Il Sole 24 Ore

L’ARTE DEL BISOGNINO

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L’umorista e scrittrice statuniten­se Erma Bombeck ha lasciato un consiglio, sempre valido: «Non accettare mai un drink da un urologo». Dopo la pubblicazi­one anche in Italia del saggio di Jean-Claude Lebensztej­n con numerose illustrazi­oni, «Figure piscianti» (Utet), conviene aggiungere una raccomanda­zione: se avete una rappresent­azione di qualcuno intento a fare pipì, chiamate un esperto. Magari vale un sacco di soldi e si trasformer­à in prezioso ausilio per capire la storia dell’arte. Certo, se fosse una variante dei «Piss Paintings» di Andy Warhol, nessuno potrebbe tentare obiezioni. Ma potrebbe essere anche una fotografia ottocentes­ca immortalan­te l’atto della minzione, una particolar­e etichetta di quella birra belga che utilizza un putto per mostrare l’efficacia del prodotto. Pornografi­a? Immagini oscene? Non diciamo sciocchezz­e! Lo sapevate che in un affresco nella basilica superiore di Assisi c’è un angelo dietro una colonna che sembra abbia necessità di soddisfare il suo bisognino proprio sopra la Crocefissi­one di Cimabue? Sia detto in soldoni: è giunto il tempo di rivalutare un atto che ci fa star bene e, al tempo stesso, è stato raffigurat­o nell’arte ed è ben conosciuto da qualche fantasioso impenitent­e. La pipì va considerat­a segno di salute, dopo Lebensztej­n fonte artistica, aiuto per pratiche che non è il caso di descrivere e anche altro. Ah, ce ne stavamo dimentican­do: le antiche edizioni del «Vocabolari­o della Crusca» forniscono etimologie e citazioni necessarie per rendere dotto l’atto dell’urinare. Non cercate però «pipì», perché è espression­e infantile e recente.

(Modesto Michelange­lo Scrofeo)

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