Google in campo per conquistare il mercato dei videogiochi
Titoli in 4K accessibili da pc, smartphone e smart tv. La nuova piattaforma cloud di Google collegata a YouTube promette di ribaltare l’intera industria
Google Stadia, la piattaforma di streaming presentata a San Francisco martedì alla Game Developers Conference, tecnicamente si candida a essere un game changer del mercato. Il videogioco diventa “liquido” e accessibile da smartphone, tablet, pc e smart tv. Google entra a gamba tesa in un business che vale 137 miliardi di dollari. Ecco come cambierà il mercato videoludico.
Il nome sa di antico, ricorda le automobili anni Settanta, ma la promessa è quella di cambiare le regole del gioco dell’intera industria del videogioco. Google Stadia, la piattaforma di streaming presentata a San Francisco alla Game Developers Conference, tecnicamente si candida a essere un game changer del mercato. Il videogioco diventa “liquido” e accessibile da smartphone, tablet, pc e smart tv. Google per entrare in un business da 137 miliardi di dollari ha promesso che trasmetterà “videogiochi” su qualsiasi tipo di schermo attraverso Google Chrome, il browser più diffuso al mondo. Non parliamo di giochini, ma di titoli tripla A, quelli realizzati con budget milionari per Playstation o Xbox. Si è detta pronta a offrire giochi in grado di girare alla risoluzione di 4K e 60 fps già al lancio, con Hdr e audio surround su una piattaforma dotata di 10,7 Teraflops di potenza di calcolo, il doppio dell’attuale Playstation 4. Tradotto significa che distribuirà gaming senza bisogno di vendere una macchina da gioco e quindi senza un hardware dedicato.
Sappiamo ancora poco a livello commerciale, solo in estate capiremo nel dettaglio il modello di business ma se mettiamo insieme YouTube, cloud computing e intelligenza artificiale, gli asset del gigante di Mountain View possiamo intuire che queste non sono ore facilissime per la concorrenza.
Qualche esempio? La potenza di elaborazione dei datacenter di Google porterà i giochi a una risoluzione di 8K. Si potrà passare da uno schermo all’altro semplicemente cliccando un link, grazie alla funzione “State Share”, che permetterà la condivisione di un punto preciso del gioco. Si potranno progettare, per esempio, esperienze multiplayer più immersive e partecipate consentendo ai programmatori di potere gestire un numero indefinito di “telecamere”. Un ruolo centrale sarà giocato dall’intelligenza artificiale. L’applicazione del machine learning al motore grafico, hanno spiegato, teoricamente permette di abbattere drasticamente i tempi di sviluppo. Sarà integrato anche Google assistant, si potrà in sostanza chiedere all’assistente vocale un aiuto durante la partita. Stadia, che è il plurale del latino stadium, proprio per dare un senso di
gioco collettivo intende anche rischrivere la relazione tra gli streamer, i giocatori che trasmettono le proprie partite in diretta, e il loro pubblico. Guarderemo dei gameplay su Youtube e cliccando un link potremo subito giocare al gioco visto in quel momento, magari insieme al nostro Youtuber preferito grazie alla funzione Crowd Play.
Gli sviluppatori potranno creare i loro giochi per una platea potenzialmente enorme che nessuna PlayStation o Xbox ha mai raggiunto. Mettiamola così se, oggi il mercato delle console si misura nell’ordine di decine di milioni di macchine da gioco, usando come piattaforma il browser Chrome e quindi atterrando su pc, tv e tablet si ragiona in termini di centinaia di milioni. Un pubblico potenziale di due miliardi, ha anticipato a San Francisco Phil Harrison, ex di Sony poi passato alla Microsoft e oggi alla guida del gaming di Google. Sul palco il manager gongolava non poco e probabilmente si è tolto qualche sassolino dalla scarpa. Non è un caso, infatti, che nel mirino ci siano proprio loro, i vecchi delle console. Che però non sono rimasti spiazzati. Oltre a Playstation, che ha lanciato settimana scorsa il proprio servizio di streaming in Italia, arriverà presto anche Xbox. Microsoft sul cloud gaming è chiamata almeno sulla carta a giocare un ruolo di primo piano. Nei giorni scorsi ha mostrato negli Stati Unti xCloud, il servizio di streaming dedicato al gaming annunciato nell’ottobre scorso. La tecnologia di Redmond promette di gestire con un controller Xbox il gioco su Pc, smartphone e console.
Alla finestra ci sono anche altri attori che in questi anni ci hanno pensato senza però crederci sul serio. Amazon, per esempio, dopo l’acquisizione di importanti software house come Double Helix, sembra avere rivisto al ribasso le ambizioni della propria roadmap accontentandosi per ora di di rivendere in formato digitale attraverso il suo servizio di ecommerce expansion pack, season pass e monete virtuali. Apple aveva fatto sognare gli appassionati di videogame annunciando l’esclusiva di Sky, il nuovo gioco del talentuoso game designer Jenova Chen (quello di Journey per intenderci). L’iniziativa però si è dimostrata limitata a iPhone e Apple Tv.
Google invece ci ha creduto. Ed è in una posizione ideale per giocare la partita dello streaming: detiene un monopolio di fatto sui sistemi operativi mobili e sui browser per pc. Producendo in prima persona videogiochi, Google diventa al tempo stesso distributore ed editore. Su smartphone questo doppio ruolo potrebbe non piacere alla concorrenza. Si veda il caso Spotify-Apple con i primi che si sono lamentati per le politiche di prezzo applicate da Cupertino che, oltre a trattenere il 30% sugli abbonamenti sottoscritti tramite acquisto in-app, ha un proprio servizio di streaming musicale concorrente.
Il reale impatto dello streaming di Google però si capirà più avanti. Il numero uno di Ubisoft, il publisher che ha subito abbracciato Stadia, ha gettato acqua sul fuoco invitando l’industria a guardare a questa novità come a un elemento complementare a pc e console.
Certamente siamo a un cambio di paradigma vero anche se ci sono molti aspetti tecnologici da approfondire. Per esempio, Google ha annunciato di essere in grado di gestire un flusso video a 4K e 60 frame al secondo a patto di avere una connessione minima di 25 Mpbs al secondo. Per capire quanto in alto è stato posta l’asticella, PlayStation Now, il servizio di streaming videoludico di Sony, si ferma a 720p e 30 fps ma richiede una soglia minima a 5 Mps. In Italia, in media, l’utenza domestica non supera i 15 Mbps. Per toccare con mano in Italia forse toccherà aspettare il 5G e le nuove reti a banda larga.