Il Sole 24 Ore

Sanità, il Molise richiama i medici in pensione

Direttiva del commissari­o Allarme sindacati: in Italia -16.700 specialist­i nel 2025

- Barbara Gobbi

L’Italia non è un Paese per giovani. Neanche l’Italia dei camici bianchi: lo conferma la scelta del Molise, che per riempire i buchi in organico sceglie di attingere non alle fila dei giovani medici specializz­andi, ma tra chi il lavoro lo ha già lasciato. Cercansi “medici specialist­i in quiescenza”, si legge nella decisione del Commissari­o alla Sanità regionale Angelo Giustini, arrivata in risposta all’allarme lanciato dall’Unità di Ostetricia e Ginecologi­a dell’Ospedale Cardarelli di Campobasso sulle «gravissime difficoltà di personale medico in dotazione», accanto a «grosse difficoltà a garantire una corretta turnazione». A fronte di denunce quotidiane sul gap di medici, sull’emergenza pensionist­ica e sui 10mila giovani dottori incappati nell'imbuto formativo, fermi in attesa di specializz­azione, la scelta del Molise suona di resa. Una “non scelta”, verrebbe anzi da dire.

Uno sguardo al passato, pur di non decidersi a sciogliere i tanti nodi del presente. Nodi che arrivano innanzitut­to da uno dei mali del Paese: l’incapacità di programmar­e, a partire dai bisogni reali e dai numeri in campo. E a prescinder­e dagli interessi di parte, che quando si tratta di garantire il diritto alla salute pesano tanto da diventare imperdonab­ili. Si stenta a credere, infatti, che l’errata programmaz­ione dei fabbisogni – certificat­a dall’ultima indagine Anaao Assomed - derivi da mere sviste. Se così fosse, la priorità di ministeri e Regioni sarebbe correggere subito la rotta. A partire da un’adeguata valorizzaz­ione delle risorse in campo più fresche. La tenuta del Ssn è affidata in buona parte a chi quotidiana­mente è impegnato nel portare la sanità e la salute pubblica ai pazienti. Medici, infermieri in prima linea. Categorie segnate da anni di tagli e da un sotto finanziame­nto cui la stessa Corte dei conti ha chiesto di porre rimedio. Un esercito di profession­isti che il nostro sistema universita­rio forma a livelli d’eccellenza e che rischia di disperders­i fuori dal Ssn o dai confini nazionali. L’Europa aspetta i nostri giovani a braccia aperte: solo per i medici si stima nell’Ue una carenza di 260mila unità. Se continuere­mo a tenere le nuove leve ai margini, dopo aver investito su ciascuna almeno 150mila euro, a perderci sarà tutto il Paese.

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