Il Sole 24 Ore

LA NOTTE PICCOLA DI GLORIA BELL

- Luigi Paini

La notte è piccola per Gloria, troppo piccolina. A cinquant’anni è ancora una donna bella e vitale, ma qualcosa la tormenta. Divorziata da dodici, i due figli ormai fuori di casa, è come se fosse minacciata da un male oscuro. Di notte balla e sorseggia cocktail, di giorno lavora e canta a squarciago­la: dov’è il problema? Si sente sola, troppo sola.

Finché non arriva Arnold, an

che lui divorziato (o almeno si presenta così), anche lui solo, troppo solo. Il regista rifà pari pari il suo film del 2013, limitandos­i ad aggiungere nel titolo il cognome alla protagonis­ta e spostando la vicenda dal natio Cile a Los Angeles. Megalopoli che si addice alle storie di solitudini, tra lunghe digression­i al volante e personaggi stralunati, quasi fossero in libera uscita da un film corale di Altman. Arnold davvero è il massimo dello “strambo”. Di mestiere gestisce un parco giochi, dove i clienti si divertono a mimare la guerra, sparandosi contro finti proiettili ripieni di vernice. E pure Gloria ci prende gusto, fin tanto che la relazione va avan

ti. Però incombe la nevrosi dei

tempi moderni, a partire dal telefonino che suona di continuo, soprattutt­o nei momenti meno opportuni: quando i due sono a letto insieme, oppure al ristorante durante un

rendez vous romantico. Che rottura! E quante scuse (false?), quanti ripensamen­ti, quante fughe di questo maschio non più alfa allergico alla minima presa di responsabi­lità. Per non parlare dei figli,

un ragazzo e una ragazza,

persi di fronte alle responsabi­lità della vita. La notte è piccola per te, Gloria, troppo piccolina. Il problema è che, per quanto si trangugino cocktail e si continui a ballare, non accenna a finire. Inghiottit­a anche lei nel Grande Nulla di L.A., California.

GLORIA BELL

di Sebastián Lelio

Usa 2018, commedia, 102’

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