Asse tra Trump e Bolsonaro, Brasile e Usa tornano alleati
Il presidente americano: sosterrò il vostro ingresso nell’Ocse e nella Nato Firmati accordi bilaterali per aumentare investimenti e scambi in diversi settori
Dal nostro corrispondente Il presidente del Brasile Jair Bolsonaro non nasconde la sua ammirazione per Donald Trump. Tanto da conquistarsi il soprannome di “Trump dei tropici”. Come lui, ha vinto le elezioni a ottobre, dove non partiva da favorito, facendo grande uso di Twitter e dei social con gli stessi slogan di Trump (“Brasil First”), utilizzando le “fake news” per screditare gli avversari e recuperare consensi tra i cittadini comuni delusi dai governi della sinistra, diventata troppo estrema agli occhi dei più, che in questi anni aveva fatto crescere l’economia, apportato soluzioni nella giustizia sociale, senza però debellare la corruzione. Di lontane origini venete, l’ex capitano dell’esercito Bolsonaro, 64 anni, dal primo gennaio guida il Paese con un governo composto per la metà da ex militari. Il suo ministro della Giustizia è il giudice che ha messo in carcere l’ex presidente Lula, in un processo considerato da molti illegale. I sondaggi sul suo gradimento dopo pochi mesi di presidenza sono ai minimi. Ma la Borsa di San Paolo alla vigilia dell’incontro con Trump ha raggiunto il record, con l’indice Ibovespa che ha superato per la prima volta i 100.000 punti.
Bolsonaro è stato ricevuto con tutti gli onori alla Casa Bianca dal presidente americano. In una conferenza stampa congiunta dal Giardino delle rose, i due leader hanno ribadito la volontà di rilanciare le relazioni tra i due Paesi. Un cambio delle priorità nelle relazioni diplomatiche, dopo decenni di governi di sinistra che avevano privilegiato le alleanze regionali. Il primo obiettivo nella visita di tre giorni di Bolsonaro, accompagnato da una mezza dozzina di ministri a Washington, è quello di aumentare i legami economici e di cooperazione tra i due più grandi Paesi dell’emisfero occidentale.
Gli scambi commerciali tra Stati Uniti e Brasile sono di 100 miliardi di dollari l’anno, con un saldo attivo da parte Usa di 27 miliardi: appena un sesto del valore degli scambi UsaMessico. Anche se la vivace economia brasiliana, con i suoi 2mila miliardi di dollari di Pil, vale oltre il doppio rispetto a quella dei vicini messicani. Sono stati firmati diversi importanti accordi bilaterali per favorire gli investimenti e gli scambi bilaterali nelle infrastrutture, nell’energia, nell’agricoltura, nella tecnologia e nella difesa. Principali partner in Sud America e America Centrale.
Trump e Bolsonaro hanno ribadito l’impegno per cercare una soluzione alla crisi in Venezuela. Usa e Brasile riconoscono Juan Guaidò come presidente ad interim, e considerano illegittima la rielezione di Nicolas Maduro. Bolsonaro ha detto che il suo Paese è il più interessato a vedere la fine di un regime definito una «dittatura dei narcotrafficanti». Trump ha auspicato un «passo indietro di Maduro» per permettere libere elezioni. Il consigliere della sicurezza nazionale Usa, John Bolton, ha visitato di recente il Brasile: chiave per risolvere la crisi potrebbe essere l’ex generale Hamilton Mourao, vice presidente del Brasile, molto vicino ai militari venezuelani. Bolsonaro si è detto favorevole al Muro di Trump in Messico. E Trump a sua volta ha ricambiato il favore dicendo che sosterrà l’ingresso del Brasile nell’Ocse e vuole farne anche un «grande alleato militare fuori dalla Nato, e magari anche nella Nato». Il Brasile ha eliminato i visti per i cittadini americani. Così come ha autorizzato l’utilizzo della base spaziale di Alcantara per il lancio dei satelliti Usa.
Il vertice era stato preceduto da un raduno della comunità brasiliana al Trump International Hotel di Washington. Tra i presenti al meeting Steve Bannon, l’ex stratega presidenziale, che ha salutato l’incontro tra i due leader conservatori come «un momento molto importante, non solo per le relazioni tra Brasile e Stati Uniti, ma per il mondo». «Con l’arrivo di Bolsonaro, Trump, Orban e Salvini le idee si traducono in fatti» ha detto Bannon. Il figlio del presidente Bolsonaro, Eduardo, che era stato aiutato dallo stesso Bannon nella strategia elettorale, presente all’incontro, ha aggiunto: «Si sta creando, come era stato per i movimenti comunisti e socialisti tanti anni fa, una organizzazione internazionale dei movimenti conservatori». Sorta di internazionale nazionalista.
NEW YORK
Messico
Brasile
Colombia
Cile
Venezuela
Argentina
Crocevia.
Dal nostro inviato
CÚCUTA
Lo scorrere vitale di un’eterna sopravvivenza. È questa l’immagine che dà Cúcuta; a poche centinaia di metri dalle dogane e dai controlli delle milizie colombiane e venezuelane, la città si presenta in tutta la sua potenza espressiva. File di migranti con borse, pacchi, valigie di cartone piene di chissà che cosa. Donne sole con bambini in braccio, uomini di ogni età. Lungo le strade si vende di tutto: frutta, pane, dolciumi, empanadas, chincaglierie. Poi i “servizi”: cambiavalute, società di trasporto, riparatori di cellulari, peluquerias, barbieri che tagliano e pettinano sui marciapiedi, e ragazze da marciapiede.
Molti banchetti di medicinali, con pastiglie sfuse, qui al Punte Simon Bolivar, chiuso ma aggirabile attraverso pericolosi sentieri nella boscaglia. Vladimir e Vanessa, 26 anni lui, 25 lei, due facce pulite e sorridenti, ne gestiscono uno, richiamano l’attenzione dei venezuelani, ne elencano i benefici, quasi fossero beni voluttuari, sapendo che di là mancano medicine di base, in alcuni casi salvavita.
La chiusura delle frontiere commerciali e il blocco degli scambi bilaterali tra Colombia e Venezuela ha generato penuria di tutto, aggravata dalla situazione politica interna di Caracas, la cui economia vive una recessione drammatica. Appesantita dalle sanzioni petrolifere imposte da Donald Trump, che preme per rovesciare il regime di Nicolas Maduro, in contrasto con la Russia (anche i colloqui di ieri a Roma tra l’inviato speciale della Casa Bianca, Elliot Abrams, e il vice ministro degli Esteri russo, Serghej Ryabkov, hanno confermato le divisioni tra le due potenze).
Il valore delle transazioni economiche tra Bogotà e Caracas era pari a 7 miliardi di dollari, oggi sono scese quasi a zero. I due Paesi da sempre sono simbiotici, non solo per affinità culturali ma per complementarietà di produzioni.
Lungo la strada che dalla periferia di Cúcuta conduce ai blocchi dei militari, il primo centro di accoglienza è “Amigos del proximo”, un ostello gestito da una chiesa evangelica. Poco dopo quello di Monsignor Ochoa che, in località La Parada, ha saputo allestire una mensa cattolica che offre centinaia di pasti al giorno.
David Caña è il parroco che ci conduce nel tendone in cui, con dignità e pazienza, centinaia di persone attendono di essere chiamate, a gruppi di 20 o 30, al transito con