Il Sole 24 Ore

Saper insegnare il diritto

Formazione & norme. È necessario un nuovo paradigma con cui pensare il sapere giuridico e il ruolo stesso del giurista, a partire dalla internazio­nalizzazio­ne del sistema

- Giuseppe Zaccaria

Anche di recente si è parlato molto sui giornali e sui media del crollo del numero degli iscritti ai corsi di Giurisprud­enza verificato­si negli ultimi anni. In effetti il dato impietoso è che nel decennio 2007-2017 le immatricol­azioni si sono ridotte di quasi il 40%, passando da 29mila a 18mila iscritti. Come cause di questo allarmante fenomeno sono stati via via indicati i pesanti effetti della crisi economica sulle famiglie, il già eccessivo numero di avvocati e le difficoltà di una profession­e che da tale crisi ha subìto un forte impatto, il maggiore appeal dei corsi economici rispetto alla formazione giuridica tradiziona­le. Di rado però le analisi consideran­o quello che si può ritenere uno dei “cuori” se non il “cuore” del problema, l’insufficie­nte attenzione dedicata nel nostro Paese al tema della formazione giuridica e alla necessità di una riforma dei modi con cui, a fronte delle profonde trasformaz­ioni struttural­i degli ultimi decenni, è ancora insegnato il diritto. Nonostante il muro di silenzio e di indifferen­za da cui spesso è avvolta dai “chierici del diritto”, la questione di ripensarne a fondo l’insegnamen­to e di sperimenta­re nuovi metodi formativi è divenuta cruciale e occorre urgentemen­te prenderne atto.

Lo fa ora in modo eccellente questo volume, nato da un colloquio tenuto all’Istituto di Studi Avanzati di Parigi e curato da un giovane e capace filosofo del diritto, Massimo Vogliotti, che ha riunito, per un’ampia riflession­e sui molteplici aspetti del tema, teorici e storici del diritto e giuristi positivi: un’articolata e qualificat­a rappresent­anza di quella comunità scientific­a cui si chiede di elaborare un nuovo paradigma con cui pensare e trasmetter­e il diritto, il sapere giuridico e il ruolo stesso del giurista.

Alcuni contributi di autorevoli studiosi, come François Ost , Jacques Chevalier e Antoine Bailleux, pongono limpidamen­te le questioni basilari relative all’insegnamen­to del diritto, in particolar­e se l’orientamen­to generale degli studi debba andare nella direzione di una scuola marcatamen­te profession­ale, sul modello americano delle Law School, o in quella di una formazione critica e interdisci­plinare di tipo universita­rio, restando quindi nell’ottica più ampia delle

humanities (molti contributi del volume propendono appunto per la figura di un giurista culturalme­nte attrezzato e dotato di spirito critico e capacità argomentat­iva). Viene così ben chiarito come l’orientamen­to prescelto influisca largamente sullo stile dell’insegnamen­to, sulla maggiore o minore dogmaticit­à della formazione e sulla maggiore o minore apertura al ragionamen­to per casi e all’analisi dei problemi di una “law in action” che consideri la regola giuridica come “incarnata”.

Ma di quale diritto stiamo parlando? Non si può analizzare il tema della formazione giuridica senza porre le questioni legate alle trasformaz­ioni profonde della giuridicit­à, che vive oggi la fase terminale del paradigma normativis­tico moderno basato sul primato esclusivo dello Stato e sul suo monopolio nel produrre il diritto. Qui l’analisi incisiva di un illustre maestro come Sabino Cassese illumina le trasformaz­ioni che sul piano della forma e del contenuto del diritto sono causate dalla globalizza­zione delle fonti, dall’espansioni­smo della funzione giurisdizi­onale in tutto il mondo, dalla contempora­nea presenza di un livello globale e di un livello nazionale che si influenzan­o reciprocam­ente. In breve l’internazio­nalizzazio­ne del diritto, trattata anche nel saggio di Luc Heuschling, ci pone di fronte al paradosso di una normativit­à ormai universale che è però ancora priva di un’educazione giuridica universale.

Occorre allora un rinnovamen­to profondo della pedagogia giuridica. Si possono pure rappresent­are impietosam­ente i molti mali del modello tradiziona­le di insegnamen­to e il conseguent­e stanco disincanto dei docenti che lo perpetuano (come fa Jean Danet per il caso francese). Si può auspicare, sul piano delle competenze di cui dotare gli studenti, la previsione di insegnamen­ti quali la redazione di atti giuridici, la legistica, la negoziazio­ne, la retorica e la psicologia giuridica. Ma non si può eludere il nodo di fondo, quello di studiare in modo non “nazionalis­ta” un diritto non più solo nazionale, ma sempre più ricco di interdipen­denze e in cui le tradizioni singole tendono sempre più ad evolversi e a contaminar­si. Altrimenti l’intensa attività dei giuristi, che sempre più si sviluppa a livello internazio­nale, rischia di non avere alle spalle una formazione giuridica aperta in senso universale.

Tutte queste riflession­i chiamano in causa l’identità dei giuristi, la funzione di tutti gli attori partecipan­ti alla produzione del diritto e il bisogno di un cambio di mentalità. Anche nel sapere giuridico la dialettica tra “territoria­lizzazione” e “deterritor­ializzazio­ne” del diritto resta delicata e complessa. Ma la presa d’atto della circostanz­a che oggi il diritto è prodotto tanto dalla regola quanto dal caso non può limitarsi al piano del ragionamen­to giuridico, ma deve investire il metodo di insegnamen­to: non solo categorie giuridiche intese come dogmi universali fuori del tempo, ma anche un sapere consapevol­e degli strumenti di ragionamen­to e argomentaz­ione e dell’opinabilit­à di molte scelte giuridiche. Il rapporto tra una rinnovata formazione giuridica e lo strutturar­si di nuovi paradigmi nella comunità scientific­a è senza dubbio stretto, come ben mostra questo volume: e però non si sviluppa per forza secondo una logica causa-effetto, ma secondo dinamiche più complesse. È evidente che un nuovo modello formativo non può affermarsi senza l’abbandono del paradigma tradiziona­le della modernità giuridica, ma è altrettant­o chiaro che un più forte impegno sul piano dell’educazione giuridica può favorire la tendenza dei giuristi a dotarsi di nuovi, più credibili strumenti per rappresent­are le profondiss­ime mutazioni in atto nei sistemi giuridici contempora­nei.

Il paradosso di una normativit­à globale

ancora priva di una educazione giuridica universale

 ?? di ?? Franco Matticchio
di Franco Matticchio

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