LA NOTTE PICCOLA DI GLORIA BELL
La notte è piccola per Gloria, troppo piccolina. A cinquant’anni è ancora una donna bella e vitale, ma qualcosa la tormenta. Divorziata da dodici, i due figli ormai fuori di casa, è come se fosse minacciata da un male oscuro. Di notte balla e sorseggia cocktail, di giorno lavora e canta a squarciagola: dov’è il problema? Si sente sola, troppo sola.
Finché non arriva Arnold, an
che lui divorziato (o almeno si presenta così), anche lui solo, troppo solo. Il regista rifà pari pari il suo film del 2013, limitandosi ad aggiungere nel titolo il cognome alla protagonista e spostando la vicenda dal natio Cile a Los Angeles. Megalopoli che si addice alle storie di solitudini, tra lunghe digressioni al volante e personaggi stralunati, quasi fossero in libera uscita da un film corale di Altman. Arnold davvero è il massimo dello “strambo”. Di mestiere gestisce un parco giochi, dove i clienti si divertono a mimare la guerra, sparandosi contro finti proiettili ripieni di vernice. E pure Gloria ci prende gusto, fin tanto che la relazione va avan
ti. Però incombe la nevrosi dei
tempi moderni, a partire dal telefonino che suona di continuo, soprattutto nei momenti meno opportuni: quando i due sono a letto insieme, oppure al ristorante durante un
rendez vous romantico. Che rottura! E quante scuse (false?), quanti ripensamenti, quante fughe di questo maschio non più alfa allergico alla minima presa di responsabilità. Per non parlare dei figli,
un ragazzo e una ragazza,
persi di fronte alle responsabilità della vita. La notte è piccola per te, Gloria, troppo piccolina. Il problema è che, per quanto si trangugino cocktail e si continui a ballare, non accenna a finire. Inghiottita anche lei nel Grande Nulla di L.A., California.
GLORIA BELL
di Sebastián Lelio
Usa 2018, commedia, 102’