Fattura elettronica, frodi sotto tiro: stop a 688 milioni di falsi crediti Iva
Task force dedicata di 100 verificatori: già individuati 37 soggetti
Lo aveva annunciato su queste colonne il 10 gennaio scorso in cui il direttore dell’Agenzia Antonino Maggiore anticipava la nascita di un tavolo tecnico per elaborare strategie mirate di contrasto alle frodi Iva grazie ai dati della fattura elettronica. La task force di 100 dipendenti messa in campo a incrociare le informazioni tra fatture ricevute e documenti emessi ha consentito in due mesi di lavoro di “intercettare” dal portale «Fatture e corrispettivi» finti acquisti per 3,2 miliardi di euro e contestualmente di bloccare 688 milioni di falsi crediti Iva. Il fenomeno dei finti crediti passa sempre dalle società cosiddette cartiere, ossia strutture vuote create solo per emettere false fatture. Lo schema prevede appunto l’inserimento in dichiarazione di acquisti soggetti a Iva per generare poi false posizioni creditizie. Da lì in poi si genera un vero e proprio “mercato” che può svilupparsi lungo due direttrici: le compensazioni dirette o con l’accollo dei debiti di altre società; oppure la cessione di crediti Iva ad altre società affinché poi queste li usino in compensazione.
Il lavoro di intelligence finora effettuato ha evidenziato ingenti crediti Iva, ma anche l’assenza di fattura in acquisto o l’emissione di documenti da parte di soggetti con alto profilo di rischio. Gli incroci hanno permesso di far emergere un’altra pratica fraudolenta, vale a dire quella di dichiarare vendite di importo ridotto o vendite non soggette a Iva a fronte di importi elevati per acquisti inesistenti.
Con i primi controlli sono stati individuati 37 soggetti dislocati tra 7 diverse regioni e 11 province. Non è un caso, poi, che si tratta di contribuenti attivi prevalentemente nel commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi, per i quali l’obbligo di fattura elettronica B2B è partito già dal 1° luglio 2018. Con invio dei fascicoli presso le Procure competenti per approfondire le violazioni penalmente rilevanti.
Oltre il 95% dei finti crediti complessivamente “intercettati” riguardano importi per cui sono state bloccate le compensazioni (656 milioni). In sostanza gli F24 pronti per chiudere il cerchio della frode sono rimasti fermi nei computer degli aspiranti utilizzatori. Per ora si tratta della punta dell’iceberg visto che potenzialmente c’erano almeno 32 miliardi da far “girare” illegalmente.