamo ammettere però che Leoni non da il meglio di sé con olii e pennelli. Nei ritratti, ad esempio, riesce assai meglio con la grafica con la quale raffigura sempre esseri viventi, irripetibili. Nei quadri invece più che una persona vera, riconoscibile, compare una tipologia e il pittore sembra essere più attento alle vesti che ai volti mentre i corpi diventano elegantissimi manichini dei grandi sarti del giorno. Gli si confà, direi, più il formato piccolo del rame che quello ampio della tela quasi che la carta diventata metallica sia più adatta al suo estro del fondo ruvido della tela. Inspiegabilmente nei dipinti la vivezza umana dei suoi volti si raggela mentre i personaggi diventano miniature ingigantite, esattamente l’opposto di quanto accada nei disegni. Anche i dipinti di soggetto storico o religioso sono assai più belli a misura che il formato diminuisce, e qui parlo della Susanna e i vecchioni (p.109), Cristo e l’ adultera (p.706) o la misteriosa Processione guidata da un cardinale (p.716) oggi al Metropolitan Museum. Quel piccolo rame che conosco da quando venne acquistato da Colnaghi, a Londra, nel 1980, ha avuto non poche attribuzioni finché forse oggi ha trovato il suo vero autore nel nostro uomo. Tutte le regole hanno la loro eccezione e il grande ritratto di Paolo V a Palazzo Borghese, spesso creduto del Caravaggio, venne ribattezzato come opera di Ottavio Leoni nel 1943 da Roberto Longhi. Ma ecco oggi il referto clinico del giovane autore: «sia che il ritratto Borghese sia il capolavoro di Ottavio Leoni o che sia il più fiacco fra gli autografi caravaggeschi, è innegabile che l’opera abbia segnato un nuovo modo di rappresentare il papa consacrato in una vera effigie terrena e allo stesso tempo in un'immagine-manifesto della Chiesa di Roma». Siamo dunque d'accordo che il quadro è caravaggesco piuttosto che di mano del Caravaggio e che assomiglia molto ai lavori di Ottavio Leoni quando Leoni assomiglia a Caravaggio: è chiaro così? Infine, è un quadro magnifico ma non sappiamo esattamente da chi è stato dipinto. OTTAVIO LEONI (1578-1630). ECCELLENTE MINIATOR DI RITRATTI. CATALOGO RAGIONATO DEI DISEGNI E DEI DIPINTI
Yuri Primarosa Ugo Bozzi editore Roma, pagg. 778, € 240