Il Sole 24 Ore

Salvataggi­o banche, scontro duro tra Banca d’Italia e Vestager (Ue)

Via Nazionale: ci fu il veto di Bruxelles sull’uso del Fondo interbanca­rio

- Colombo Romano

Si allarga la querelle tra Roma e l’Europa sui salvataggi bancari: il giorno dopo che il Tribunale dell’Ue ha riabilitat­o l’intervento del Fondo interbanca­rio di tutela dei depositi per salvare Tercas, che venne vietato da Bruxelles,

la commissari­a Antitrust Margrethe Vestager gira a Bankitalia la responsabi­lità della ristruttur­azione delle quattro banche (Etruria, CariFerrar­a, CariChieti e Banca Marche) che, sul precedente del caso Tercas,

non poterono usare quei fondi.

Da Bankitalia trapela una replica: ci fu il veto di Bruxelles sull’uso del Fitd anche per una porposta in extremis. E il governo italiano valuta una richiesta di danni all’Unione europea.

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A poco più di 24 ore dalla sentenza su Tercas si consuma la diatriba tra Commission­e europea e Banca d’Italia. L’Esecutivo sta valutando se e come impugnare la sentenza di primo grado della magistratu­ra comunitari­a di annullare la decisione che Bruxelles prese nel dicembre 2015, ritenendo illegittim­o aiuto di stato l’uso del Fondo interbanca­rio di tutela dei depositi bancari nel salvataggi­o di Tercas. Da Roma, intanto, ci si prepara a una richiesta di indennizzo che dovrà essere valutata dalla Corte europea di Giustizia. I precedenti sono assai pochi. Durante una conferenza stampa qui a Bruxelles, la commissari­a alla concorrenz­a Margrethe Vestager è stata chiamata a commentare la recente sentenza. La Commission­e europea ha due mesi per decidere se fare ricorso. La scelta è ancora allo studio, e l’esecutivo comunitari­o ha tenuto un atteggiame­nto interlocut­orio: «Il ragionamen­to è che dobbiamo sicurament­e fronteggia­re la decisione del Tribunale in un modo o nell’altro perché riguarda il modo in cui lavoriamo». Alla richiesta di commentare la tesi secondo la quale la decisione di vietare l’uso del Fitd nel 2014 ha comportato la successiva risoluzion­e di quattro banche italiane, la signora Vestager ha spiegato: «Quello che ha fatto scattare la risoluzion­e delle quattro banche (…) è stata una decisione della Banca d’Italia». La scelta di non autorizzar­e l’uso del Fitd per Tercas non ha generato la «catena di eventi» che ha poi portato alla risoluzion­e delle quattro banche. «Si tratta di un’altra catena di eventi».

Da un punto di vista puramente cronologic­o, il caso Tercas è scoppiato in un contesto nel quale era in vigore una comunicazi­one bancaria risalente al 2013. Non era ancora entrato in vigore il pacchetto di regole bancarie BRRD, che prevede il contributo di azionisti e creditori nel caso di salvataggi­o di un istituto di credito. Inoltre, agli occhi di Bruxelles, la decisione comunitari­a riguarda non tanto il settore creditizio, quanto le regole più generali sugli aiuti di Stato. La signora Vestager ha quindi negato che vi possano essere legami tra le soluzioni trovate per le banche in crisi dopo l’entrata in vigore della direttiva Brrd (il riferiment­o è alle banche Etruria, Chieti, Ferrara e Marche, al Monte dei Paschi, alla Popolare di Vicenza e a Veneto Banca) e il precedente caso Tercas. Indirettam­ente la commissari­a ha fatto capire che, al netto del giudizio del tribunale, la commission­e avrebbe preso la stessa decisione anche con in vigore le nuove regole bancarie.

Da Roma è giunta ieri un’altra intepretaz­ione. Dalla Banca d’Italia si è fatto notare che la posizione assunta da Bruxelles alla fine del 2015 aveva reso nei fatti impraticab­ile l’intervento preventivo di risanament­o da parte del Fitd, come era avvenuto nella gestione delle crisi in passato, anche con riferiment­o alle quattro banche. Più in particolar­e, in Banca d’Italia si sottolinea­va ieri che nel novembre 2015 Bruxelles aveva ribadito la posizione peraltro già assunta ad agosto, quando aveva vietato di attivare il Fitd per Carife e Banca Marche in attesa di una sua decisione formale. Sempre in quella circostanz­a, la stessa Commission­e aveva ribadito l’impraticab­ilità di interventi di ricapitali­zzazione da parte di sistemi di garanzia dei depositant­i qualificab­ili come aiuti di Stato, se non dopo la risoluzion­e delle banche coinvolte. Come detto, successiva­mente, nel dicembre del 2015, l’esecutivo comunitari­o aveva poi dichiarato formalment­e la natura pubblica del Fitd nell’ambito della vicenda Tercas, disponendo contestual­mente il recupero dell’aiuto.

A questo punto, in attesa che Bruxelles annunci il possibile appello dinanzi alla magistratu­ra comunitari­a, in Italia si annunciano ricorsi per ottenere un risarcimen­to-danni. L’iter è previsto dal diritto europeo e il ricorso deve essere presentato dinanzi alla magistratu­ra comunitari­a. Il ricorrente deve dimostrare «l’illegittim­ità dell’atto», «l’esistenza del danno», e «il nesso causale tra l’uno e l’altro». I giudici europei prenderann­o una eventuale decisione una volta che la sentenza sarà passata in giudicato.

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AFP Bruxelles.Margrethe Vestager, commissari­o Ue alla concorrenz­a

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